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di p. Luis Casasús, Superiore Generale dei missionari Identes   

New York/Parigi, 3 gennaio 2021 | Epifania del Signore

Isaia 60, 1-6; Lettera agli Efesini 3, 2-3a.5-6; Matteo 2, 1-12.

Tempo fa lessi un libro pieno di tenerezza: “L’adolescenza di Gesù mai raccontata” (1997) dello scrittore spagnolo José Maria Sanchez Silva. 

Mi aiutò a comprendere come Gesù, senza dubbio, ricevette dai suoi genitori molti doni spirituali e anche uno stile nel parlare e raccontare le sue esperienze. 

Probabilmente, la storia dei Tre Re Magi, che ascoltò da Maria, ispirò alcune delle sue parabole. Per esempio, la storia della peregrinazione dei Re Magi mi ricorda la parabola del commerciante di perle, dove si mostra il significato dell’autentica ricerca nella vita spirituale. 

A volte, la gente parla di “cercare Dio”, ma la verità è che le persone divine non smettono mai di manifestarsi. Succede che la nostra presunta ricerca è il desiderio che Dio si combini esattamente con il mio linguaggio, i miei desideri e le necessità che ho in questo momento. Ancor di più, se parliamo di ricerca, come disse il poeta iraniano Rumi (1207 – 1273): Il tuo compito non è cercare l’amore, bensì semplicemente cercare e trovare tutte le barriere dentro te stesso che hai costruito contro di esso. 

A volte abbiamo l’impressione che la Provvidenza risponda esattamente alla nostra supplica, come è il caso di alcune cure o conversioni di coloro che accompagniamo, ed allora diciamo che ci è stata concessa una grazia speciale, o perfino un miracolo. 

Ancora di più. In altre occasioni, sentiamo che Dio ci anticipa e ci chiama, ci spinge, ci sfida, ed allora comprendiamo che è Lui il vero ricercatore. 

Qual è il significato della ricerca spirituale? Come possiamo imitare Dio stesso in questo atteggiamento di ricerca? Credo che la risposta stia nell’indicazione di Cristo: Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. (Mt 6, 33), e nella vita dei Re Magi. Gesù ci sta dicendo quello che vale la pena di cercare ed i Re Magi ci mostrano oggi come farlo. 

Il discepolo di Cristo non cerca “verità”, formulazioni astratte della vita spirituale, o soluzioni a problemi che l’opprimono e superano la forza dei suoi simili. Di fatto, egli cerca il modo di dare tutto in ogni momento, anche se non riesce a raggiungere il suo obiettivo letteralmente. La sua vittoria è poter dare sé stesso agli altri nelle condizioni più avverse. Ovviamente, il nostro prossimo percepisce questo atteggiamento, che in sé stesso ha la forza di una potente testimonianza, ma è anche certo che la Provvidenza risponde, a volte confermando rapidamente le aspettative di colui che cerca con fede e fissando il bene degli altri come obiettivo finale. 

Un adolescente aveva perso una lente a contatto mentre giocava a pallacanestro nel parco.  Dopo avere cercato alcuni minuti, arrivò a casa ed informò sua madre che la lente non si trovava in nessun posto. La madre non dice una parola, ma esce e, dopo alcuni minuti, ritorna con la lente in mano. Veramente l’ho cercata tanto, mamma, dice il giovane. Come hai fatto a trovarla così rapidamente? Perché, risponde, non stavamo cercando la stessa cosa. Tu stavi cercando un piccolo pezzo di plastica. Io stavo cercando la lente a contatto di mio figlio.  

Si dice di un santo, credo Pietro Claver, che uno dei suoi aiutanti, che aveva riscattato dalla miseria e cercava inutilmente di convertire ad una vita di fede, al momento della morte del santo confessò il suo orgoglio ed abbracciò il più sincero pentimento, a motivo della perseveranza del santo nei suoi sforzi. Forse il santo non trovò il “metodo appropriato”, sicuramente quel metodo non esisteva, ma lo Spirito Santo è al di sopra dei piani dei santi e di quelli di noi… che non siamo completamente santi. 

Maria e Giuseppe cercarono un posto caldo e sicuro affinché il Bambino Gesù venisse al mondo. Ma apparentemente il loro desiderio non si realizzò letteralmente. Anche i Re Magi cominciarono a cercare Gesù nei palazzi e nei luoghi dove si supponeva che vivesse un futuro re… ma questa ricerca, apparentemente, non diede i frutti attesi. 

Il frutto fu che, a tutti gli uomini di buona volontà, siano essi semplici pastori o Magi educati, fu chiaro che Dio si presentò davanti a noi come un Dio bisognoso, dipendente dai suoi genitori ed anche dalla nostra collaborazione. Questo sarebbe stato difficile da capire se Cristo fosse venuto al mondo in qualunque altro modo. 

La ricerca rappresenta, in una parola, quello che ogni essere umano fa, comportandosi in modo estatico. Consideriamo un esempio banale. Se sto camminando per un sentiero di montagna, starò attento a dove metto il piede, per non inciampare o torcermi la caviglia. Questo implica eliminare alcune possibilità (mettere il piede in una pozzanghera, pestare una pietra…) per scegliere infine la possibilità migliore, un piccolo pezzo di terra piana e secca. Naturalmente, facciamo tutto questo “automaticamente”, a meno che la nostra vista o le nostre gambe non siano limitate, ma lo stesso processo avviene continuamente nella nostra vita spirituale. 

Viviamo sempre, continuamente, in una ricerca della perfezione, del meglio. Non si tratta semplicemente di scegliere tra il bene e il male, bensì di discernere il più perfetto, cioè, quale sia la volontà di Dio per me in questo momento. Esempi di questo stato di ricerca sono lo sforzo per vivere un continuo raccoglimento ed una permanente quiete, che ci permetta di chiudere il cammino all’inutile o perverso ed aprire la mente e la volontà all’imprevedibile, a quello che lo Spirito Santo vuole sussurrarci. 

I Re Magi, come il mercante di perle della parabola, compresero che dovevano lasciare tutto per entrare nel regno dei cieli. Questo è precisamente l’identificarsi con Cristo che si svuotò della sua condizione divina per arrivare a noi. Questo è il centro della festività di oggi nel Vangelo secondo Matteo. Non è ovvio che Dio si manifestasse nella vulnerabilità ed impotenza e nella piccolezza, nella debolezza, ma di fatto questa è la narrazione del Vangelo… e la nostra esperienza personale. 

Questa forma suprema di estasi richiede una grazia particolare, senza la quale non è possibile. Possiamo illustrare questo con una piccola storia di Natale. 

Era la sera di una vigilia di Natale e nonostante le suppliche di sua moglie, il marito non l’accompagnò in chiesa. Tutta questa pazza idea che Dio si trasformasse in un essere umano non aveva nessun senso per la sua mente logica. Quando sua moglie partì andando verso la chiesa, egli si mise a guardare gli uccelli nel cortile ed i semi che aveva messo per loro. Stava nevicando abbastanza e i porta-semi si coprirono rapidamente. Accese le luci del cortile, ma tanto gli uccelli come i semi si persero nella neve che cadeva. Mettendosi il suo pesante cappotto di lana, uscì e aprì la grande porta del granaio. 

Quindi sparse miglio dentro il granaio, sperando che gli uccelli lo vedessero. Non lo videro. Con la speranza di poter aiutare quelle piccole creature affamate, cercò disperatamente di spingere gli uccellini verso la luce del granaio aperto… ma erano troppo spaventati. Lì restavano, ad alcuni centimetri dal cibo e dall’acqua di cui avevano bisogno, ma non poteva fare di più.

Se fossi un uccello…, pensò tra sé, mostrerei loro la strada verso quell’alimento vivificante. In quel momento le campane della chiesa cominciarono a suonare annunciando l’alba di Natale. Ma qualcosa risuonò anche dentro l’uomo… attraverso il potere della sua stessa analogia di mostrare agli uccelli la strada verso il seme vivificante… una comprensione progressiva cominciò a crescere dentro di lui, che “forse” Dio avrebbe potuto di fatto apparire a noi in forma umana.

Quindi pensò a quello che aveva detto a sua moglie quella notte. Perché Dio avrebbe voluto essere come noi? Questo è ridicolo!  

Improvvisamente tutto ebbe senso per lui. Questo è quello che Dio aveva fatto! Eravamo come gli uccelli ciechi, perduti e morenti. Dio, attraverso Gesù Cristo, si fece come noi per mostrarci il cammino e salvarci. 

Mentre il vento e la neve accecante imperversavano, la sua anima si calmò e poté riflettere su questo meraviglioso pensiero. Improvvisamente comprese perché Gesù Cristo era venuto. Anni di dubbio ed incredulità svanirono col temporale che passava. Cadde in ginocchio sulla neve e pregò la sua prima orazione. 

Quando Gesù c’incoraggia a cercare ed afferma che chi cerca, trova, non sta dicendo che troveremo precisamente quello che speriamo. Una persona che considero spiritualmente onesta mi diceva che ogni volta che chiede a Dio più forza, la risposta divina è una situazione più complicata della precedente. È un paradosso, ma contemporaneamente un modo di dire: Conosco la tua realtà; se ti permetto di stare lì è perché ti ho già dato la forza che considero necessaria. 

Come c’insegna la parabola del mercante di perle, si tratta di scegliere tra varie possibilità di fare il bene, scoprendo l’opzione migliore, che si nasconde agli occhi troppo occupati a piangere… o a guardare il mondo. Questa è la legge della perfezione che è continuamente attiva in noi. La scelta tra il bene e il male, ovviamente, la facciamo spesso, ma non è la legge essenziale che ci spinge a cercare la cosa più perfetta. Se decidiamo di disubbidire a questa legge, il primo frutto è la tristezza. Questo è il caso di Erode che, secondo molti ricercatori, era depresso e paranoico, ed il Vangelo di oggi ci dice che, ricevendo la notizia della nascita di Gesù, si sentì molto turbato. 

È certo che è importante cercare il senso ed il proposito della nostra esistenza, ma anche se non comprendiamo molte cose, possiamo fare come la Sacra Famiglia, vivendo le virtù domestiche, come ci ricordò Papa Francesco. Queste virtù non si chiamano domestiche solo perché possono essere vissute nel seno della famiglia, ma anche perché sono sempre alla nostra portata: tenerezza, gratitudine, servizio, affetto…. Possiamo cercare e trovare queste occasioni immediatamente. Altri sogni o ambizioni spirituali ed apostoliche possono diventare realtà in modo non immediato, ma Dio non si nasconde, ci chiede solo che facciamo come i Re Magi: andare oltre i nostri obblighi, oltre i compiti che sappiamo fare bene e cercare la presenza di Dio dove non la cercano i forti, i potenti o i saggi del mondo. 

Spesso si dice che nei viaggi importanti, il viaggio è tanto importante quanto la destinazione. E, di fatto, il giorno prima che i Re Magi ritornassero alla loro terra nativa, succede un qualcosa molto significativo. 

Dio li avverte in sogno che non tornino a Gerusalemme, ma vadano per un’altra strada. E questo è un versetto molto importante perché ci mostra un paio di cambiamenti nella vita di questi Re Magi. 

In primo luogo, la rivelazione di Dio diventa più personale per loro. Viaggiano verso Israele perché vedono una stella, forse leggono alcune pergamene. Ma ora Dio, in un sogno, parla loro personalmente. 

In secondo luogo, obbediscono alla voce del Signore. Questo è notevole perché il loro viaggio di ritorno sarà molto più difficile e pericoloso del primo. Non implicherà solo più chilometri da percorrere, ma anche evitare Erode. Tuttavia, sono disposti ad obbedire alla voce di Dio. 

La loro ricerca ha cambiato il modo in cui vedono il mondo, come vedono Dio, come vedono sé stessi. La loro esperienza con questo bambino renderà molto difficile per loro continuare con una cultura superstiziosa di adorazione di idoli. 

Rappresentano tutti coloro che hanno superato o supereranno i limiti che la cultura accetta, quello che definisce il dominio universale dell’unico e vero Dio rivelato in Gesù. Questo è il significato del loro viaggio. E di nuovo, questo fa sì che ci domandiamo: Ho ascoltato realmente, come i Re Magi, oltre i limiti della mia cultura, delle mie abitudini, della mia routine quotidiana e ben organizzata?