Vangelo secondo San Matteo 13,44-52:
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
»Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
»Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
»Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Il tesoro, la perla e la sirena
p. Luis CASASUS Presidente delle Missionarie e dei Missionari Identes
Roma, 30 luglio 2023 | XVII Domenica del Tempo Ordinario
1 Re 3, 5.7-12; Romani 8, 28-30; Matteo 13, 44-52
1. Le parabole del tesoro nascosto e della perla sono tanto brevi che potrebbe sembrare che il loro significato sia già conosciuto e sia qualcosa di generico: “il regno dei cieli è molto prezioso”. Tuttavia, al di là della parabola del Seminatore che il Vangelo ci ricordava una settimana fa, esse ci insegnano qualcosa di molto intimo e preciso dell’essere umano: com’è la dinamica del rinnegamento, del negarsi a sé stessi.
Questo è tanto essenziale che il nostro padre Fondatore fin dall’inizio ci insegnò che lo sforzo massimo della nostra orazione ascetica non si limita a praticare un Raccoglimento mentale ed una Quiete nella volontà, bensì a vivere in uno stato di rinnegamento. Però ce lo ha insegnato in un modo tanto conciso quanto chiaro: il rinnegamento è l’ultimo grado (chiamiamolo così) dell’Unione Purificativa. Perché questo nome? Semplicemente, perché Cristo rivoluziona il nostro modo di vedere le cose. Noi pensiamo che dobbiamo purificarci per unirci a Dio. E questo è certamente vero, ma la cosa importante è che ci purifichiamo man mano che ci andiamo unendo a Lui. E questo si realizza attraverso atti di rinnegamento.
Un’anima turbolenta e sensibile come quella di Óscar Wilde lo comprese molto bene. Torniamo a citare questo scrittore (1854-1900) che scrisse un racconto intitolato Il Pescatore e la sua Anima, dove tratta specificamente della forza purificativa del vero amore.
È la storia di un giovane pescatore che, in un’occasione, dopo avere lanciato le sue reti in mare, non aveva avuto neppure il più leggero sospetto di aver preso una sirena. Fu una grande sorpresa, si sentì affascinato dalla sua bellezza e dal suo canto… che attraevano centinaia di pesci nelle sue reti. Per poter condividere la sua vita insieme a lei, nelle profondità del mare, decise di vendere la sua anima, condizione necessaria per unirsi ad una sirena.
Ma l’anima non era d’accordo e non lasciava in pace il pescatore, cercando in tutti i modi di tentarlo per poter ritornare così nel suo corpo. Quando era lontano dalla sua sirena, il pescatore diventava però molto sensibile ad ogni tipo di tentazione. Fu così che l’anima, alla fine, riuscì a tornare nel corpo del pescatore, ottenendo che questi lasciasse il mare ed abbandonasse la sua sirena. In più, come vendetta, l’anima tradita obbligò il pescatore a fare le cose più crudeli e malvage. Nonostante gli sforzi per liberarsi nuovamente della sua anima, il giovane non ci riuscì, e ritornando al mare da cui era uscito, trovò la sua amata sirena morta sulla riva. Ma il suo amore, libero da tutti i desideri di piacere e di denaro, era tanto grande che decise di immergersi nel mare e morire vicino a lei.
Sì; veramente questo cambiamento succede in noi, in modo sublime, nella nostra relazione con le Persone Divine. Come dice Gesù nelle due parabole che oggi commentiamo, ogni atto, ogni sforzo di unirci alla sua volontà, va cambiando la nostra anima e la rende veramente più pura, più lontana dalle cose del mondo, dal demonio e dalla carne.
Per conquistare un amore più pieno, più prezioso con la volontà divina, dobbiamo abbandonare non solo i nostri vizi dominanti, ma anche le perle più piccole, a volte buone azioni con le quali ci sentiamo felici, a nostro agio, soddisfatti di mettere in pratica i nostri talenti… Dio ci chiama ad atti di misericordia nei quali andiamo lasciando la vita, l’anima, le aspettative, ma abbiamo occasione di dare testimonianza della potente presenza di Dio nella nostra fragile esistenza. Ma è così perché la purificazione non solo ci libera dalla concupiscenza, ma perfeziona e fortifica anche la nostra estasi, il nostro modo di avvicinarci agli altri.
In un’occasione, un religioso mi raccontava che, quando era giovane, si era sentito profondamente commosso dall’esempio di un missionario poco più grande di lui, che lo portò con forza a riconoscere e ad accettare la propria vocazione. Passando gli anni, gli avvenimenti lo portarono a dover accompagnare il suo tanto ammirato fratello di comunità, con l’incarico di aiutarlo dopo un deplorevole scandalo. Il religioso mi confessò che, in mezzo alla contrarietà che sentiva, la Provvidenza gli aveva mostrato che avrebbe dovuto sempre avvicinarsi agli altri con una misericordia maggiore di quella che poteva immaginare.
Leggendo la Prima Lettura di oggi, ho ricordato questa esperienza, perché il re Salomone accolse il dono di sapienza che Dio gli aveva concesso, senza perdere di vista gli errori commessi dal suo ammirato padre, il re David…e da lui stesso, in quanto alla fine della sua vita diventò politeista, cadde nella lussuria e nel culto delle ricchezze. La vittoria in noi del regno dei cieli, certamente, è frutto della sapienza divina e del rinnegamento di chi l’accoglie.
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2. In un modo veramente complementare, diciamo che, nella nostra vita mistica, dove lo Spirito Santo prende l’iniziativa, andiamo attraversando purificazioni che ci portano all’unione, sempre più profonda, con Dio. Se nella vita ascetica parliamo di Unione Purificativa, possiamo dire che nel lavoro dello Spirito Santo si porta a termine la Purificazione Unitiva. Questa unione, come diceva il monaco San Doroteo di Gaza, si va portando a compimento in un cammino di misericordia crescente che ci va avvicinando allo stesso tempo a Dio e al nostro prossimo. Il regno dei cieli prende possesso di noi in questo modo. Lo spiegava con un’immagine geometrica:
Immaginate – diceva ai suoi discepoli – che ogni essere umano sta in un punto di un cerchio il cui il centro è Dio. Le nostre vite sono come una linea retta che si va avvicinando al centro. Seguendo quella strada, le linee diventano sempre più vicine tra loro. E concludeva San Doroteo: Quanto più ci avviciniamo agli altri, tanto più ci avviciniamo a Dio e quanto più ci avviciniamo a Dio, più vicino siamo agli altri.
Possiamo pure confrontare il mercante di perle e l’uomo che trova il tesoro per caso, forse mentre lavorava come agricoltore. La lezione immediata è che lo Spirito ha un modo di agire differente in ognuno di noi o in momenti distinti della vita della persona. Dobbiamo essere pronti ad una chiamata inaspettata che forse ci sembra una sfida formidabile, e pure ad un discreto suggerimento, la sollecitudine di un piccolo sforzo che Lui trasformerà in luce. A volte abbiamo la grazia di vedere quello che fu un segno profetico ed in altre occasioni ci riempiamo di stupore davanti ai sorprendenti piani divini.
Ma la Prima Lettura ci insegna che Salomone, nel tempio di Gabaon, si dedicava attivamente alla contemplazione e all’ascolto di Dio, dove secondo il racconto biblico, offrì mille olocausti a Yahveh, (1Re 3, 4). In questo modo tanto espressivo ci viene ricordato come anche noi dobbiamo dare segni di attenzione e di ascolto a Dio, non solamente con sacrifici, ma anche allontanandoci dai nostri desideri, benché sembrino leciti, convenienti o innocui. Così lo conferma la voce di Dio (versetti 10-11) che esprime la sua soddisfazione per l’atteggiamento di continuo discernimento di Salomone.
In effetti, credere nell’esistenza di Dio non è difficile, ma può essere un’opinione senza troppa influenza nella nostra vita. Ma credere nella sua Provvidenza è un’altra cosa. La Seconda Lettura ci ricorda che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, il che, in alcune occasioni, sembra contrario alla nostra esperienza, poiché soffriamo il dolore in molti modi, compresa l’impotenza di aiutare coloro che amiamo.
Ma il maggiore successo a cui possiamo partecipare è ben descritto nelle parole che oggi ascoltiamo da San Paolo: A coloro che Dio ha preconosciuto, li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli. Così, non si tratta solo di parlare di Cristo, né di realizzare imprese spirituali; una volta di più, siamo chiamati al rinnegamento, a diminuire affinché Egli cresca davanti agli occhi del nostro prossimo. Solo identificandoci con la sua misericordia, vivendo lontano dai nostri giudizi e desideri, possiamo “riprodurre la sua immagine” invece della nostra.
È chiaro nelle due parabole che dobbiamo abbandonare cose pregiate, e nulla lo è più delle nostre opinioni e desideri. Inoltre, deve essere fatto con diligenza, come il fortunato scopritore del tesoro o il commerciante di perle. Quante persone giovani e abbastanza intelligenti, oltre che laboriose, capiscono che Dio li chiama… e si permettono di sottomettere quella chiamata a presunte considerazioni di prudenza, di andare avanti a poco a poco, di dire “ogni cosa a suo tempo”.
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3. La terza immagine del regno dei cieli, la rete, ci dice tutto il contrario; ci parla dell’importanza del tempo presente, della necessità di dare SUBITO, PROPRIO ORA, una risposta allo Spirito e questo non si rivolge solo alle persone che devono decidere eventualmente sulla propria consacrazione religiosa, ma anche a te e a me che siamo convocati a mettere il nuovo e l’antico al servizio del regno. Ben lungi dall’essere una chiamata all’attivismo, si tratta di un invito a considerare tutto quello che abbiamo ricevuto, tutto quello che ci permette di amare Dio e il prossimo con tutto il cuore, e con tutta l’anima, e con tutta la mente e con tutte le forze ( Mc 12, 30). Presto o tardi, l’immagine di Cristo diventerà visibile nei nostri timidi passi:
Una storia della tradizione ebrea parla di un rabbino che era tanto santo che si mormorava che i sabati pomeriggio saliva al cielo per conversare personalmente con Dio. La diceria sorse dall’osservazione che questo rabbino semplicemente spariva dalla vista della comunità locale fino alla fine del giorno. Vari ragazzi decisero di seguire il rabbino in gran segreto.
Durante tutto il pomeriggio e fino alla prima ora della notte lo videro entrare nelle case degli anziani, dei malati e dei poveri. Preparava i pasti, puliva le case e leggeva le scritture alle persone sole. Quando più tardi domandarono loro se il rabbino era asceso realmente al cielo, i ragazzi risposero: No. Salì molto più alto.
La rete ci parla della fine dei tempi, ma anche del discernimento, del lavoro di Raccoglimento e Quiete che devo fare subito, cominciando ora.
Nei Sacri Cuori di Gesù, Maria e Giuseppe,
Luis Casasus