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Vangelo e riflessione

Tuoni, tempeste e sospiri | Vangelo del giorno, 19 maggio

By 15 Maggio, 2024No Comments


Vangelo secondo San Giovanni 20,19-23:

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tuoni, tempeste e sospiri

Luis CASASUS Presidente delle Missionarie e dei Missionari Identes

Roma, 19  Maggio, 2024 | Domenica di Pentecoste

Atti 2,1-11; Gal 5, 16-25; Gv 15, 26-27.16,12-15

In una certa occasione, un medico domandò ad un sacerdote perché predicava l’esistenza dello Spirito Santo e parlava della sua azione in noi. Il medico gli disse: Lei vede qualche volta lo Spirito Santo? Ode qualche volta lo Spirito Santo? Il sacerdote rispose: No.

Il medico continuò: Qualche volta ha sentito il sapore dello Spirito Santo? O in qualche occasione ha sentito il suo aroma? A tutte queste domande, il medico ricevette un No . Ma quando il medico domandò: Qualche volta sente lo Spirito Santo? Il sacerdote rispose: Sì, naturalmente. 

Bene – disse il medico – ci sono quattro dei cinque sensi contro uno, padre. Cosicché io dubito che esista lo Spirito Santo. 

Poi fu il turno del sacerdote a domandare. Lei è dottore in medicina, il suo compito è trattare i dolori. Ha visto, udito, provato o annusato qualche volta un dolore? No, rispose il medico. Lei ha mai sentito il dolore? continuò il sacerdote. Sì, l’ho sentito, rispose il medico.

Ci sono quattro sensi contro di lei. Tuttavia, lei sa e io so che il dolore c’è. Per lo stesso motivo, credo che lo Spirito Santo esista, concluse il sacerdote.

La storia è illustrativa, ma non è sufficiente per noi. Non basta credere che lo Spirito Santo esiste. Si tratta, come dice quel sacerdote, di sentirlo, di riconoscere nella mia vita la sua compagnia e la sua azione permanente, annunciata da Cristo. E come possiamo sentire la sua attività in noi? Forse la forma più semplice di capirlo è osservare che cerca di richiamare la nostra attenzione, il che è una forma di rispettare la nostra libertà e contemporaneamente di aiutarci ad orientarci nella complessità e confusione di questa vita.

Gli esperti in pubblicità e marketing sanno abbastanza dell’importanza dell’attenzione, perché si cerca di competere con molti messaggi utilizzando una frase, un’immagine, o un’idea chiave, per ottenere che un potenziale cliente si rivolga a quello che stanno annunciando. La filosofa francese Simone Weil (1909-1943) arrivò a dire che l’attenzione è la più rara e la più pura forma di generosità. E concluse che l’attenzione, portata al suo massimo grado è, precisamente, l’orazione. Vale la pena di pensarci.

Nella Prima Lettura, vediamo lo Spirito Santo come vento impetuoso invadere la sala dove stavano i discepoli, e catturare la loro attenzione. Poi, le lingue di fuoco servirono per rendere percettibile la presenza dello Spirito Santo in ognuno dei discepoli, non in modo generale o collettivo. Riuscì a captare la loro attenzione e, tra i sentimenti di dubbio, di paura, di nostalgia… scelsero la fedeltà alla missione che Cristo affidò loro. Sembra che lo Spirito Santo abbia lavorato molto bene…

E non dimentichiamo che agì anche su tutti i pellegrini che stavano ascoltando. Lo Spirito Santo non è una esclusiva dei religiosi o dei cristiani, il che non è una mera proposta teologica, è piuttosto una responsabilità per l’apostolo, cosciente che la santità è una vocazione universale, e che, per esempio, una giovane di Nazaret che chiamiamo Santissima, non era nemmeno battezzata. La Seconda Lettura di oggi è un appello serio a non dimenticare questa verità.

Dice il nostro padre Fondatore che lo Spirito ci spinge delicatamente verso i pensieri e i desideri che sono veramente divini. Per questo motivo, tutti sentirono parlare delle grandezze di Dio, ognuno nella sua propria lingua. Questa non è una semplice osservazione “filologica”, né un prodigio destinato a richiamare l’attenzione; l’importante è che ognuno dei pellegrini poté comprendere senza difficoltà la volontà di Dio, senza che la sua cultura, le sue idee e i suoi piani sulla festa che celebravano fosse un ostacolo.

Tutto questo ci rimanda a quello che il Libro dell’Esodo racconta, quando gli israeliti si riunirono sul monte Sinai e Mosè ricevette la Legge direttamente da Dio. Di fatto, Pentecoste, o per i giudei, la Festa delle Settimane, ricordava questo avvenimento. Su questo monte, gli israeliti sentirono il rimbombare dei tuoni e videro le nuvole che coprivano la cima di quella montagna sacra. Allora Dio pronunciò la sua legge, plasmata nelle tavole dei comandamenti. Ma invece di sentire tuoni e vedere una teofania sulle nubi o di sentire Dio proclamare la sua Legge, gli apostoli ed i primi cristiani udirono, videro e parlarono di quello che era chiaramente la manifestazione dello Spirito Santo, la cui legge era ora scritta nei loro cuori, non più sulla pietra.

Ora tocca a te e a me.  Qual è la mia sensibilità – e prima ancora la mia attenzione – alla voce dello Spirito Santo? La Seconda Lettura ci ricorda che nessuno può dire: “Gesù è Signore “ se non è sotto l’azione dello Spirito Santo. Lontano dall’essere un’affermazione per teologi professionisti, significa che lo Spirito illumina continuamente la risposta che Cristo darebbe se fosse al mio posto, nella mia situazione di questo momento.

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Cristo conferisce agli apostoli il potere di perdonare i peccati. Ma questo non significa solo dare l’assoluzione nel Sacramento della Penitenza o Riconciliazione. Quello che Cristo concede a TUTTI i suoi discepoli è il potere di vincere ogni tipo di peccato nel mondo. Non sta dicendo che il confessore, nel Sacramento, deve valutare se perdonare o no il peccato. Questo rimane perdonato, però non può non essere distrutto, e per questo si richiede all’asceta la disposizione ad ascoltare la voce dello Spirito Santo che, non possiamo stancarci di ripeterlo, è delicata, continua e chiara. 

Sarebbe ingenuo e per niente realista pensare che si può guadagnare un paradiso in terra, che si può eliminare il male, la violenza, qualunque tipo di abuso o attaccamento. Dove sta allora il potere che Cristo ha dato ai suoi seguaci? Nel fatto che possono essere testimoni, la prova vivente che l’amore più generoso è sempre possibile e va oltre il male che ci circonda, oltre la morte, oltre la mia personale insensibilità e mancanza di gratitudine.

Racconterò una mia piccola esperienza che ho condiviso nella nostra parrocchia di Roma.

Quando eravamo bambini, mio fratello e io eravamo soliti scalare il muro che separava il nostro piccolo giardino da quello di una vicina anziana che viveva sola. Con grande entusiasmo e senza dire niente ai nostri genitori, rubavamo qualche grappolo dell’uva che era vicino al muro. Quando, anni più tardi, ritornai a casa dei miei genitori, la vicina era già deceduta e mia madre mi raccontò che la povera donna metteva tutti i giorni alcuni  grappoli d’uva sul muretto del recinto proprio per noi… e le dava molta pena se non li “rubavamo”. Quella notizia mi colpì tanto che non ho più dimenticato quella signora, e il suo modo silenzioso e disinteressato di amare.

E ancora oggi mi ricorda che le persone che amano veramente danno qualcosa della loro vita, come ci mostrano le mani e il costato di Gesù.

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Come successe a Babele, succede anche oggi. La cosa normale è che noi esseri umani, anche se abbiamo un progetto comune, anche se condividiamo la stessa fede e le migliori intenzioni, siamo capaci di separarci in molte maniere. Dagli scismi nella Chiesa, alle scissioni nei partiti politici, fino alla separazione di una coppia che un giorno si amò, o alle barriere di silenzio e rancore tra due persone della stessa parrocchia o comunità religiosa.

In quella storia della torre, in risposta all’arroganza umana, Dio confuse le lingue dell’umanità e li disperse sulla faccia della terra. Invece di ascoltare e parlare la Parola di Dio presente attraverso il suo Spirito, i costruttori di Babele pianificavano di far sentire le proprie voci, di vedere la loro monumentale impresa e, infine, parlarono nelle lingue che non si comprendevano più, né comunicavano niente del cielo. Dopo Pentecoste, la divisione di Babele forgiata dall’orgoglio dell’uomo sarà abbattuta e la Buona Notizia di Gesù Cristo sarà la lingua che unisce a tutti questi popoli differenti.

Come Adamo ed Eva, i costruttori di Babele non volevano ricevere nulla da Dio; volevano alzarsi al livello di Dio – essere autosufficienti – e stabilire l’unità secondo i loro termini. La lezione di Babele è chiara: è l’orgoglio umano quello che ha prodotto e continuerà a produrre confusione e divisione nel mondo. L’atto di Dio di confondere la loro lingua ed i loro mezzi di comunicazione non fu un atto di vendetta e punizione. In realtà, fu un atto di misericordia che li mise su un lungo cammino per scoprire la vera fonte di santificazione ed unificazione: l’opera dello Spirito Santo.

La nostra, in molti casi, è una società post-cristiana, un’anti-cultura che ha respinto la Parola di Dio. Nel nostro orgoglio, vogliamo credere ai nostri termini e per i nostri risultati quello che le creature possono ricevere solo da Dio. Abbiamo rifiutato la sua realtà – sul genere, il sesso, la vita, ecc. – e cerchiamo di costruire la nostra. Come risultato, il nostro linguaggio è sempre di più disconnesso dalla verità, le nostre parole sono poco credibili e la nostra capacità di comunicazione è paralizzata.

Al contrario, gli Apostoli, pieni di Spirito Santo, parlano in un modo che tutti gli ascoltatori possono comprendere. Redento dalla Parola, ora l’uomo può parlare intelligibilmente di Dio e di sé stesso. E poiché può comunicare la verità agli altri, questa intelligibilità conduce all’unità.

Per questo motivo, abbiamo bisogno dell’aiuto e della guida dello Spirito Santo. Per questo motivo, in questa Pentecoste dobbiamo supplicare intimamente: Vieni, Spirito Santo, vieni! 

Non dimentichiamo che lo Spirito Santo non solo agisce in ognuno di noi, ma è anche l’autore dell’unità e della vera pace tra gli uomini, quando siamo disposti ad accettarla.

Il profeta Neemia dice: La gioia del Signore è la mia forza (Ne 8,10). Di fatto, questa è la misura che ci indica se siamo stati toccati e ripieni dello Spirito Santo.  Quando lo Spirito discende su noi, ci riempiamo di allegria e di pace. Questo fu quello che avvenne agli apostoli quando videro Cristo risorto. Sperimentiamo la vera libertà, la libertà di amare gli altri prima di noi stessi, la liberazione dalla colpa e la gioia di lodare ed adorare spontaneamente Dio.

San Paolo scrive: Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé (Gal 5, 22). Questa è la libertà che dà lo Spirito.

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Nei Sacri Cuori di Gesù, Maria e Giuseppe,

Luis CASASUS

Presidente