
di p. Luis Casasús, Superiore Generale dei Missionari Identes
Commento al Vangelo dell’29-04- 2018 Quinta Domenica di Pasqua , Peru. (Atti Apostoli 9, 26-31; 1°Lettera Giovanni 3, 18-24; Giovanni 15, 1-8)
Nel Vangelo di oggi, Gesù ci dà una nuova definizione di Se stesso. La settimana scorsa ci diceva: Io sono il Buon Pastore, ed ora dichiara: Io sono la vera vite. Come era da attendersi, questo ci offre un’opportunità unica per comprendere ed approfittare della nostra vera relazione con Cristo: siamo i Suoi rami, una parte integrale di Lui.
► La prima osservazione è che Egli deve potarci. Questa è il modo in cui Cristo stesso descrive la purificazione, non solo come uno sforzo ascetico che facciamo, bensì come un’iniziativa di Dio. Pertanto, dobbiamo allineare il nostro rinnegamento, il nostro sforzo purificativo, con l’azione purificatrice dello Spirito Santo.
Per esempio, se il mio difetto dominante è qualche forma di orgoglio, probabilmente farò uno sforzo onesto per evitare di imporre i miei giudizi e desideri. Ma frequentemente non apprezzerò la portata della forza purificatrice dello svuotamento, dell’impotenza e della contrarietà che lo Spirito Santo vuole usare per domare il mio ego. La conclusione pratica è che devo essere più rispettoso e ricettivo al piano di Dio. Penso che le mie sofferenze sono solo sfortuna, un ostacolo, un tempo di attesa nella mia vita? Penso che posso sperare in venti più favorevoli per donarmi completamente nella mia missione? Veramente è necessario avere pieno controllo mentale, emotivo e di tutto quello che passa intorno a me?
Un demonio principiante venne un giorno a visitare il maestro diavolo. Voleva impressionarlo con la sua abilità per portare a termine la volontà del maestro. Ho una strategia che eviterà che i cristiani seguano Dio, gli disse. Li convincerò che non c’è Dio. Il maestro diavolo semplicemente sorrise e gli augurò successo nella sua missione. Alcuni giorni più tardi, il giovane demonio ritornò abbattuto, con un aspetto costernato. Non sono riuscito a far credere ai cristiani che Dio non esiste, ammise. Ma poi si rianimò e aggiunse: Tuttavia, ho un’idea migliore. Li convincerò che il cielo non c’è! Di nuovo, il maestro diavolo sorrise e salutò il giovane demonio. Dopo pochi giorni, il giovane diavolo ritornò, una volta di più con aspetto sconfitto. Non capisco, disse al maestro. Che cosa sto facendo male? Qual è il segreto per confondere i cristiani? Il maestro diavolo che stava aspettando quel momento, mise il suo braccio sulle spalle del giovane principiante e gli spiegò: Figlio, non puoi avere successo tentando che neghino i fondamenti della loro fede. Quello è un trucco troppo ovvio, e lo respingeranno sempre. Tuttavia, io ho avuto molto successo durante questi anni convincendoli che non c’è necessità di affrettarsi a vivere la loro fede. Semplicemente li mantengo nell’attesa di un momento migliore.
Lo Spirito Santo non solo ci dà forza per superare i momenti difficili. Più importante ancora, Egli farà sempre uso della nostra aridità mentale, della nostra vacillazione emotiva e del nostro svuotamento, per avvicinarci a Lui. La purificazione divina ha bisogno di essere accolta con intelligenza, pazienza e meditazione diligente, affinché possa dare frutti. Questa è l’avvertenza piena di speranza di Giovanni nella Seconda Lettura: Perché Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Dio ha un piano per ognuno di noi e dobbiamo permettere che Dio regni nelle nostre vite, come fece Maria.
Come possiamo essere potati dallo Spirito Santo se non permettendo che la sua Parola entri nei nostri cuori? Gesù disse ai suoi discepoli: Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato (Gv 15, 3). Questo non vuole dire che fossero perfetti, ma che quello che doveva essere depurato in quel momento delle loro vite, era già stato potato. La potatura è un processo che dura tutta la vita, spesso molto doloroso, ma sempre produttivo.
Quando ho una vaga sensazione che posso fare di più per il mio prossimo, o che devo approfondire la mia attenzione nel Vangelo… quella è già una manifestazione del piano di Dio per me. Queste intuizioni quotidiane portarono Sant’Ignazio di Loyola a scrivere la sua Orazione per la Generosità:
Signore, insegnami ad essere generoso. Insegnami a servirti come meriti; a dare e a non calcolare il costo, a lottare e a non prestare attenzione alle ferite, a sforzarmi e a non cercare riposo, a lavorare e a non chiedere ricompensa, eccetto il sapere che faccio la tua volontà.
► In secondo luogo, ci chiede di rimanere in Lui. Questo ha molte implicazioni e differenti interpretazioni compatibili, ma la cosa certa è che Gesù sta chiedendo un’intimità con Lui. Questa intimità non si misura solo dalla quantità di ore che passo in orazione silenziosa; ovviamente, questo è estremamente importante, ma ha limiti di tempo pratici. Il canone, la costante di questa intimità è tener conto di Cristo in ogni parte della mia vita: nei cosiddetti momenti buoni, come nelle mie ore di dolore, errori e fallimenti. Non è solo ricordarlo, bensì piuttosto portarlo nel cuore. È per questo motivo che l’orazione ha varie dimensioni che sono comprese nel Padre Nostro; essenzialmente: chiedere perdono, ringraziare e domandare a Dio qual è ora la sua volontà per me e per il mio prossimo.
Rimanere in Lui è portarlo nel momento presente della mia vita, permettendogli di camminare al mio fianco e di guardare la gente coi suoi stessi occhi. E questa è un’abitudine che cresce e finisce con l’impregnare tutte le nostre attività.
Questo si riflette nell’esperienza quotidiana di ogni essere umano. Il filosofo tedesco Schopenhauer disse che c’è una memoria del cuore più precisa e tenace di quella della mente. Qualunque sia il sentimento o l’impressione che prevalga nei nostri pensieri, avrà un potere evocatore, organizzatore, focalizzatore e permanente per toccarci e commuoverci profondamente. Schopenhauer osserva che perfino una memoria debole conserverà sempre perfettamente quello che alimenti la passione dominante: l’amato non dimentica mai nessun avvenimento favorevole; la persona ambiziosa, niente che possa servire ai suoi piani; la persona avara non dimentica mai la perdita sofferta, né l’uomo orgoglioso l’insulto fatto al suo onore; la persona vanitosa, ogni parola di elogio. Questo è stato chiamato la memoria del cuore che è più intima di quella della mente. La memoria non consiste solo in una rappresentazione di condizioni e circostanze, ma anche in un rivivere lo stato affettivo stesso come tale, cioè che lo sentiamo e non semplicemente che lo ricordiamo.
Sì; ci sono stati dati i mezzi psicologici e spirituali necessari per rimanere in Lui ed in comunione coi nostri simili. Questa unità deve fondarsi sulla nostra unità con la vera vite. Per questa ragione, al principio della messa, diciamo: La grazia del nostro Signor Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. L’unione di tutte le nostre comunità cristiane si basa sulla nostra unione con la Santissima Trinità. Altrimenti, come vediamo nella Prima Lettura, la paura, la bugia ed i malintesi fanno sì che la nostra unità sia effimera e fragile.
Abbiamo bisogno perciò di un dialogo sincero ed onesto, come i primi cristiani. Ascoltare è il primo passo necessario per rompere la resistenza e per arrivare ad essere uno. Se non ci ascoltiamo in carità ed amore, la paura ci accecherà e non vedremo la verità.
Potare quello che ci ruba è essenziale, ma più ancora è l’essere continuamente connessi. Gesù disse ai discepoli semplicemente che Egli stava nel Padre, noi stiamo in Lui e Lui sta in noi. Che cosa significa rimanere in Lui? Significa essere costante nella nostra relazione affinché Cristo possa continuare pienamente in noi. Per quelli di noi che siamo arrivati ad amarlo, non possiamo pensare a niente di meglio che Egli stia veramente pienamente in noi.
Gesù è disposto a sostenere la tua vita e la mia se rimaniamo in Lui. Gesù si fidò del Padre per tutto. Egli non agì senza il Padre (Gv 14, 31). Questo è anche il nostro caso. Siamo stati fatti per vivere in Lui. Questo è l’unico modo di produrre un frutto spirituale, tanto che, in Nazareth, Gesù non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. (Mc 6, 5-6). Come qualcuno disse, l’orazione non cambia la volontà di Dio, ma l’implementa.
Ma la dura realtà è che, con troppa frequenza, ci sentiamo staccati dalla vite. Che cosa è che causa questo distacco? Se la nostra orazione è debole, il distacco si produce in tre modi differenti:
Quando voglio seguire la mia strada, essere autosufficiente. Questo è l’attaccamento all’io. Le catene della schiavitù che mi mantengono legato ai miei giudizi, ai desideri o alla mia sete di felicità.
Quando mi abbaglia la bugia che mi manca qualcosa, qualche desiderio carnale, qualche tipo di soddisfazione temporale. Questo è l’attaccamento al mondo.
Quando cerco di servire due signori: Dio ed il mio temperamento. Il mio cattivo genio, la mia timidezza, la mia lussuria o la mia vanità si trasformano in un’assuefazione e non cederanno. Quello che faccio con una mano, lo distruggo con l’altra. Questo significa essere schiavo del mio difetto dominante.
Ciò spiega perché chiamiamo Unione Purificativa quelle tre dimensioni della nostra Orazione Ascetica.
Quando siamo in Lui e le Sue parole stanno in noi, non staremo chiedendo che si realizzino i nostri desideri e concupiscenze (S. Giacomo 4, 3). Desideriamo quello che Egli desidera e stiamo chiedendo che si faccia la Sua volontà sulla terra. Desideriamo quello che Egli desidera perché la Sua vita fluisce attraverso di noi, e questo risulta una autentica fecondità.
►Infine, Quali sono i frutti di cui Cristo sta parlando?
Gesù scelse i suoi discepoli e lo fece affinché fossero e portassero frutto. Ci sono due tipi di frutto. Esiste il frutto di carattere interno, descritto da Paolo nella sua Lettera ai Galati: Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé (Gal 5,22) Poi si produce anche il frutto apostolico. Un discepolo missionario deve fare la differenza nel posto di lavoro, nella scuola e nella famiglia.
Gesù disse: Andate e portate un frutto duraturo. Solo la fede in Gesù e, in conseguenza, una vita fruttifera, possono soddisfarci. La donna samaritana stava cercando amore e considerazione e Gesù le disse: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». È per questo motivo che quando serviamo i poveri, le persone che soffrono e i malati, il nostro obiettivo finale non è solo alimentarli, dar loro aiuto materiale o perfino guarirli fisicamente ed emotivamente, bensì avvicinarli di più a Gesù. Con Lui, siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, (2Cor 4: 8-9).
Le opere che Cristo può produrre attraverso di noi per lo Spirito Santo; quella è la frutta che non si esaurisce mai, non marcisce mai, non muore mai e non sparisce mai