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Santo

San Pedro Poveda Castroverde, 28 luglio

By 27 Luglio, 2023Aprile 17th, 2024No Comments
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“Sacerdote e fondatore della Istituzione Teresiana, martire della guerra civile spagnola. Grande umanista e pedagogo, incoraggiò la donna nell’insegnamento, prevedendo l’influsso che avrebbe esercitato nella società”

“Nella vita dei santi, ammira tutto ed imita di essi quello che puoi”, consigliò il martire fondatore dell’Istituzione Teresiana. Quando trasmise questa massima nel 1908, camminava con fermezza per il sentiero che l’avrebbe innalzato agli altari, portato della sua passione per Cristo, mosso da ardente carità e dalla chiaroveggenza che accompagna gli autentici figli di Dio.

Nacque a Linares (Jaen, Spagna) il 3 dicembre 1874 in una famiglia di sette fratelli, dei quali fu il primogenito. Non dovette chiarire nulla circa il suo futuro perché ebbe chiara la sua vocazione sacerdotale. Inizialmente, entrò nel seminario di Jaen, e poi si traferì in quello di Guádix, Granada, dove fu ordinato sacerdote nel 1897. Poi si laureò in teologia a Siviglia. A Guádix rimase fino al 1905 e lì pose i pilastri di quella che sarebbe stata la sua preoccupazione fondamentale: l’insegnamento. Fu testimone delle gravi deficienze che presentava una parte della popolazione, particolarmente quella residente nei quartieri periferici delle grotte di questa località granadina. Erano persone che non ricevevano attenzioni, mancanze di educazione e carenti di risorse economiche. Per assisterli mise in moto le Scuole del Sacro Cuore.

Il suo seguente destino fu Covadonga, Asturie; vi andava come canonico. In questa nuova tappa della sua vita che durò sette anni, pregò e studiò con impegno mentre rimaneva nel suo cuore l’inquietudine per l’insegnamento. Prova di ciò fu la creazione nel 1911 di due accademie, quella di Gijón diretta agli uomini e quella di Oviedo alle donne; l’anno seguente ne aprì un’altra a Linares. Con esse si proponeva di dare una spinta ai problemi educativi che ci furono in Spagna nelle prime decadi del secolo XX. La sua idea pedagogica partiva con visione universale ed aveva il solido pilastro dell’umanesimo cristiano; una grande scossa nel compito educativo. Inoltre, abilmente sommò a questo impegno l’immediato obiettivo di formare i professori di Magistero.

Tornato a Jaen nel 1913, conciliò la sua missione come canonico della cattedrale con altre responsabilità. Fu professore del Seminario, delle Scuole Normali e dell’Istituto di Secondo Insegnamento. Fu allora che conobbe Maria Josefa Segovia, una valente giovane che aveva poco più di vent’anni e nelle cui mani mise l’Accademia di Magistero fondata nella città. Fu anche la prima a dirigere l’Istituzione Teresiana. Perché un’altra delle caratteristiche che risaltano in Pietro è l’eccezionale lavoro che realizzò scalando gradini in pro dell’educazione femminile. Propiziò la creazione delle basi precise affinché le donne accedessero alla cultura attraverso le accademie seminate nel paese, e nel 1914 diede impulso a Madrid alla prima residenza universitaria femminile spagnola. Voleva che i docenti implicati in questo compito, sia nel presente come nel futuro, sapessero mostrare “coi fatti che la scienza si unisce bene con la santità di vita”. Tutto il suo lavoro era intriso di fede, di preghiera. Era un uomo di idee chiare, coi piedi per terra ed il cuore in cielo, un grande direttore e formatore. Notava: “Non guardare mai al bene che hai fatto nella vita passata, né al male che hai evitato con l’aiuto del Signore; punta al cielo, al molto che ti manca per ottenerlo. Familiarizza con la parola avanti!, interpretando bene quello che essa significa”.

Nel 1921 fu designato cappellano reale, il che gli permise di sviluppare fecondi progetti approfittando dell’interessante campo di relazioni che si aprì davanti a lui. Promosse la collaborazione con personalità affini alle sue idee, e in quel modo fornì nuove alternative ad una società che incominciava ad impregnarsi coi primi barlumi di secolarismo. Continuò dando impulso alla fondazione, senza dimenticare altri progetti educativi vincolati ad organismi che appoggiavano il professorato cattolico. In questa tappa della sua vita istituì la Lega Femminile di Orientamento e Cultura. Sostenne la sua opera anche con la redazione delle linee che avrebbe dovuto seguire e le basi della riforma educativa che aveva promosso. Nel 1924 l’Istituzione ricevette l’approvazione pontificia come Pia Unione, e nel 1928 cominciò ad espandersi all’estero.

Fu un apostolo infaticabile, diede prove della sua umiltà, pazienza e mansuetudine, e segnò la sua vita con la preghiera e la donazione costanti. Come disse di se stesso nel 1920, la sua fede non fu “vacillante”, bensì “ferma ed imperturbabile”, e così mostrò nuovamente alla fine della sua esistenza. Aveva detto: “Credere bene e restare muti non è possibile”, una convinzione che siglò col suo sangue. Il 27 luglio 1936, in mezzo all’ecatombe della guerra civile, fu fermato a casa sua; aveva appena officiato la messa. Si auto-identificò con coraggio: “Sono sacerdote di Cristo!”. Sempre mosso dal vivo desiderio di compiere la volontà di Dio, si dispose a incontrarsi con Lui per sempre. “Senza croce non avrai chiave per aprire le porte del cielo”, aveva detto. Un’altra sfumatura che alimentava l’onda dell’odio e del risentimento altrui, benché nel suo adirato prossimo egli continuasse a riconoscere Cristo; un altro tratto del suo evangelico cuore: “Vedi nel prossimo l’immagine di Gesù, e così amerai anche gli stessi nemici […].Non fare mai entrare l’odio nel tuo cuore. Perdona generosamente…”.    

Pochi giorni prima della sua cattura scrisse: “Mai come ora dobbiamo studiare la vita dei primi cristiani per imparare da loro a comportarci in tempo di persecuzione. Come obbedivano alla Chiesa, come confessavano Gesù Cristo, come si preparavano per il martirio, come pregavano per i loro persecutori, come perdonavano, come amavano, come benedicevano il Signore, come incoraggiavano i loro fratelli!”. Gli diedero appena il tempo di respirare. Fu giustiziato il 28 luglio, il giorno dopo del suo arresto.

Giovanni Paolo II lo beatificò il 10 ottobre 1993, e lo canonizzò il 4 maggio 2003.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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