
“Sono trascorsi 30 anni! Sono passati luoghi, volti, amori, eppure, nulla sembra essere cambiato!”
Oggi, più che mai, Alessandra conferma: “Le Tue parole sono rimaste lì, immutabili, in ogni mio fallimento ed in ogni mia conquista. Hai compiuto la Tua promessa.”
Un invito, un’eco che risuona nel profondo e apre alla scoperta di una presenza che sa di eternità. È il cammino di tre missionarie identes — Laura, Flavia e Alessandra — che quest’anno celebrano trent’anni di fedeltà a partire da quel primo “sì” pronunciato davanti a Dio. La fedeltà alla vocazione non è altro che la nostra risposta alla Sua promessa: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,19-20).
Tre storie, una promessa
Dio è sempre lo stesso, ma il modo in cui parla a ciascuno è diverso. Il suo linguaggio ha mille accenti, e ognuno porta in sé una tenerezza irripetibile.
Laura, che oggi insegna e vive a Torino, fin da bambina aveva un sogno limpido: fare qualcosa di speciale con la sua vita. Non per se stessa, ma per lasciare un segno nel mondo.
Flavia, in missione a Varese, ha attraversato per anni un senso di insoddisfazione che sembrava non trovare pace.
Alessandra, medico a Terni, viveva invece l’irrequietudine di chi cerca “qualcosa di più”, senza ancora saperne il nome.
Tre percorsi diversi, un’unica sete.
La libertà della scelta
“In questa ricerca di qualcosa di più grande” – racconta Laura – “sono stata accompagnata da una libertà nelle diverse scelte. La nostra vita è fatta di scelte, e la santità dipende anche da questo: se prendere una direzione o un’altra.
Ricordo che, da ragazza, le mie scelte decisive sembravano piccole: partecipare a un compleanno o a un incontro di un’associazione cattolica, coltivare la mia relazione con Gesù o andare a una festa con gli amici.
Di Cristo mi colpiva la bellezza di ciò che faceva, la nobiltà dei suoi gesti, il suo gusto per ciò che è vero e buono. È questo che ha orientato le mie scelte”.
Flavia, invece, ha vissuto un cammino più travagliato.
“Avevo ventinove anni” – racconta Flavia – “ero fidanzata e ci dovevamo sposare. Durante una vacanza ho sentito che lui non mi bastava: c’era qualcosa di più, ma non sapevo cosa fosse. Restava questo senso di insoddisfazione, il bisogno di andare più a fondo, di capire cosa cercavo davvero.”
Dopo un anno la relazione finì, e proprio allora Flavia incontrò le missionarie.
“La domanda che mi ha messo in crisi è stata: vuoi conoscere la tua vocazione? Da quel momento la mia vita è cambiata. All’inizio era tutto luminoso, mi sembrava di volare: conoscevo qualcosa che non avevo mai conosciuto, e per la prima volta ero veramente felice.”
Ricostruirsi in Cristo, un passo alla volta
Ma la fedeltà non è un entusiasmo che dura un giorno. È un cammino che attraversa il tempo, la fatica e la fragilità.
Tenere il passo con Cristo richiede di lasciarsi destrutturare, poco a poco, per rinascere più simili a Lui. È per questo che ogni fedeltà ha bisogno di essere continuamente rifondata, su basi solide, più profonde delle emozioni.
“Le parole di Gesù, Io sono la Via, la Verità e la Vita, hanno tracciato il mio cammino” – confida Laura. – “Ho camminato con Cristo e, quando ero pronta, Lui mi ha mostrato il suo progetto per me. All’inizio quella Verità mi ha rattristato: pensavo ai sogni che avevo nel cassetto e che sembravano incompatibili con la sua chiamata. Ma sentivo anche che, se non avessi accettato il suo progetto, non avrei mai raggiunto la vera felicità.”
Oggi, trent’anni dopo, quella voce risuona ancora dentro di lei.
“La mia fedeltà è una risposta alla sua, perché è Lui che mantiene le promesse. Ogni giorno mi dona la grazia di guardare le mie debolezze con la sua misericordia, e di riconoscere la grandezza della sua opera in me.”
L’amore che educa
Anche Flavia ha conosciuto la prova e la lotta interiore. Ci parla di momenti difficili, in cui ha dovuto affrontare i suoi limiti: la sua affettività, la sua incapacità di stare da sola, il suo bisogno di avere dei punti di riferimento che fossero fissi, il desiderio di doversi sentire buona, quella che faceva le cose bene. Racconta che ciò che l’ha mantenuta fedele sono stati tre pilastri molto forti e costantemente presenti: il suo desiderio di voler imparare ad amare, la consapevolezza che fuori dall’Istituto la vita non sarebbe stata la stessa, infine la presa di coscienza che il Padre la stava educando con un amore immenso, proprio nei momenti in cui faceva più male.
“Dopo un mese, che ero entrata in vita comune, me ne sono andata. Durante quel periodo ho vissuto una lotta interna, tra me e Dio, nella quale era chiaro che avrei dovuto dire sì o no. Non potevo stare a metà, o volevo veramente imparare ad amare, disponendomi a qualunque cosa, anche a soffrire e a vivere cose che non mi piacevano, a sentire tutta questa rabbia, a non sentirmi mai nel posto giusto; oppure facevo la mia vita e dicevo no. Non potevo stare a metà o vivevo pienamente oppure niente. Quando mi sono resa conto che il no non mi faceva stare bene, allora non poteva essere che un sì”.
Queste missionarie ci testimoniano la bellezza del nostro Dio, un Padre che accompagna con la propria presenza soave i loro momenti più bui, che non lascia nelle tenebre ma dona in ogni istante lumi di consapevolezza per aiutarli a ritrovare la via di casa.
“Eppure” – confida Alessandra – “nulla sembra essere cambiato da quel giorno in cui, durante un’adorazione eucaristica a cui partecipai quasi per caso, udii nel cuore una voce:Io e te resteremo insieme per sempre. Non ne capii allora il significato, ma mi riempì di pace.
Niente fu più lo stesso. Sono trascorsi trent’anni, sono passati luoghi, volti, amori, eppure nulla sembra essere cambiato. Le tue parole sono rimaste lì, immutabili, in ogni mio fallimento e in ogni mia conquista. Hai compiuto la tua promessa.”
@ElisabettaAtza
                    


