Skip to main content
Vangelo e riflessione

Lo Spirito che restaura la nostra identità | Vangelo del giorno, 8 giugno

By 4 Giugno, 2025No Comments


Vangelo secondo San Giovanni 20,19-23:

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Lo Spirito che restaura la nostra identità

Luis CASASUS Presidente delle Missionarie e dei Missionari Identes

Roma, 8 giugno 2025 | Domenica di Pentecoste

Atti 2, 1-11; Romani 8, 8-17; Giovanni 14, 15-16.23b-26

Ricordo con profondo affetto l’udienza che Papa Francesco ci concesse il lunedì dopo la Pentecoste del 2016. Gli chiedemmo con gentilezza se avesse letto il libro del nostro Fondatore, Nel cuore del Padre, che gli avevamo consegnato poco prima. La sua risposta è stata: Avete sentito la mia omelia di ieri? In effetti, l’avevamo sentito, e cominciava così:

La missione di Gesù, culminata nel dono dello Spirito Santo, aveva questo scopo essenziale:restaurare il nostro rapporto con il Padre, distrutto dal peccato; per toglierci dalla condizione di orfani e restituirci a quella di figli.

Dovrebbe essere qualcosa su cui meditare nella solennità di oggi. Una forma essenziale dell’attività dello Spirito Santo è la Purificazione. In questo possiamo conoscerlo come persona, perché certamente manifesta una personalità molto determinata nel cercare la nostra purificazione. Sebbene una delle immagini più comunemente utilizzate sia il fuoco, sicuramente è per rappresentare quella purificazione che le fiamme possono compiere su molti materiali, come tradizionalmente avveniva con l’oro. In Matteo 3, 11, San Giovanni Battista dice che Gesù battezzerà con lo Spirito Santo e il fuoco, il che indica quella trasformazione interiore, che ci prepara e ci rende sempre più sensibili a vivere come figli. Questo è il modo meraviglioso in cui il nostro Padre Fondatore descrive il cammino dell’asceta.

Qual è la nostra esperienza di purificazione? Anche se non siamo abbastanza attenti o sufficientemente riflessivi, sentiamo come lo Spirito Santo ci purifica da qualcosa di più del peccato. Possiamo dire, in modo semplice, che lo Spirito Santo ci libera da tutto ciò che NON ha alcuna relazione con Dio e che, quindi, proviene dal mondo o dal nostro ego.

Uno degli esempi più chiari è quello del giovane ricco (Mc 10, 17-21), che, a causa della sua bontà e delle sue buone intenzioni, Gesù «guardò con amore», ma si rifiutò di lasciare casa, sorelle, fratelli e i suoi beni, nonostante Cristo glielo avesse chiesto in modo personale ed esplicito. Il risultato? Questo giovane scompare dal Vangelo; non sappiamo se abbia mai più preso parte ai compiti del regno, anche se sicuramente continuò a essere una persona onesta e laboriosa.

Ciò è necessario per entrare, letteralmente, nel regno dei cieli, cioè per partecipare al compimento della volontà di Dio, come testimoni e come apostoli. È proprio ciò che ricordiamo oggi nella solennità della Pentecoste.

Ma questa è una costante. Ad esempio, nel capitolo 6 di Isaia, il profeta, sentendosi chiamato dal Signore, si lamenta così: Povero me, sono perduto! Io sono un uomo dalle labbra impure, io che vivo in mezzo a un popolo dalle labbra impure, eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore dell’universo. E, proprio per questo, ha l’impressione che le sue labbra vengano bruciate dal fuoco da un angelo, per potersi offrire “per essere inviato”.

Il Vangelo di oggi racconta come lo Spirito Santo purificò dalla paura i primi discepoli. Il risultato fu che ricevettero il potere di liberare dai peccati e furono inviati dal Maestro stesso. Una breve favola ci aiuterà a ricordare questa realtà:

C’era una volta un vasetto di terracotta dimenticato nell’angolo di un laboratorio. Era sporco, crepato e coperto di polvere. Un giorno, per qualche ragione che non riusciva a spiegare, il vasaio notò quel vaso, lo prese tra le mani e disse: Posso ancora creare qualcosa di bello con questo.

Lo portò all’acqua e cominciò a lavarlo con cura. Ma non bastò. Il vaso presentava macchie profonde, indurite dal tempo. Allora il vasaio lo mise vicino al fuoco. Il calore cominciò a fare effetto. Non fu piacevole: il fango scricchiolava e alcune impurità affioravano in superficie. Ma una volta completato il processo, il vaso aveva una nuova forma, una nuova lucentezza ed era di nuovo utile.

Il vasaio sorrise: Ora è pronto per trasportare acqua pulita.

Il messaggio è lo stesso che leggiamo nell’Antico Testamento: siamo purificati per servire, per vivere con pienezza, che è il vero significato della salvezza: non semplicemente evitare la punizione, ma essere salvati dai poteri di questo mondo.

Inoltre il Signore tuo Dio circonciderà il tuo cuore e il cuore della tua discendenza, perché tu possa amare il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e così tu viva. (Deut 30, 6).

La purificazione a cui ci sottopone lo Spirito Santo può essere dolorosa. Ma è importante distinguere due aspetti:

  1. Il dolore e la sofferenza, che così spesso proviamo, NON provengono da Dio, tuttavia Egli si serve di quella sofferenza proprio per una purificazione, che produce… un altro tipo di dolore, che è stato caratterizzato come solitudine, notte oscura, assenza… ma che risveglia sempre nel discepolo una ricerca di Dio che non è più solo razionale, non è solo emotiva, ma vera sete, nel senso che non possiamo sentirci sazi o in pace se non continuiamo ad avvicinarci a Lui. Ricordiamo tutti la celebre frase di Sant’Agostino: Ci hai creati, Signore, per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te. Certo, seguire Cristo è difficile, ma non avere l’opportunità di camminare con Lui è assolutamente angosciante.
  2. La separazione operata dalle purificazioni è assolutamente necessaria, perché solo così raggiungiamo una sensibilità capace di avvicinarci a Dio attraverso vie che prima non sospettavamo.

Certamente, lo Spirito Santo ci chiama attraverso situazioni inaspettate: una malattia, una crisi, un incontro casuale o anche un fallimento.

Claudia Koll è stata un’attrice italiana molto popolare negli anni ’90, nota per i suoi ruoli in film dal contenuto fortemente erotico. Divenne un sex-symbol in Italia, totalmente distante dalla fede cristiana.

All’apice del suo successo professionale, partecipò a una sessione di meditazione in cui cercò serenità e relax nello stile New Age, senza alcuna radice cristiana. Durante quell’esperienza, avvertì una presenza negativa e opprimente, come se qualcosa di oscuro la circondasse. Spaventata, gridò dentro di sé: Gesù, salvami!

E fu in quel momento che, secondo lei, l’oscurità si dissipò completamente. Quel momento segnò un prima e un dopo. Cominciò ad avvicinarsi al Vangelo, a leggere gli scritti dei santi e infine tornò pienamente alla fede cattolica. Claudia abbandonò il cinema commerciale e si dedicò all’apostolato e al servizio ai poveri. Ora dà conferenze sulla sua conversione e guida una comunità dedita all’evangelizzazione.

—ooOoo—

La purificazione non deve sempre avvenire in modo spettacolare o intenso; anzi, tende ad essere un processo lungo, che forse si estende in vari modi nel corso della nostra vita.

Senza usare termini teologici, ricordiamo come ottenere frutti da ciò che la Provvidenza vuole trasformare in purificazione:

* Prestare attenzione alle interruzioni. Una perdita, una crisi o una svolta indesiderata degli eventi possono diventare un segno del cammino che lo Spirito ci sta mostrando in quel momento.

* Ascoltare la mia inquietudine interiore. Questa inquietudine spirituale, – anche se non sempre so come chiamarla,- potrebbe essere lo Spirito Santo che mi sussurra che sono destinato a qualcosa di più. Non si tratta semplicemente di cercare in modo precipitoso una situazione di “tranquillità”, ma di aprirmi a una vita più autentica.

* Guardare indietro con occhi nuovi. Quando ripenso con sincerità alla mia vita passata, riesco a vedere momenti in cui qualcosa di “accidentale” si è rivelato fondamentale per la mia crescita o conversione. Soprattutto alcune persone.

* Cercare la Parola in mezzo alla vita. Il Vangelo non è solo un venerabile libro antico: è una luce per interpretare il presente. A volte un brano letto o ascoltato “per caso” illumina in modo sorprendente, nel momento opportuno, la mia situazione attuale. Non devo dimenticare che la Bibbia è una raccolta di libri ispirati. Potrò beneficiare dell’ispirazione che hanno ricevuto gli autori della Parola, se vivo in uno stato crescente di Accettazione (accoglienza, attenzione) Intellettuale del Vangelo.

* Rimanere nell’apertura e nella preghiera. L’apertura d’animo è oggi riconosciuta come il primo fattore per una personalità equilibrata, capace di instaurare buoni rapporti con gli altri. Lo stesso vale per il nostro pellegrinaggio verso Dio.

Il figliol prodigo trovò difficile avvicinarsi alla casa del padre. Cristo spiega chiaramente che questo giovane soffrì dentro di sé vergogna e umiliazione, paura del rifiuto e una vera e propria lotta interiore con la sua identità: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio.

Questo “ripensamento” descritto nella parabola mostra un momento di risveglio interiore, ma implica anche una grande umiliazione personale. Riconoscere di aver fallito profondamente e di dover tornare indietro… non è facile per nessun essere umano. Ci vogliono coraggio e umiltà.

Ma la cosa più importante è che, nonostante le difficoltà, tornò e fu capace di aprirsi alla sfida di un cambiamento profondo. E questo cambiò tutto. Quello che sembrava un cammino della vergogna si trasformò in una festa di riconciliazione.

La prima Lettura ci offre un’immagine di come lo Spirito Santo sia l’unico capace di realizzare l’unità tra noi, un’unità che appare inspiegabile agli occhi del mondo, come accadde a coloro che ascoltavano i discepoli: Ciascuno di noi li sentiva parlare nella propria lingua, glorificando Dio.

Questo è ciò che accade quando, senza bisogno di attività particolari o di lezioni approfondite, accogliamo semplicemente nella nostra casa amici e conoscenti che avvertono l’unità tra noi, condizione essenziale affinché sappiano che siamo discepoli di Gesù (Gv 13,35).

______________________________

Nei Sacri Cuori di Gesù, Maria e Giuseppe,

Luis CASASUS

Presidente