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Motus Christi

Motus Christi e GMG in Panama: dire sì a Cristo ora!

By 6 Febbraio, 2019Febbraio 13th, 2019No Comments

La persona di Maria e il suo ‘fiat’ sono stati i grandi protagonisti di questa bella avventura del Motus Christi e della Giornata Mondiale della Gioventù a Panama, che ha avuto per tema: “Ecco la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola”. ‘Villaggio di Maria’ era chiamata la casa di ritiro di Capira, a 75 km a ovest, dove si è svolto il Motus Christi. Sulle parole “Si faccia di me secondo la tua parola” sono state incentrate le catechesi e le parole del Santo Padre in tutta la GMG, fino a canterla a sazietà nel bellissimo inno di questa 34 ° Giornata Mondiale.

Il miracolo di portare un grande gruppo di giovani, secondo il sogno del nostro presidente, Padre Jesús Fernández, e dei nostri superiori generali, padre Luis Casasus e Maria del Carmen Garcia si è avverato: 75 giovani provenienti dalla Bolivia, Colombia, Ecuador, Stati Uniti, Francia e Messico, accompagnati da undici missionari.

A Capira (a circa due ore di autobus dalla città di Panama) siamo arrivati la sera del16 gennaio. Fin dal primo momento del nostro incontro presso l’aeroporto di Tocumen, si percepiva la speciale atmosfera familiare che avremmo vissuto nel Motus.

Non solo la casa della comunità Magnificat, ma la stessa struttura e lo spirito di Motus hanno aiutato tutti i giovani ad entrare in un clima di meditazione e silenzio. Tutti, anche i meno abituati a giornate del genere, hanno scoperto con sorpresa che la santità è possibile e che vivendola in comunità è il modo più bello e fruttuoso. Le testimonianze di diversi fratelli e sorelle, professe e probanti, sono stati momenti di grande entusiasmo per i giovani perché capivano che non c’è un prototipo di santo, né circostanze ideali, ma Cristo ci chiama tutti nelle situazioni più inaspettate.

È stato un momento di grazia, di grande grazia, che ha toccato tutti. Cinque giorni che hanno avuto un po’ il sapore di vita eterna, di paradiso, in questo mondo. Nelle lezioni, nella preghiera personale, nei momenti di condivisione, nei pasti, nell’Ateneo si è respirato un clima di comunione e di servizio che ti invitava a volare più alto e a sentire la presenza di Dio in ognuno di noi.

Questa atmosfera di famiglia e di comunità di vita ha sorpreso così tanto che ha aiutato ad aprirci e parlare delle nostre vite, dei sogni e dell’amore per Cristo.

Il tocco carismatico, in cui molti hanno espresso la loro decisione di seguire Cristo con tutto ciò che implica, è stato un bellissimo momento finale. Uno dei ragazzi, a mo’ di esempio, ha detto qualcosa che illustra il comune sentire dei partecipanti: “Io venivo alla GMG con alcuni progetti, idee, intenzioni su come passare questa esperienza, ma ora, dopo aver vissuto questi giorni di Motus , penso che il viaggio sia valso la pena anche solo per i Motus”.

Con una certa tristezza al momento della partenza, quando si chiudeva quest’esperienza tanto intensa, la mattina di lunedì 21 partivamo verso la città di Panama, perché il giorno dopo cominciava la GMG. Gli organizzatori ci avevano informato da poco che il nostro gruppo sarebbe stato alloggiato nella Parrocchia Cristo Figlio di Dio, nel quartiere di Samaria, dove ogni pellegrino avrebbe vissuto in una famiglia. All’inizio tutti pensavamo che sarebbe stato meglio stare tutti in gruppo, alloggiati in un collegio o nei saloni della parrocchia. Poi però ci siamo resi conto che vivere con delle famiglie poteva significare una bella occasione per conoscere il paese panamense da dentro e comprendere la sua profonda religiosità, la sua spontanea amabilità ed allegria.

La Provvidenza ha voluto che stessimo in un quartiere, quello di Samaria, con notevoli necessità e carenze, perché conoscessimo non solo il lato turistico della città ma la realtà in cui vivono molti panamensi. La povertà, la mancanza di igiene nelle strade e nelle case e l’emarginazione sono evidenti, anche se compensate con la grande allegria ed affetto con cui ogni famiglia ci ha accolti. Ci hanno offerto quello che avevano, secondo il più puro stile evangelico. Noi non potevamo essere da meno: abbiamo preso la decisione di assumere quella circostanza come un momento di missione e di condividere con le famiglie adottive tutta la ricchezza ricevuta nel Motus.

I frutti non si sono fatti aspettare. La generosità e la fede panamensi hanno fatto ciascuno di noi sentire come uno in più della loro famiglia. Si sono creati vincoli così forti da farci desiderare di restare. E tutto questo nonostante passassimo quasi tutto il giorno fuori: i momenti di convivenza si limitavano infatti a pochi momenti della colazione al mattino e della notte quando rientravamo.

Uno dei giovani partecipanti ha detto che per lui è stata un’esperienza formativa, perché ha visto la bontà e l’attenzione delle famiglie di accoglienza, e perché h imparato a dare più valore a quello che ha, ad essere più servizievole e più attento alle necessità di quelli di casa.

Dal 23 al 28, le giornate sono state tutte all’insegna delle attività programmate dalla GMG, da mattina a sera.

Oltre alla partecipazione ai diversi atti della GMG e alla nostra presenza allo stand della “fiera vocazionale”, la giornata passava spostandoci tra gli scenari dei vari atti, lungo il corso di una settimana segnata da un caldo-umido intensissimo, più forte del normale secondo gli stessi panamensi: ore di cammino, quasi sempre sotto il sole, ore di attesa prima dell’inizio degli atti, sempre al sole, ore di viaggio e di attesa nella metro… Eravamo veramente pellegrini dentro la città, vivendo il tutto con un’allegria soprannaturale, come il resto dei migliaia di giovani che erano lì.

Nelle parole esigenti e insieme tenere rivolte ai giovani da Papa Francesco, risuonavamo tante cose già emerse nel Motus: vincere la comodità ed il conformismo, vivere un amore incondizionato al Padre; vivere l’ora di Dio e non lasciar scorrere il tempo, mettersi a camminare dietro a Cristo senza fermarsi, rischiando tutto, come Maria.

Dopo la messa celebrata dal Papa, domenica 28, ci fu una serata libera perché ognuno potesse condividere con la famiglia che lo aveva accolto; anche quel momento fu molto bello per tutti.

Contemplando ora questa forte esperienza umana e spirituale è evidente che la partecipazione alla GMG non è stata certamente per “vedere il Papa”, come fosse uno spettacolo, perché di certo l’avremmo visto meglio in televisione a casa, ma per vivere insieme a Pietro, il vicario di Cristo, un pellegrinaggio verso Cristo, con Maria, per vivere questa grande Pentecoste insieme a tutta la Chiesa universale riunita attorno al suo Pastore.

Un altro regalo della Provvidenza è stato l’incontro ‘casuale’, in aeroporto, con l’Arcivescovo di Panama, Mons. José Domingo Ulloa, lo stesso giorno in cui partivamo per rientrare a casa, martedì 29 gennaio. Si compiva così un altro desiderio del nostro presidente, il P. Jesús Fernández, quello cioè di poterlo salutare, cosa realmente difficile durante i giorni con il Papa. È chiaro che per Cristo niente è impossibile. Avvicinandoci a lui, mons. Ulloa ci ha riconosciuto subito grazie alla maglietta che portavamo con la scritta “identes” a grandi lettere e ci ha trasmesso la grande necessità che gli universitari panamensi hanno del nostro carisma.

Ora è tempo che, in ogni posto, le missionarie ed i missionari accompagnino i giovani che hanno partecipato alla GMG perché il fuoco che lì ha brillato non si spenga, come dice papa Francesco, perché i giovani prendano decisioni ‘ora’, e non ‘dopo’, che dicano ‘sì’ come Maria alla volontà di Dio.