di p. Luis CASASUS, Superiore Generale dei missionari Identes
New York/Parigi, 10 gennaio 2021 | Battesimo del Signore – Festa
Isaia 55, 1-11; 1 Lettera Giovanni 5, 1-9; S. Marco 1, 7-11.
Chi potrebbe negare che la vita di Gesù cambiò quando fu battezzato? Ovviamente, questo non significa che sia passato dal peccato ad una vita virtuosa, ma che, da quel momento, come racconta il Vangelo secondo il testo di oggi, fu portato nel deserto e quindi in Galilea, proclamando la buona notizia di Dio.
Facendolo, ci stava mostrando che la nostra entrata attiva nel regno dei cieli, nel piano di salvezza di Dio, avviene sempre attraverso altre persone, attraverso una comunità. Nel suo caso, attraverso un sorpreso Giovanni Battista che si incaricò di aprire una nuova tappa nella vita di Gesù che ovviamente non fu un cambiamento nella sua vita morale, bensì nella sua attività visibile e concreta di lavorare per la vita eterna delle persone, per mostrare a tutti che il regno di Dio è vicino (Mc 1, 15), che quella vita eterna comincia ora.
E che cosa succede nel nostro caso? Esattamente lo stesso. Bene, qualcosa di più, perché siamo liberati dal potere del peccato originale e dal nostro peccato personale, anche se continuiamo a compiere cattive azioni, ma il male non riuscirà più a schiavizzarci, se accettiamo la grazia del battesimo. Notiamo che questa grazia non è per niente magica, né qualcosa di strettamente individuale: è la coscienza di essere uniti ad una famiglia, ad altri esseri umani, a peccatori come noi, ma questa coscienza di non essere viandanti solitari cambia tutto… specialmente nei momenti difficili, che tutti abbiamo. In maniera particolare, Dio usa le vite dei membri della Chiesa per trasformare altri membri:
Molto tempo fa, la gente di un piccolo paese non aveva abbastanza da mangiare, e senza dubbio, non abbastanza da mettere da parte per l’inverno. Temevano che le loro famiglie soffrissero la fame, cosicché nascosero le piccole quantità di cibo che avevano. Un giorno, una viaggiatrice arrivò al villaggio. Domandò alle diverse persone che incontrò se c’era un posto per mangiare e dormire per la notte. Non c’è un solo boccone in tutto il paese, le dissero. Sarà meglio che vada in un altro posto.
Oh, ho tutto il necessario, disse. In realtà, mi piacerebbe fare una zuppa di pietra da condividere con tutti voi. Ella era molto intelligente. Tirò fuori una grande pentola nera dal suo carro. La riempì con acqua ed accese un fuoco sotto di essa. Poi, mise lentamente la mano nel suo zaino e, mentre vari campagnoli guardavano, tirò fuori una pietra grigia da una borsa di tessuto e la lasciò cadere all’acqua. Sentendo parlare della pietra magica, la maggioranza dei campagnoli si unirono alla viaggiatrice e alla sua pentola. Annusò la zuppa di pietra e si leccò le labbra. Ella disse: Mi piace questa saporita zuppa di pietra. Ovviamente, la zuppa di pietra con cavolo è ancora meglio.
Subito un campagnolo corse dalla sua casa alla piazza del paese, portando un cavolo cappuccio. Ho preso questo cavolo dal mio giardino, disse mentre lo metteva nella pentola della zuppa. Fantastico! esclamò la viaggiatrice. La viaggiatrice tagliò il cavolo cappuccio e l’aggiunse alla pentola. E disse: Sapete, una volta presi una zuppa di pietra con cavolo ed un po’ di carne, ed era deliziosa. Il macellaio disse che pensava di poter trovare alcuni pezzi di carne. Corse al suo negozio, mentre altri campagnoli offrivano verdure dei loro orti, patate, cipolle, carote…
Presto la grande pentola nera stava gorgogliando e facendo fumo. Quando la zuppa fu pronta, tutti nel paese mangiarono una scodella di zuppa, e la trovarono deliziosa. I campagnoli offrirono alla viaggiatrice denaro ed altri tesori per la pietra magica, ma ella si rifiutò di vendere la pietra. Il giorno dopo continuò la sua strada.
Il battesimo ci dà grazie ed opportunità che non hanno migliaia di persone eccellenti, oneste, generose ed eroiche che non hanno ricevuto questo sacramento. Sebbene seguire Cristo, o imitarlo, è importante, il Battesimo ci permette di condividere la vita di Dio, per trasformarci così in una nuova creatura, il che è diverso.
Non si tratta di paragonare chi è più perfetto moralmente, tra chi è stato battezzato o chi non ha ricevuto questo sacramento, bensì di rendersi conto che, oltre alla presenza di Dio in ogni essere umano, il battesimo, in concreto, ci fa essere innestati nella persona di Cristo, come ricordava Papa Francesco nel 2014, alcuni giorni prima della festa che celebriamo oggi. Il battesimo “innesta” i credenti come un membro vivo in Cristo e nella sua chiesa, disse Papa Francesco. Nel linguaggio di San Paolo, ogni persona battezzata si converte in una parte del corpo di Cristo.
L’innesto è un tipo di riproduzione vegetale. Un ramo che riceverà alimento, si unisce ad un tronco che fornisce quell’alimento. Il proposito degli innesti è produrre frutti.
Il Vangelo ci dice: Io sono la vite e voi i tralci. Chi vive in me e io in lui, produrrà frutti in abbondanza. Non siamo solo membri di una religione organizzata. La nostra relazione con Dio è ancora più profonda della mera confessione che Gesù è nostro Signore e Salvatore. Egli vive in noi. Noi viviamo in Lui. Il bene che facciamo, la virtù che pratichiamo, fluisce dal sangue vitale di Gesù Cristo che è nelle nostre vene.
Col Battesimo condividiamo la vita stessa di Dio. Questo ha conseguenze importanti. In particolare, se siamo onesti, il nostro modo di amare può essere non solo molto generoso, ma anche virtualmente inspiegabile, a meno che non si riconosca la presenza di Cristo nella nostra anima. Questo è il caso dei martiri che muoiono perdonando e di coloro che amano i loro nemici con segni visibili ed in modo costante.
Il battezzato non riceve solo le forze per superare l’avversità, ma anche un’allegria che tutti percepiscono e che chiamiamo Beatitudine; non può essere attribuita agli avvenimenti intorno all’asceta, perché questa Beatitudine è particolarmente evidente nei momenti difficili, come nella persecuzione, nell’opposizione dolorosa di alcune persone, nella separazione o nell’impotenza a fare il bene. Così l’ascoltiamo nel Vangelo, dalla bocca di San Giovanni Battista: … Ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io invece diminuire (Gv 3.29-30).
Questo esempio di umiltà gioiosa nell’aprire la strada a Gesù ed incentrarsi nel segnalare Cristo agli altri, è una sfida per tutti noi. Man mano che va sparendo dalla scena della storia, lascia una viva testimonianza di chi sia Gesù. Come ultimo profeta dell’Antico Testamento, gli è stato indicato di segnalare Cristo ed inaugurare il Nuovo Testamento. Giovanni, nel ritirarsi (devo diminuire), dice ai suoi discepoli che Gesù deve crescere.
Questo è il vero senso del rinnegamento, del distacco, per un discepolo di Cristo. Non semplicemente ritirarsi dal mondo o dedicarsi freneticamente a qualche attività religiosa o apostolica, bensì fare tutto ciò solo per rendere visibile ad altre persone il modo di amare di Cristo, affinché abbiano l’opportunità di contagiarsi ed entusiasmarsi con l’unica cosa che possa dare pieno senso alle nostre vite. Come la prima lettura ci dice oggi: Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia?
Sicuramente il messaggio più profondo che San Marco ci trasmette oggi col suo racconto del battesimo di Gesù sono le parole del nostro Padre celestiale: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto». Questa è la dichiarazione che dobbiamo ascoltare nei nostri cuori. Notiamo che Gesù non aveva fatto ancora miracoli, né insegnato alle moltitudini, ma ricevette la consolazione più profonda che un essere umano possa sperare: la fiducia totale di suo Padre, il sapere che possiamo soddisfare la persona che amiamo.
Inoltre, nella cultura semitica la parola bambino non significa solo la generazione biologica. Implica anche l’affermazione di una somiglianza. Dirigendosi a Gesù come figlio suo, Dio garantisce di identificarsi con lui, nelle sue parole, nelle sue opere, e soprattutto nel suo atto supremo d’amore, il dono della vita. Coloro che vogliono conoscere il Padre non devono fare altro che contemplare questo Figlio.
Una scrittrice del nostro tempo racconta la sua esperienza personale del potere della coscienza filiale, la conoscenza di essere amati da coloro che ammiriamo.
Mary Ann Bird nacque con un labbro leporino acuto. Si sottopose a diciassette interventi prima di arrivare all’età adulta. Come potete immaginare, la sua bocca e i denti deformati, insieme al suo parlare confuso, la trasformarono in un oggetto di curiosità per gli altri bambini. E non in modo positivo.
In un articolo scrisse: Ero convinta che nessuno al di fuori della mia famiglia potesse amarmi.
Questo cambiò alle medie quando era nella classe della signora. Leonard. Nella sua storia Mary Ann Bird racconta:
Crebbi sapendo che ero diversa, e l’odiavo. Nacqui con un labbro leporino, e quando incominciai la scuola, i miei compagni mi dimostrarono come io mi vedevo davanti agli altri: una bambina con un labbro deformato, naso storto, denti inclinati e parola confusa. Quando i compagni di scuola domandavano: Che è successo al tuo labbro? dicevo loro che ero caduta e mi ero tagliata con un pezzo di vetro. In qualche modo sembrava più accettabile avere sofferto un infortunio che essere nata diversa. Ero convinta che nessuno al di fuori della mia famiglia potesse amarmi.
Tuttavia, c’era una maestra alle medie che tutti adoravano. Il suo nome era signora Leonard. Era una signora bassina, felice e scintillante. Ogni anno avevamo un esame di audizione. La signora Leonard faceva la prova a tutta la classe, ed un anno io ero all’ultimo posto. Sapevo dagli anni precedenti che mentre ci mettevamo in piedi contro la porta e ci coprivamo un orecchio, l’insegnante seduta nella sua scrivania sussurrava qualcosa, e noi dovevamo ripeterlo; cose come Il cielo è azzurro o Hai scarpe nuove? Aspettai lì ed ascoltai e ascoltai parole che Dio dovette mettere nella sua bocca, quattro parole che cambiarono la mia vita. La signora Leonard disse, nel suo sussurro: Magari fossi la mia bambina.
Quelle parole cambiarono la mia vita. Mi hanno amato e quello mi tirò fuori dal mio guscio.
Mary Ann diventò lei stessa maestra, una persona di bellezza interiore e grande bontà.
Senza dubbio, tutti ascoltiamo quella stessa voce quando realmente arriviamo a vuotarci di tutte le nostre paure ed ambizioni, rendendoci conto che possiamo amare Dio solo quando riusciamo a sapere che cosa lo preoccupa, come lo colpisce il dolore dei suoi figli e noi ci disponiamo ad alleviarlo con gesti semplici e costanti, prendendo come modello Maria ai piedi della Croce.
A questo può portare la nostra condizione di battezzati se siamo fedeli a quello che significa.
Per questo il Papa Francesco incoraggia i cristiani a scoprire e a ricordare la data del loro battesimo. Altrimenti, teme che possiamo “perdere la coscienza di quello che il Signore ha fatto” in noi e pensare al battesimo solo come ad un evento passato.
Infine, il Papa dichiarò: Siamo chiamati a vivere il nostro battesimo tutti i giorni. Chiediamo oggi la forza perché ognuno di noi possa riuscirci.