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Vangelo e riflessione

Vincere il Male con il Bene

By 30 Gennaio, 2019No Comments
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di p. Luis Casasús, Superiore Generale dei missionari Identes,
New York, 3 febbraio 2019
Quarta  Domenica Tempo Ord.
Geremia 1, 4-5.17-19; 1Corinzi 12, 31.13,1-13; S. Luca 4,21-30.

Nel 1951, due squadre di calcio universitario (A e B) vennero coinvolte in una  partita particolarmente dura ed energica, con numerose sanzioni per entrambe le parti e varie lesioni. Nei giorni successivi, ognuno dei giornali universitari si schierò ed il conflitto crebbe fino a dimensioni insospettate. 

Affascinati da ciò, due professori, delle università A e B rispettivamente, decisero di intervistare oltre 150 studenti in ogni campus per valutare la loro reazione a quello che realmente era successo.  Fu detto ai partecipanti che dovevano essere i più obiettivi possibili e fu dato loro un insieme specifico di infrazioni che avrebbero dovuto cercare vedendo una registrazione del gioco. Tuttavia, perfino con questi parametri, sapendo che facevano parte di uno studio psicologico e che si chiedeva loro di essere i più obiettivi possibili, le persone non riuscirono a mettere da parte le loro preferenze. I membri di A, compresa una maggioranza che non aveva mai visto neppure un secondo del gioco, dissero che B aveva commesso più mancanze di A. E gli studenti di B, compresi 100 che non avevano mai visto prima il gioco, dissero che A aveva commesso il doppio di infrazioni rispetto alla loro scuola. 

Non è sufficiente dire che differenti persone hanno differenti atteggiamenti rispetto alla stessa cosa. Di tutto quello che succede intorno a sè, ogni persona seleziona solo i dati che hanno qualche significato per lei. Quando abbiamo forti sentimenti su qualche tema, ci è impossibile vedere quello che succede in maniera obiettiva e spassionata. Di fatto, molti studi ed eventi quotidiani dimostrano la nostra incapacità a vedere gli eventi in maniera imparziale; li vediamo invece in modo interessato. 

Questo spiega la collera dei concittadini di Cristo. Erano ciechi per vedere il significato dei suoi miracoli in terre straniere. Neppure potevano credere che una vedova di Sidone ed un comandante lebbroso dell’esercito siriano fossero più degni della grazia di Dio di loro, ebrei e nazareni. Come dice oggi san Paolo: La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà.

L’odio è universale ed onnipresente. A volte siamo odiati da persone che ci sono molto familiari, come un membro della nostra famiglia, un amico o un collega (La fiducia genera sdegno). In altre occasioni, l’odio sorge tra persone che sembrano molto differenti (Le differenze causano odio). Ma tu ed io dobbiamo stare all’erta, perché possiamo anche trovarci a manifestare qualche forma di odio attivo o passivo, come rifiutarci di amare gli altri ignorandoli oppure mostrare mancanza di compassione ed un comportamento indifferente verso di loro. Ma la radice dell’odio è il non riconoscere la nostra vera identità e la vera identità del nostro prossimo: Figli di Dio. 

Inizialmente Naaman, nella Prima Lettura, provò perfino ira quando Elia gli chiese di lavarsi nel fiume Giordano sette volte per curarsi, pensando che fosse qualcosa di assurdo ed umiliante. 

Come segnalò il Papa Francesco: Non vogliamo sentir dire che il lebbroso o la vedova sono migliori di noi! Sono paria! (…) Questa è umiltà, il cammino dell’umiltà; sentirci tanto emarginati che abbiamo bisogno della Salvezza del Signore Solo Lui ci salva, non la nostra osservanza della legge (24 marzo 2014). 

I racconti delle Letture di oggi ci permettono di comprendere la necessità permanente di un Raccoglimento ed una Quiete Mistiche. Queste non sono “ricompense” o “capricci” dello Spirito Santo. Senza di esse, non abbiamo una vera prospettiva spirituale, né sufficiente energia per vivere la nostra vocazione. Questa settimana celebriamo la conversione di San Paolo che è descritta in Atti 9 come un incontro personale con Cristo in forma di uno scintillio di luce. In maniera simile, la Quiete Mistica non è riposo né equilibrio, è, piuttosto, una scossa, un impulso, qualcosa che accelera il nostro spirito in una direzione, molto simile ad una bicicletta che cade solo quando smette di girare. La vita di san Paolo si trasformò totalmente a partire da quel momento: «Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo». E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato.

Il Raccoglimento e la Quiete Mistiche sono procedimenti di primo aiuto dello Spirito Santo. Se non accogliamo con entusiasmo i suggerimenti ed i piccoli impulsi dello Spirito Santo, saremo lontano dal vivere in unione con Dio… e questi suggerimenti e piccoli impulsi possono essere i miracoli che Dio sta realizzando “in altri paesi”, in un fratello difficile, nell’anima di una persona indifferente, forse anche nel cuore di un nemico, come Saulo. 

Questo messaggio di sicurezza e conferma permanente si annuncia nella prima lettura: … Non spaventarti alla loro vista, altrimenti ti farò temere davanti a loro. Ed ecco oggi io faccio di te come una fortezza, come un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese. Ti muoveranno guerra ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti». Oracolo del Signore.

A volte, consumiamo la nostra attenzione e le nostre energie facendo piccole critiche al comportamento dei nostri fratelli e sorelle. Possiamo sempre trovare qualcosa o qualcuno da criticare o correggere. Forse correggere ed istruire gli altri è una parte importante della nostra missione, ma questo richiede sempre una sensibilità ed una coscienza del tempo spirituale ed emozionale del nostro prossimo: 

Un padre e suo figlio portavano un asino al mercato. L’uomo si sedette sull’asino, ed il bambino camminava. La gente lungo la strada disse: Che cosa terribile, un tipo forte e grande seduto sull’asino, mentre il giovane deve camminare. Allora il padre smontò, ed il figlio prese il suo posto. Subito la gente commentò: Che cosa terribile, quell’uomo cammina mentre il bambino piccolo sta seduto. In quel momento, entrambi salirono sull’asino e subito ascoltarono altri dire: Che crudeli, due persone su un asino. Scesero. Ma altri commentarono: Che stupidi, l’asino non porta niente sulla schiena e le due persone continuano a camminare. Infine, ambedue si caricarono l’asino. Non arrivarono mai al mercato. 

San Paolo ci dice oggi: L’amore non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. L’amore tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. Se correggiamo gli altri, lo si deve fare unicamente per il loro bene e non per il nostro. Parliamo solo perché ci preoccupa sinceramente la loro missione ed il Regno dei Cieli e non vogliamo che deviino. 

Abbiamo sempre l’opportunità di invertire la nostra tendenza a respingere i fratelli difficili, nella nostra orazione possiamo trovare sempre nuove forme di accettazione ed ospitalità. Una storia ben conosciuta dice che alcuni soldati della Seconda Guerra Mondiale portarono il corpo del loro compagno caduto in una piccola chiesa parrocchiale dopo una feroce battaglia. Domandarono al parroco se potevano dare al loro amico un funerale cristiano nel cimitero della chiesa. Il parroco domandò se il morto era cattolico. Dato che i suoi amici non sapevano rispondere, il parroco respinse la richiesta con dispiacere. Allora seppellirono il corpo giusto fuori del recinto del cimitero. La mattina seguente, quando andarono a salutare il loro amico, non poterono localizzare la sua tomba. Sconcertati, tornarono a suonare alla porta della chiesa per domandare al sacerdote notizie al riguardo. Egli rispose: La prima parte della notte sono rimasto sveglio, addolorato per quello che avevo detto. La seconda parte della notte l’ho passata a spostare  il recinto. 

La compassione cristiana non si limita a dare cose o a risolvere tutti i problemi dei nostri simili, mossi da compassione o pietà. Va più lontano. Si tratta di aiutare le persone a sognare e a fare realtà della loro aspirazione più profonda. La compassione cristiana si propone dii aiutare i più deboli ad alzarsi, per dar loro l’opportunità di servire gli altri e scoprire così la loro missione personale. La compassione è aiutare altri a scoprire il loro io più autentico. Questo è dare vita ai nostri simili, perché non possiamo dimenticare che le Opere di Misericordia Spirituale (Insegnare a chi non sa, Correggere chi si sbaglia, Dare buoni consigli a chi ne ha bisogno, Perdonare le ingiurie. Consolare le persone tristi, Sopportare con pazienza i difetti del prossimo e Pregare Dio per i vivi e i defunti) aiutano a dare autentica vita al presente qui, e nel futuro, in cielo. 

Perché chiunque voglia salvare la sua vita, la perderà; e chiunque perda la sua vita per causa mia, la troverà. 

Cristo inviò dodici discepoli e dopo altri settantadue. Questi settantadue ci rappresentano tutti, perché il raccolto è abbondante e c’è lavoro per tutti noi:

Due amiche condividevano il pranzo e  una disse all’altra: Non conosco molti cristiani, ma in qualche modo non posso evitare di considerarli ipocriti. L’altra rispose: Ma tua cognata, ella vive con te nella stessa casa; sicuramente riconoscerai che è una devota cristiana.

Proprio quello, rispose con gli occhi pieni di bianco. Ha una disposizione affascinante, e dedica la sua vita alle missioni e alla catechesi, ma non mi ha mai detto una sola parola per convertirmi alla sua fede. So che ella mi vuole bene, ma se credesse a  tutto questo, non credi che mi avrebbe già detto qualcosa?

Il messaggio di Gesù è inclusivo perfino per coloro che sono spiritualmente o fisicamente morti. Per questo motivo San Paolo scrive: Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. 9 Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi. (Rm 14, 7-9).

San Paolo ci offre una delle migliori descrizioni dell’amore. Nel nostro mondo moderno, quando le persone parlano dell’amore, si riferiscono al possesso, alla concupiscenza e al controllo. San Paolo era molto cosciente delle motivazioni miste in tutto quello che facciamo, ma credeva nel potere dell’amore e nella sua centralità per il cristiano.

Se l’amore non può essere nascosto, non si può nemmeno nascondere la mancanza d’amore. Coloro che serviamo, sia credenti come non credenti, noteranno che manca qualcosa, non c’è niente di autentico o reale. Non sono niente, dice Paolo. Non succederà niente di spirituale, per molto bene che si veda nell’apparenza superficiale. Non possiamo arrivare al cielo senza l’amore, perché l’amore è lo stesso cielo. In questo modo, il cielo può essere sperimentato qui, benché sia come in uno specchio oscuro; in modo enigmatico, ma, nonostante tutto, vero. Ogni atto d’amore ha un prezzo (una storia moderna del buon samaritano):

George Herbert era un poeta, sacerdote e musicista inglese molto conosciuto. Un pomeriggio, era in cammino per andare ad ascoltare una sessione di musica, quando incontrò un uomo il cui cavallo era stramazzato sotto il carico. L’uomo ed il cavallo erano in difficoltà ed avevano bisogno di aiuto con urgenza. Herbert non era un uomo né sano né forte, ma si tolse la tonaca e l’aiutò a rialzare il cavallo. Comprò qualcosa da mangiare per il cavallo e rapidamente l’uomo ed il suo cavallo poterono riprendere il loro viaggio.

Normalmente Herbert andava ben vestito; i suoi amici si sorpresero quando apparve con le mani sporche ed i vestiti macchiati. Espressero sorpresa e dispiacere per il fatto che si era lasciato coinvolgere in un compito tanto complicato. Egli rispose: Il ricordo di quello che ho fatto sarà musica per le mie orecchie a mezzanotte. Se non l’avessi fatto avrei causato discordia nella mia coscienza. Perché se sono obbligato a pregare per tutti quelli che sono angosciati, sono sicuro che sono obbligato a fare tutto quello che sia alla mia portata per praticare quello per cui prego. Ora, perfezioniamo gli strumenti.

Vogliamo avere buona fama, essere amati ed apprezzati. Come conseguenza, possiamo scoraggiarci come Geremia, quando, come successe a Cristo, ci scontriamo con la mancanza di comprensione e perfino con la persecuzione. Il discepolo non è più grande del maestro. Ma confidiamo nella promessa che non mancherà mai.

Il criterio fondamentale di un vero profeta ed apostolo è che è motivato da una sola ragione, l’amore.

Come ci comportiamo davanti al rifiuto di altri, specialmente di coloro che consideriamo amici? Non lasciarti vincere dal male; al contrario, vinci il male col bene (Rm 12, 21). Solo quando i nostri cuori sono puri, possiamo andare oltre le circostanze normali delle nostre vite e vedere Dio in tutto.