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Santo

San Giovanni Francesco De Regis, 31 dicembre

By 30 Dicembre, 2024No Comments

“Questo ardente difensore della fede di fronte all’eresia calvinista, devoto fin dalla culla, fu un modello per il Curato d’Ars; visitò la sua tomba certo che l’avrebbe aiutato e se ne ritornò sicuro che, al di sopra delle sue limitazioni, sarebbe diventato sacerdote”.

Questo patrono dei gesuiti della Provincia della Francia nacque a Fontcouverte, Languedoc, il 31 gennaio 1597 in una ricca famiglia di proprietari terrieri con albero genealogico di nobile ascendenza. Il piccolo crebbe con tali dimostrazioni di pietà che sembrava già santo per le sue qualità fin dalla culla. Era docile, gentile, servizievole, attento, estremamente sensibile davanti a qualunque piccola mancanza che potesse affliggere i suoi genitori…. Un incanto di creatura! Si sentiva incline a frequentare la chiesa e pregava con visibile devozione le preghiere che aveva imparato.    

Verso il 1610 lo inviarono a studiare coi gesuiti di Béziers. Lasciò una profonda impressione in coloro che lo circondavano per i suoi gesti di virtù e le sue qualità naturali. Tra le molte altre, possedeva semplicità, umiltà, fedeltà e senso dell’umorismo. I suoi compagni, sicuramente affascinati dalla sua ricca personalità, non si separavano da lui e condividevano le inquietudini dell’età. Lontano dall’essere attratto dalle mondanità, si centrava nello studio e nell’orazione. In un’occasione partecipò ad una battuta di caccia, fatto inusuale in una vita, come la sua, segnata dall’esercizio stretto della virtù.    

Nel 1616 entrò nel noviziato gesuita di Toulouse dando prove del suo zelo, del fervore e della carità, come aveva fatto sempre. Si formò in retorica a Cahors e studiò filosofia a Tournon. Fu professore di grammatica a Billom, a Puy-in-Velay ed a Auch, iniziando la sua predicazione nei luoghi circostanti. Il suo anelito era di essere sacerdote per dedicarsi interamente agli altri. Nel 1628 cominciò gli studi teologici mentre si dava all’orazione con veemenza. Tanto l’urgeva ricevere il sacramento dell’ordine che gli anni di studio richiesti gli sembravano un’enormità, e convinse i suoi superiori affinché li accorciassero. La testimonianza che aveva offerto loro con la sua virtù fu la sua lettera di presentazione, e nel giugno del 1631 officiò la sua prima messa. Invece, non poté emettere la professione solenne perché non aveva completato la sua formazione. Quando l’epidemia di peste distrusse la regione di Toulouse, soccorse i malati con esemplare carità. Ma il suo sogno erano le missioni: “A che serve la mia vita se non per sacrificarla per le anime? Come potrei provare io il mio amore per Dio, se non offro quello che più si stima in questo mondo, la salute e la vita? Non mi sarebbe gradita la vita se non avessi qualcosa da perdere per Gesù Cristo. Sento un desiderio vivissimo di andare alle missioni degli irochesi ed offrire la mia vita per la salvezza di quei selvaggi.”    

Offrì a Dio il suo frustrato anelito di evangelizzare il Canada francese, e si centrò nella predicazione nel suo paese, come gli indicarono i suoi superiori; piovvero le benedizioni. Con una certa rudezza nella sua espressione verbale, ed una profondità veramente ispirata, mise in moto missioni rurali e le portò a tutti gli angoli. Quando qualcuno intorno a lui l’accusò di predicare rozzamente, il suo superiore replicò: “Magari volesse Dio che tutti i missionari predicassero con ogni unzione come questo sacerdote. Il dito di Dio è qui. Se io vivessi in questa regione, non mi perderei neanche un solo sermone di questo padre”. Le sue parole vibranti, semplici, carismatiche, penetravano nell’auditorio. Coloro che l’ascoltavano, tanto nel pulpito come nel confessionale al quale dedicava molte ore, rimanevano intrisi della sua fede e carità. “Padre come posso non convertirmi alla fede cristiana se lei me lo chiede con tanta grazia?”, diceva un penitente. Quelli che umanamente furono innalzati alla fama essendo considerati come grandi predicatori non avevano niente da fare al suo fianco.     

Qualcuno disse del padre Regis “che non aveva altro che Dio dentro la sua anima, Dio sulla bocca e Dio davanti ai suoi occhi”. Il segreto era le sue intense ore di preghiera, appena dormiva due o tre ore sulla nuda terra, il suo fervente amore per l’Eucaristia che riceveva quotidianamente in un’epoca nella quale non era usuale, e la sua tenera devozione per Maria. Da quando iniziò la vita apostolica si impose un rigido digiuno, e non si staccava dal suo cilicio. Fu premiato col dono di miracoli e quello di penetrazione di spiriti, tra altri carismi. Molte volte cadeva estatico. Il suo cuore infiammato d’amore gli faceva esclamare: “Oh Dio mio, oh amore mio e delizie del mio cuore! È possibile che io non possa amarvi tutto quello che Voi meritate essere amato, e tutto quello che io desidero amarvi! “. Le conversioni germogliavano al suo passo, benché per il suo zelo apostolico molte volte fu picchiato fisicamente e verbalmente da genti di malaffare che egli riusciva a commuovere con la sua pazienza e dolcezza. Nessuno, meno ancora chi avesse avuto un minimo apice di sensibilità, poteva passare vicino a lui senza sentirsi potentemente chiamato a vivere la santità. Per qualcosa era stato scelto: per fare fronte all’eresia protestante che combatté con verbo acceso, molte volte trasportando nelle sue mani il crocifisso col quale abbatteva anche le maligne intenzioni di soldati spacconi, incarogniti nell’attaccare la Chiesa.   

Passò attraverso dure prove di diversa indole, alcune provenienti da certi superiori, e li accolse con vera mansuetudine. “Soffrire per Gesù Cristo è l’unica consolazione che trovo in questo mondo. Signore, dammi le forze per potere soffrire sempre di più per il tuo amore”, supplicava. Morì il 30 dicembre 1640. Quando il santo Curato di Ars visitò la sua tomba nel 1804, ancora cosciente delle sue limitazioni, ebbe la certezza che sarebbe diventato sacerdote. E sul punto di morire, manifestò: “tutte le cose buone che ho fatto, le devo a lui”.  

Clemente XI lo beatificò il 18 maggio 1716. E Clemente XII lo canonizzò il 5 aprile 1737.  

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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