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La chiave del Padre Nostro: vuoi essere amato?

By 4 Maggio, 2020No Comments
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La domanda nascosta ma sempre presente nel Motus Christi virtuale tenuto sabato 24 aprile è stata: Vuoi essere amato? Domanda presente soprattutto in ognuno dei cuori della settantina di giovani partecipanti che ha segnato il ritmo di un nuovo Motus di giovani che non vuole fermarsi e che ha condiviso la supplica degli apostoli: “Signore insegnaci a pregare!”

E così, guidati dalle parole del Padre Jesús Fernández, presidente dei Missionari Identes, siamo entrati in questo micro clima di vicinanza con il Padre Celeste, nel suo abbraccio che è amore, tenerezza, fiducia, serenità, pace. Siamo entrati, un passo alla volta, nella preghiera audace che ci insegna Cristo, preghiera fatta di sette domande, chiare e dirette. Domande che simboleggiano la pienezza (il sette è un numero significativo nella Bibbia). L’amore è la chiave del Padre Nostro, amore di un Padre che ci chiama ad essere figli, e lo siamo realmente, qui ed ora. Il Padre si inchina davanti a noi, si avvicina perché possiamo dirgli, come Pietro, oltre i nostri peccati, “tu lo sai che ti voglio bene!”

Solo lasciandoci avvolgere dal clima di grazia che è la nostra filiazione saremo pronti a dire: Mio cibo è fare la tua volontà. Cristo sa che non sempre rispondiamo alle esigenze della sua volontà, ma ci ha insegnato il perdono, e questo ci basta.

Jesús Fernández ha concluso dicendo che il Padre Nostro è un invito costante alla conversione: il Padre ci perdona e ci chiede di perdonare. E se perdoniamo, sparisce tutto? No. Pian piano nella preghiera inizia a sparire. Siamo in battaglia spirituale. Lui, la grazia, trasforma il male in bene, ci da la forza di superarlo.

Ne è seguita l’affascinante testimonianza di una giovane missionaria idente, Irene Sciffoni, cresciuta a Nomadelfia, una comunità di famiglie che vivono come le prime comunità cristiane. È entrata in vita comune a Bologna e adesso vive a Roma. Irene ci ha guidato nell’intimità della sua ricerca e nella scoperta di un Dio vicino, personale, un Dio che è amore che illumina la verità che sei e ti trasforma, una proposta d’amore scolpita in te, che non si può dimenticare e per cui vale la pena dare tutto.

Le impressioni che ne sono seguiti sono stati molto riche, nel silenzio di parole che stavano entrando nei cuori. Cristo è dentro di noi, ci fa capire qualcosa, ci tiene per mano. Mi porto dentro un gruppo che mi fa partecipare settimana dopo settimana, ha detto una giovane ormai fedelissima toscana.

Nelle successive condivisioni ha risuonato il desiderio di figliolanza, la differenza fra l’essere e il sentirsi figlio. Sentirsi sconvolti dall’affetto di un Padre che ci ama senza riserve. “È difficile trovare in questo mondo qualcuno che ci ama nonostante tutto” ha confessato un’altra giovane.

Non è mancata la profonda sincerità di un giovane bolognese che ha testimoniato il suo sentirsi coccolato dal Padre Celeste che sempre, riconosce, gli è stato accanto. In questi ultimi tempi in particolare lo ha aiutato nel rapporto con il suo padre terreno che, prima freddo e chiuso, ora si sta aprendo, riempiendogli il cuore.

Hanno concluso due giovani ragazze manifestando la volontà di fidarsi di Cristo, di anteporre la sua volontà al nostro egoismo, perché lui ha la chiave per capire come essere felici. Cristo ci dice: “non avere paura, io sono qui” e ci tiene la mano sempre.

E così, sentendoci figli e fratelli ci lasciamo, dandoci appuntamento alla prossima settimana, perché come ha scritto una ragazza nella chat ricordando la testimonianza: “Il bello viene se perseveri”.

Grazie a tutti e al prossimo Motus Christi, il movimento di Cristo in noi.