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Santo

Santa Teresa di Calcutta (Agnes Gonxha Bojaxiu), 5 settembre

By 4 Settembre, 2023Aprile 17th, 2024No Comments
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“L’angelo dei poveri. Tra i vari premi per il suo lavoro umanitario, nel 1979 ottenne il Premio Nobel per la Pace. Morta in fama di santità nel 1997, fu beatificata nel 2003 da Giovanni Paolo II e canonizzata da Francesco nel 2016”

Pochi dubitano che la vita di Teresa sia stata commovente ed affascinante, benché determinate critiche mordaci attentino al suo nome e attività. Attraverso di lei la misericordia di Dio si è irradiata nei depressi angoli di Calcutta con una forza tale che si sente la tentazione di considerarla irripetibile. E certamente ciascun essere umano lo è davanti al Padre. Ma questa donna, della quale si fa oggi eco questa agiografia di ZENIT, accolse la grazia con tanto brio che moltiplicò abbondantemente i numerosi talenti che ricevette, seminandoli nel tremante cuore di quei fratelli e sorelle che non conobbero mai un’altra consolazione che quella che ella diede loro. Dicano quello che vogliono i suoi detrattori è impossibile dubitare della presenza di Dio e della sua infinita bontà quando ci si interroga sulla testimonianza di Agnes Gonxha Bojaxiu. Il marchio dei giusti è facile da riconoscere perché dopo di loro lasciano un’impronta inestinguibile, come la sua.     

“Sono una matita nelle mani di Dio”, le piaceva dire. Era albanese. Era nata a Skopje, oggi Macedonia, il 26 agosto 1910. Nel 1950 acquisì la cittadinanza indiana. Fu la beniamina della famiglia. Influenzata dalla profonda fede materna, poco prima di compiere i 12 anni, e quattro anni dopo la morte di suo padre, valutò la possibilità di farsi missionaria. Partecipava attivamente alla parrocchia del Sacro Cuore. Un giorno, trovandosi davanti all’immagine della Vergine di Letnice, sentì che doveva consacrarsi a Dio. Nell’attesa di avere l’età per entrare in un Ordine, si affiliò alle Figlie di Maria, dove nacque la sua vocazione per gli svantaggiati. A 18 anni entrò nell’Istituto della Beata Vergine Maria (sorelle di Loreto) situato in una località irlandese. E volendo emulare la santa di Lisieux, prese il nome di Teresa. Pochi mesi più tardi si trasferì in India. Arrivò a Calcutta il 6 gennaio 1929. Nel 1931 cominciò ad esercitare l’insegnamento nella scuola femminile St. Mary, diretta dalla comunità. Nel 1944 fu designata direttrice della stessa, e come tale lavorò fino al 1948. Smise quando autorizzarono la sua richiesta di dedicarsi interamente all’attenzione dei “più poveri tra i poveri”. Possedeva tutte le qualità per fare ciò: audacia, abnegazione, spirito di sacrificio, compassione, tempra, misericordia, fortezza, fedeltà, doti organizzative, una fede insondabile, ecc. E tutto quello che faceva era intriso di allegria.     

Ma prima, siccome era una donna di profonda orazione, andò scorgendo in se stessa la nuova via che doveva seguire. La denominò “chiamata dentro la chiamata”. Successe il 10 settembre 1946 quando era di passaggio a Darjeeling per realizzare il ritiro annuale e segnò l’inizio di un tragitto irreversibile nel quale il suo anelito di amare Cristo e gli altri riempì completamente la sua vita. In mezzo ad una serie di locuzioni e visioni si andò incrementando la sua sete per trovare “vittime d’amore” per Cristo. In una di esse sentì che Egli le diceva: “Vieni e sii tu la mia luce. Non posso andare da solo”. E fu diretta da Cristo verso le persone più svantaggiate della terra, per le quali, secondo quello che Lui stesso le indicò, doveva fondare una Congregazione. Passò due anni di prove e difficoltà fino a che nell’agosto del 1948, ottenuto il permesso corrispondente e vestita col suo immacolato sari di cotone, si dispose a calmare tutta la sofferenza umana che le fosse possibile senza risparmiare nessuno sforzo, né misurare sacrifici.    

Dopo un breve soggiorno con le Sorelle Medico Missionarie di Patna, specializzandosi per la sua missione, e con le Piccole Sorelle dei Poveri, nel dicembre di quello stesso anno cominciò il suo lavoro.  Riceveva l’Eucaristia, ed usciva rosario in mano a cercare i malati e moribondi, “i non desiderati, i non amati, quelli dei quali nessuno si occupava”; fossero essi uomini, donne, bambini o anziani, e la stessa cosa succedeva col tipo di malattie che soffrivano. Né ripugnanza, né timore di contagi, nessuna selezione, Madre Teresa non aveva un altro orizzonte se non quello di coprire il sofferente con la sua tenerezza. Seguiva, lavava e curava tutti con delicatezza e misericordia nelle strade dove si trovavano ed anche nelle sue case. Vide la simbiosi tra amore e orazione: “Dio ci ha creati per amare e per essere amati, e questo è il principio dell’orazione, sapere che Egli mi ama, che io sono stata creata per opere più grandi”, e che la santità non è un lusso selettivo, ma un dovere di tutti.    

Presto si andarono unendo al suo lavoro alcune delle sue antiche alunne e sorse la congregazione delle Missionarie della Carità, fondata nell’ottobre del 1950 ed approvata da Paolo VI nel 1965. Poi nacquero i Fratelli Missionari della Carità, i Missionari della Carità Contemplativi ed i Padri Missionari della Carità. Creò anche i collaboratori di Madre Teresa, ed i collaboratori Malati e Sofferenti. Inoltre, iniziò il Movimento Sacerdotale Corpus Christi. Lottò contro l’aborto –“il bambino è un regalo di Dio per la famiglia”, diceva-, e l’eutanasia. Aprì centri in diversi punti del mondo per l’attenzione ai lebbrosi, ciechi, anziani, malati di AIDS, come pure orfanotrofi per bambini poveri ed abbandonati. Considerava che “le opere dell’amore sono sempre opere di pace”.    

Spiritualmente visse una prolungata “notte oscura” fino alla fine dei suoi giorni che accrebbe la sua sete di amore divino. “L’amore, affinché sia autentico, deve costarci […]. Le nostre sofferenze sono carezze buone di Dio, che ci chiama affinché torniamo a Lui, e per farci riconoscere che non siamo noi quelli che controlliamo le nostre vite, ma è Dio che ha il controllo, e possiamo confidare pienamente in Lui”. Per il suo eroico lavoro fu premiata con premi significativi come il Nobel della Pace che ottenne nel 1979. Nel 1986 Giovanni Paolo II la visitò a Calcutta, nella conosciuta “Casa del moribondo”. Il 5 settembre 1997, con la gioia di aver lasciato nominata una nuova superiora generale, e la sua fondazione estesa in diversi paesi, morì. Il governo le tributò un funerale di Stato, e in modo immediato fu acclamata con fama di santità in tutto il mondo. 

Giovanni Paolo II la beatificò il 19 ottobre 2003. Fu canonizzata il 4 settembre 2016 da papa Francesco. 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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