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Vangelo e riflessione

La Voce di Dio

By 25 Aprile, 2023No Comments

p. Luis CASASUS | Presidente delle Missionarie e dei Missionari Identes

Roma, 30 aprile 2023 | Quarta Domenica di Pasqua

Atti 2, 14.36-41; 1Pt 2, 20b-25; Gv 10, 1-10.

Nell’estate del 2022, Papa Francesco iniziò una serie di udienze generali a modo di catechesi dedicate al Discernimento. Mi sembra opportuno ricordarlo, perché quando parliamo della voce del Buon Pastore, la voce di Cristo, dobbiamo parlare allo stesso tempo di altre voci che competono con la voce divina ed è necessario saperle distinguere per non confondersi.  

Una voce comunica e trasmette sentimenti e verità in un modo speciale; forse per questo motivo ci commuoviamo, a volte profondamente, quando ascoltiamo una canzone interpretata da una bella voce. 

È importante anche che cerchiamo di comprendere perché Gesù parla della voce. In altre occasioni, per esempio, nel suo messaggio delle Beatitudini, si riferisce a “vedere Dio”. Possiamo anche parlare di “toccare Dio”, come nell’affresco di Michelangelo nella Cappella Sistina che rappresenta la creazione di Adamo. Nel Vangelo, leggiamo di una donna che gli si avvicinò alle spalle e gli toccò il lembo del mantello e subito il flusso di sangue si arrestò (Lc 8, 44). O parliamo del tocco di grazia, il tocco carismatico. Perciò, il tatto, la vista e l’udito sono immagini importanti per comprendere la nostra relazione con le persone divine. 

Ma oggi siamo invitati a prestare attenzione alla voce del Buon Pastore, sicuramente perché la voce, la chiamata, ci indica qualcosa di essenziale nel discernimento: verso dove dobbiamo andare, qual è il percorso adeguato in ogni momento della nostra vita. La voce è capace di commuovere la nostra intelligenza, la nostra volontà e, infine, la nostra capacità di prendere una decisione e, pertanto, di agire con tutte le nostre forze in quella direzione. Per questo, la metafora adeguata è la voce del pastore. 

C’è chi pensa che una pecora docile sia un’immagine inadeguata per rappresentare noi, gli esseri umani, orgogliosi delle nostre conoscenze e della nostra capacità di scegliere liberamente. Tuttavia, questa idea obbedisce precisamente… ad un concetto povero e limitato di quello che è la libertà. Di fatto, questo concetto individualista e piuttosto materialista della libertà, di cui parla molta gente, somiglia a quello che facevano le pecore nevrotiche (sì, hai letto bene) degli esperimenti di Liddell quando le sottoponeva ad eccitazioni ed inibizioni che le portavano a comportamenti strani: 

L’animale mostra un’agitazione diffusa nel laboratorio, con reazioni di soprassalto frequenti ed intense, respirazione difficoltosa e polso rapido ed irregolare. Ancora settimane o mesi dopo avere interrotto le prove, l’animale mostra il suo turbamento di notte nella stalla…. Il cuore della pecora normale batte lentamente e regolarmente; invece, quello della pecora nevrotica può battere al doppio della velocità normale, con grandi fluttuazioni di frequenza e con frequenti battiti prematuri…. Il comportamento dell’individuo nevrotico, animale o uomo, è rigido, inefficace ed irreale. Ne viene limitato al momento di affrontare la sua situazione vitale totale nella sua continuità storica (Liddell,1956). 

Benché il cibo e l’istinto di gregge fossero impulsi importanti, mesi di osservazione infruttuosa dei comportamenti incoerenti portarono a sospettare che le pecore possedevano le proprie “ambizioni” nascoste ed individualiste (Kirk e Ramsden, 2018). 

Forse queste citazioni ci aiuteranno a comprendere che gli esseri umani, come le pecore, hanno bisogno di un buon pastore che ci liberi dai condizionamenti del mondo esterno e dalle nostre inclinazioni individualiste ed antinaturali. Sì; sembra proprio che la metafora del Buon Pastore sia appropriata…. 

Ma la nostra incapacità a sentire la voce di Dio è molto seria e richiede uno sforzo intenso per superarla. In realtà, questo non dovrebbe sorprenderci, perché ci succede qualcosa di simile col nostro prossimo. 

In un momento dato, dopo essere stato presidente per molto tempo, Franklin D. Roosevelt si stancò di sorridere artificialmente e di dire cose gradevoli in modo forzato in tutti quei ricevimenti della Casa Bianca. Cosicché, una notte decise di verificare se qualcuno ascoltasse realmente quello che egli diceva. Quando una persona gli si avvicinava e gli tendeva la mano, egli abbozzava il suo gran sorriso e diceva: “Questa mattina ho assassinato mia nonna”. La gente rispondeva automaticamente con commenti come “Che affascinante!” o “Prosegua col suo grande lavoro! “. 

In realtà, nessuno ascoltava quello che diceva, salvo un diplomatico straniero. Quando il presidente disse: “Questa mattina ho assassinato mia nonna”, il diplomatico rispose gentilmente: “Sicuro che se lo meritava”. 

Molta gente sostiene che la nostra cultura e le nostre società moderne fanno molto rumore, danno molti messaggi che ci arrivano e c’impediscono di ascoltare Dio, ma io temo che la maggiore difficoltà si trovi nelle nostre personali voci intime, con le quali cerco di convincermi ed auto-suggestionarmi, per esempio, che ho ragione in quello che dico, che ho bisogni urgenti o che devo fare qualcosa al di sopra di tutto. 

Allo stesso modo, quando ci domandiamo come ci parla Dio e come facciamo a riconoscere la sua voce, una delle maggiori sfide per noi è essere disposti ad ascoltare quella voce quando è scomoda e ci interpella. 

— ooOoo—

Il 4 gennaio 2023, nella sua ultima catechesi sul discernimento, Papa Francesco sottolineò alcune caratteristiche essenziali della voce divina: 

La voce del Signore si può sempre riconoscere; ha uno stile unico, è una voce che riappacifica, incoraggia e tranquillizza nelle difficoltà. Il Vangelo ce lo ricorda continuamente: “Non temere” (Lc 1,30), che bella è la parola dell’Angelo a Maria! “Non temere”, “non temere”, è lo stile del Signore, “non temere”. “non avere paura!”, ci ripete anche oggi il Signore, “non avere paura”: se confidiamo nella sua Parola, giocheremo bene il gioco della vita, e potremo aiutare gli altri. Come dice il Salmo, la sua Parola è una lampada per i nostri piedi ed una luce per il nostro cammino (cf. 119, 105). 

La voce, come un bacio, è qualcosa di molto intimo, da una persona ad un’altra e non si confonde con “una verità” che può essere bella, ma non è solo per me. È certo che la voce di Dio si può sentire, ma si può dire ancora di più; la voce di Dio È L’UNICA chiarezza completa che posso ricevere. Per questo, nella vita mistica parliamo di una Ispirazione continua, di una forma persistente della voce divina, del suo messaggio che ci arriva attraverso tutte le cose, tutti gli avvenimenti, ed il cui contenuto è, soprattutto, la sua volontà per me, ora. Nell’Antico Testamento ci sono racconti che esprimono questo fatto in modo bello e preciso, come la chiamata che Samuele sentì e condivise col suo maestro Eli (1 Sam 3, 1-17). 

Dio ci parla in molti modi. Parla attraverso la creazione, attraverso la sua Parola, attraverso saggi consiglieri nelle nostre vite. Parla attraverso le situazioni della vita, aprendo e chiudendo porte. Parla per mezzo del suo Spirito Santo, dotandoci di doni e passioni che possiamo utilizzare per servire nel suo regno. 

Col tempo, impariamo ad ascoltare quella voce nel nostro cuore; risulta più facile identificarla, e quando la sentiamo con chiarezza, è più facile rispondere. La voce di Dio ci chiama ad essere quello che dobbiamo essere. Chiamò Pietro affinché lasciasse le sue reti nel mare di Galilea, Matteo affinché abbandonasse il suo posto di esattore delle imposte, Bartimeo al margine della strada, Zaccheo di fianco al sicomoro… e Maria Maddalena affinché abbandonasse tutto quello che l’aveva costretta senza libertà. Il buon pastore chiama le sue pecore per nome, ed esse conoscono la sua voce (Gv 10, 11-16). 

Una stella non comunica con le altre stelle attraverso le parole, bensì mediante la forza della gravità. Dio non ha bisogno di parlarci con le parole, anche se lo può fare. Parla con le sue opere e con l’azione segreta dello Spirito Santo nella nostra anima, muovendo il nostro cuore, agitando le nostre emozioni e dando luce al nostro intelletto per attrarci delicatamente verso di Sé. Può succedere che all’inizio non siamo neppure coscienti di ciò. Ma col passare del tempo Egli ci aiuterà a riconoscere la sua azione in noi. Forse ci avrà aiutati ad essere più pazienti o più comprensivi, o a lavorare meglio, o a dare più importanza all’amicizia…. In definitiva, il nostro amore per Dio diventerà ogni volta più forte. 

Gesù disse a Maria Maddalena: «Maria!» Ella, voltatasi, gli disse in ebraico: «Rabbunì!» (Gv 20, 16). L’esperienza sarebbe stata indimenticabile. Sicuramente avrebbe ripetuto quelle stesse parole ogni volta che avrebbe raccontato la storia a chi avesse voluto ascoltarla, probabilmente fino al giorno della sua morte. Solo quando Gesù pronuncia il suo nome, Maria lo conosce. Al principio, non poté riconoscerlo, ma Maria conosceva quella voce inconfondibile: la voce che la chiamava alla pienezza quando scacciò i demoni che la tormentavano; la voce che l’accolse nel suo circolo di amici; la voce che le disse che era preziosa agli occhi di Dio; la voce che le rispose o rise durante un pranzo; la voce che gridò di dolore dalla croce. Maria conosceva quella voce perché era una voce che le aveva parlato con amore. Allora seppe chi era. A volte, vedere non è credere; amare, invece, lo è. 

Per Cristo non esistono le masse anonime. Si interessa di ognuno dei suoi discepoli. Fa attenzione ai doni, ai punti forti e alle debolezze di ognuno, ma la sua attenzione si rivolge ai più deboli del gregge: «porta gli agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri» (Is 40,11). Comprende le loro difficoltà, non forza le cose, né impone ritmi insostenibili, ma valuta la condizione di ognuno, li aiuta e li rispetta. 

Per distinguere la voce del Buon Pastore dalle altre voci, in particolare quelle del nostro cuore che sono amplificate dal demonio, Papa Francesco raccomanda alcuni atteggiamenti, autentiche e necessarie virtù, tra di esse: la vigilanza (Lc 12,35-37). Un’altra è ricordare la storia della mia relazione personale con Dio, ripassando come in occasioni precedenti mi abbia parlato. Infine, menzioniamo il riconoscere – prima che confessare – come siamo realmente, perché “tutti abbiamo la tentazione di portare una maschera, perfino davanti a noi stessi”, come disse il Papa. Uno dei modi di imparare su noi stessi è osservare come reagiamo davanti ad avvenimenti inaspettati che non ci lasciano il tempo per metterci una maschera: interruzioni, reazioni repentine o violente di qualche conoscente, problemi di salute…. 

Forse oggi sarà un giorno nel quale decideremo di aguzzare l’udito, perché sappiamo già che Beati sono i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l’udirono! (Mt 13, 16-17). 

Luis CASASUS