Non aveva 12 anni e difese la sua verginità con tutte le sue forze. Le costò la vita e le fu aperta la porta per entrare tra i santi. Nacque il 16 ottobre 1890 a Corinaldo, Ancona, in Italia. Era la terza di sette figli di una coppia di contadini, Luigi Goretti e Assunta Carlini. Quando venne al mondo, erano già morti prematuramente due suoi fratelli. Il suo arrivo, in una casa dove tra l’altro regnava la povertà, rivestiva un enorme significato.
Ancora molto piccola, i suoi genitori emigrarono a Ferriere di Conca, a Nettuno, per lavorare per il conte Mazzoleni. Nel 1900, all’età di 41 anni, muore suo padre Luigi, colpito dalla malaria. Non avendo i mezzi economici per far celebrare messa, Maria pregava con fiducia Dio e, con il suo rosario che portava sempre al polso, innalzava le sue preghiere alla Madonna. Con una maturità singolare per la sua età, custodiva ferocemente la sua integrità, amando la purezza con la stessa intensità con cui aborriva il peccato.
Uno dei suoi più grandi sogni era ricevere la prima comunione e poté veder compiuto questo desiderio. Grazie alla solidarietà dei suoi umili vicini ricevette dei vestiti. Uno di loro le diede la formazione necessaria e il 29 maggio 1902 ricevette il sacramento. “Madre – chiedeva Maria – quando farò la comunione? Voglio Gesù […] Non posso stare senza Gesù!”.
La ricezione di questo sacramento incrementò in lei, ancora di più, il suo amore per la purezza. Nel suo ambiente, infatti, era nota per la sua sensibilità verso ogni genere di espressioni offensive o gesti poco gentili di alcuni dei suoi compagni. Profondamente addolorata da questi comportamenti, che respingeva interiormente, un giorno parlava con sua mamma così: “Madre, come parla male quella ragazza”. “Cerca di non prendere mai parte a queste conversazioni” – le diceva la mamma. E lei: “non voglio nemmeno pensarci, madre; piuttosto che farlo, preferirei…”.
Quel giorno non finì la sua frase, ma un mese dopo avrebbe firmato queste parole versando il suo sangue.
Suo padre aveva deciso, per il servizio del conte Mazzoleni, di unirsi a Giovanni Serenelli: una decisione che gli costò molto cara, anche se non visse tanto a lungo per vedere la tragedia che ne sarebbe conseguita. Prima di morie, ebbe sì il tempo di rimpiangere la troppa vicinanza con questo signor Serenelli. Le due famiglie, infatti, vivevano a stretto contatto, condividendo la cucina. Il padre di Maria ebbe modo di rendersi conto che tipo di uomo fosse quello sconosciuto: bevitore accanito con una condotta sconveniente per un padre e un marito. Prima di morire aveva già chiesto alla moglie di abbandonare quel luogo con i loro figli. Tuttavia, un contratto oblbigava la famiglia a restare.
Quando Luigi morì, sia Assunta – che passava la maggior parte del suo tempo nei campi per mantenere la famiglia – e tutta la sua famiglia, subì le conseguenze del dispotismo di Serenelli. Aveva un figlio, Alessandro: all’età di 19 anni era già, per così dire, un degno erede dei vizi del padre. Aveva una marcata tendenza al volgare e all’osceno, sicuramente dovuto anche alla precoce perdita di sua madre e al cattivo trattamento che riceveva dal padre.
Neanche lui era rimasto indifferente alla pietà di Maria Goretti. Mosso dalla sua testimonianza, in qualche occasione aveva persino pregato il rosario insieme a Maria. Tuttavia la contraddizione di una vita, come la sua, lontana da una vita di preghiera e dai sacramenti, lo induceva anche a provocarla, perseguitarla, a minacciarla: “Se dici qualcosa a tua madre, ti uccido!”. Terrorizzata, Maria pregava.
Il giorno prima della sua morte, senza dare alcuna spiegazione, Maria aveva chiesto a sua madre di non abbandonarla. Assunta non si rese conto della gravità della situazione. E il 5 luglio 1902, le minacce diventarono un’infame aggressione che valse la vita stessa di Maria.
Mentre gli rammendava una camicia in cima alle scale di casa, fu aggredita da Alessandro che, di fronte alle sue resistenze, finì per pugnalarla più volte. Non morì immediatamente, ma in ospedale, dopo essersi confessata, aver pregato la Madonna e consolato i suoi cari. Il suo ultimo gesto d’amore fu quello di perdonare il suo assassino: “Sì, lo perdono per amore di Gesù, e voglio che venga con me in Paradiso. Voglio che lui sia al mio fianco… Che Dio lo perdoni, perché io l’ho già perdonato”. Spirò il 6 luglio.
Alessandro fu processato e condannato a 30 anni di lavori forzati, senza mostrare alcun segno di pentimento. Solo molto anni dopo, quando l’atto di perdono di Maria calò profondamente nel suo cuore, si pentì del suo peccato e si convertì. La vide in sogno e, da allora, decise di espiare la sua colpa. Assistette al suo processo di beatificazione e divenne frate. Nel Natale del 1937 andò a casa di Assunta, chiedendole di perdonarlo. “Se Maria ti ha perdonato, come posso io non perdonarti”, rispose la madre. Ricevettero insieme l’Eucaristia. Maria aveva mediato per lui dal cielo. Fu canonizzata da Pio XII il 24 giugno 1950.
© Isabel Orellana Vilches, 2018
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