“Monaco benedettino, vescovo e promotore nella sua sede della riforma gregoriana. A lui si deve la ricostruzione della basilica-cattedrale di Anagni; in essa fu canonizzata s. Chiara d’Assisi”.
Amico e collaboratore di Bruno di Segni che fu il suo biografo, procedeva da una nobile famiglia di principi longobardi di Salerno che si stabilirono lì nel secolo IX, anche se nell’anno 1077, mentre era ancora in vita questo santo, la città fu conquistata dai normanni. La Bolla sottoscritta dal papa Pasquale II nel 1110, mediante la quale l’elevò alla gloria del Bernini, si faceva eco della narrazione che Bruno fece di Pietro. Attualmente si conserva incompleto un altro documento redatto prima del 1181 il cui autore fu Pietro II di Anagni, al quale può essere data una certa credibilità. In complesso il racconto permette di ricomporre la sua vita che incomincia sottolineando la sua situazione precoce di orfano, a causa della quale fu condotto al monastero di San Benedetto, dove fu influenzato dalla spiritualità monastica. Lì coltivò l’orazione e lo studio, impregnandosi della feconda tradizione conservata ed accresciuta dai suoi fratelli attraverso la regola che trasmise loro il loro insigne fondatore. Insieme ad essi ottenne la preparazione che unita alle sue eccelse virtù a tempo debito l’avrebbero portato ad essere un gran vescovo.
Dal punto di vista storico, la situazione ecclesiale si trovava immersa nello spirito della riforma che ebbe in san Gregorio Magno uno dei suoi grandi propulsori. Fu continuata da Gregorio VII nelle due ultime decadi del secolo XI, benché fosse cominciata a metà dello stesso, durante il pontificato di Leone IX. D’altra parte, per comprendere il contesto esistenziale nel quale si svolse la vita di Pietro, e come arrivò ad occupare la sede di Anagni, conviene ricordare che alla morte del papa Stefano IX avvenne l’elezione di Benedetto X senza che ci fosse unanimità nel Collegio cardinalizio. Quelli che erano in disaccordo elessero Nicola II a Siena contando sul voto di Ildebrando, futuro Gregorio VII. Ma morendo Nicola II nel 1061, i nobili di Roma ed i prelati lombardi ricorsero al diritto imperiale reclamando la designazione di un nuovo pontefice. Allora intervenne il cardinale Ildebrando, e rivendicò la legittimità dei decreti per l’elezione papale ratificati dal sinodo di Melfi nell’agosto del 1059. Si scelse come successore di Nicola il vescovo di Lucca, Anselmo dà Baggio che prese il nome di Alessandro II; il suo pontificato durò dodici anni.
In quest’epoca, il cardinale Ildebrando, che aveva conosciuto Pietro nel monastero benedettino di Salerno, era al corrente della sua mirabile virtù ed eccellente preparazione. Di modo che suggerì al pontefice Alessandro II di designarlo suo cappellano. Questa vicina relazione di Pietro col papa che ripose in lui la sua fiducia, gli permise di acquisire una gran esperienza in temi ecclesiastici. Aiutò il Santo Padre in temi dolorosi e problematici che affiorarono allora, come la disciplina interna ecclesiale ed i privilegi dei laici che stavano usurpando i beni della Chiesa, tra gli altri temi. Pietro fu anche propulsore della ricostruzione della cattedrale-basilica di Salerno, una delle sue azioni per le quali è ben conosciuto, che richiese la sua attenzione tra il 1072 e il 1103.
Allora, Alessandro II consacrò Pietro vescovo di Anagni e l’inviò come suo legato alla corte dell’imperatore di Bisanzio, Michele VII, per riconciliarlo con la fede cattolica. Precisamente, le fonti attribuiscono a questo monarca il suo aiuto per la ricostruzione della cattedrale; si pensa che poterono intervenire a lavorare anche artigiani bizantini. Nel 1096, mentre l’opera era in funzione, il santo partecipò alla Prima Crociata insieme al suo leader, Boemondo I di Taranto che era principe di Antiochia e che andò a combattere in Terra Santa. Pietro restò al fianco all’imperatore di Costantinopoli. Per quarantatré anni di episcopato, -parte dei quali ebbero luogo mentre Ildebrando, come Gregorio VII, occupava la Cattedra di Pietro, eletto nel 1073 e che diresse la Chiesa fino alla morte nel 1085,- il santo prelato di Anagni dovette affrontare diversi problemi spinosi. La Chiesa lasciava molto a desiderare ed il papa che fu un energico riformatore, non era disposto a mantenere le deplorevoli testimonianze che si davano. Lottò contro la simonia, le investiture e stabilì il celibato sacerdotale contro una maggioranza del clero infiammato da un decreto che inizialmente non era disposto ad accogliere. Non gli tremò la mano e nel concilio realizzato a Roma nel 1075 scomunicò vari vescovi.
Questo clamore contro la riforma arrivo anche alla sede di Anagni dove fu palpabile la reticenza di molti chierici, un fatto che produsse a Pietro grande sofferenza poiché era un fedele figlio della Chiesa e fu indissolubilmente unito ai successivi pontefici. Morì il 3 agosto dell’anno 1105. I suoi resti si venerano nella cattedrale di Anagni, città della quale è uno dei patroni. La basilica è dedicata a Santa Maria Annunziata e si dà la circostanza che fu il luogo scelto per la canonizzazione di santa Chiara d’Assisi nel 1255.
Fu introdotto nel catalogo dei santi da papa Pasquale II il 4 giugno 1110, autorizzando il suo culto nelle diocesi della Campania.
© Isabel Orellana Vilches, 2018
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