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Vangelo e riflessione

Qualcuno come te chiede acqua ad una ragazza come me!

By 24 Marzo, 2017Marzo 31st, 2017No Comments

Per il P. Luis Casasús, Superiore Generale dei missionari identes.
Commento al Vangelo del 19-3-2017, Terza Domenica di Quaresima (Esodo 17:3-7; Lettera ai Romani 5:1-2.5-8; San Giovanni 4:5-42).

Normalmente diciamo che l’orazione è un dialogo o una conversazione con Dio. Quello che rimane chiaro nel Vangelo di oggi è che Dio prende l’iniziativa nell’orazione. Cristo comincia a parlare immediatamente. Egli inizia la conversazione. Chiede da bere alla samaritana, che viene al pozzo a cercare acqua per sé. Gesù le dice: Dammi da bere.

Agendo così, Gesù è stato coerente con la sua pedagogia di maestro e medico di anime. Come dice il nostro padre Fondatore, la carità è la virtù più salutare. Per questo motivo Cristo potenzia la carità della samaritana come vero trattamento e terapia principale. La prima cosa che fa Cristo non è offrirle qualcosa, bensì le chiede un favore: se può fare qualcosa per lui.

Il modo in cui Cristo fa questo anche con noi è premendo il tasto della nostra generosità! Lo fa in un modo singolare che si chiama ‘afflizione’, la quale è una vera relazione mistica. Come ci rivela il Vangelo di oggi, Cristo ci porta a comprendere tre verità:

  1. Egli ha bisogno realmente di aiuto nella sua cura degli esseri umani.
    Cristo era stanco per il suo lungo viaggio, per questo motivo si è seduto vicino al pozzo. Per compiere la sua missione, aveva e ha bisogno di aiuto.
  1. Posso, realmente, aiutarlo in quel compito.
    La donna samaritana aveva un secchio per il pozzo. Aveva i mezzi e l’opportunità di saziare la sete di Gesù.
  1. Benché io abbia molti limiti e difetti, non posso essere sostituito da un’altra persona.
    Normalmente le donne del paese andavano a prendere l’acqua solo all’alba o all’imbrunire; la donna di questa storia era probabilmente l’unica che era lì a mezzogiorno e poteva aiutare Cristo.

L’afflizione è una potente esperienza, capace di trasformare il cuore più duro in un cuore grato e fiducioso. Dio, condividendo con noi la sua preoccupazione per il suo gregge, dimostra una fiducia rinnovata in tutti noi, succeda quel che succeda. Come ci dice oggi San Paolo: «la prova che Dio ci ama è che Cristo è morto per noi quando ancora eravamo peccatori». E lo Spirito è stato versato nei nostri cuori.

Non sappiamo mai come possono cambiare le persone con le nostre modeste azioni. Non c’è bisogno di grandi cose. Possono essere tanto semplici come avvicinarci ad un pozzo a chiedere acqua. E questo, almeno per due ragioni: in primo luogo, la vita del nostro prossimo è un miracolo e secondo, non siamo soli; lo Spirito Santo è sempre pronto a rispondere alla nostra generosità.

Un esempio “mondano” sulla prima osservazione: il Sig. Karnofsky era un uomo d’affari a New Orleans. Si dedicava a portare carbone nella città, aiutato da suo figlio e dall’amico di suo figlio che spingevano il vagoncino di carbone. Ogni giorno passavano da un negozio e l’amico di suo figlio rimaneva a guardare una tromba che era in vetrina, qualcosa che non avrebbe mai potuto comprare, ma che gli sarebbe piaciuto molto suonare. Un giorno, il Sig. Karnofsky si ferma nel negozio, entra ed esce con la tromba. La consegna all’amico di suo figlio e gli chiede di provarla. Il ragazzo lo fa e ha  successo. Il suo nome era Louis Armstrong.

Il Salmo di oggi esprime perfettamente l’origine dell’afflizione divina: se oggi ascoltano la sua voce, non induriscano il loro cuore. Continuamente riceviamo una chiamata di aiuto della Santissima Trinità, specialmente attraverso la sofferenza e i sogni del nostro prossimo. Gesù era stanco, ma ciò non gli impediva di vedere le necessità della vita degli altri. Come agiamo quando siamo stanchi? Diventiamo irritabili e perdiamo sensibilità verso le necessità degli altri? O manteniamo i nostri occhi e il cuore aperti alle occasioni che arrivano per amare le persone, come ha fatto Cristo? Allo stesso modo, quando la donna samaritana sente la voce di Cristo non indurisce il suo cuore. Coopera con Gesù e prosegue il dialogo, perfino quando la conversazione diventa impegnativa. Può rispondere respingendo quello che Cristo dice oppure può aprire il suo cuore alla verità: è questo quello che fa.

Una volta che si apre completamente per ricevere l’acqua, quel dialogo personale raggiunge il suo climax, entrando così in un dialogo di due vite, un dialogo fra la sete di Cristo e la sua. Questo dialogo (che è, di fatto, con ognuna delle persone divine) è possibile solo grazie a un impegno rinnovato di orazione.

Se inziamo le nostre giornate con un’offerta esplicita, nella nostra orazione del mattino (il trisagio), prepariamo il nostro cuore all’incontro con Dio e col prossimo. Come gli israeliti, abbiamo dubbi sui piani di Dio («il Signore è realmente tra noi, o no?»). Le nostre paure, collere, risentimenti, colpe, ansietà, ci rendono prigionieri di noi stessi. In più, i nostri pregiudizi, come l’odio tra Ebrei e Samaritani, ci separano e creano ostilità tra noi. Di certo, a causa delle nostre preoccupazioni ed affanni, non abbiamo sperimentato pienamente l’afflizione vissuta da Mosè: «Come devo comportarmi con questo popolo, se manca poco che mi ammazzino a sassate?». L’esperienza di Mosè e anche la nostra ci dicono che Dio risponde sempre e normalmente in un modo molto inaspettato: «passa davanti al popolo, accompagnato da alcuni anziani d’Israele, e porta nella tua mano il bastone con il quale ha battuto le acque del Nilo. Va, perché io sarò davanti a te, là sulla roccia, in Horeb. Tu batterai la roccia e da essa sgorgherà acqua affinché il popolo possa bere».

Tutti abbiamo osservato come frequentemente le persone si avvicinano a Cristo perché qualcuno li invita a mettere i loro talenti ed i loro doni al servizio del prossimo. Cristo dice alla samaritana che ha per lei molto di più di quello che noi avremmo potuto dare a Lui, ma ci fa onore chiedendo di aiutarlo. Quando stiamo evangelizzando, a volte dimentichiamo che Dio ha dato alle persone dei doni e che potremmo ampliare il nostro apostolato invitandoli ad utilizzarli, ad aiutare. Ovviamente, dobbiamo ricordare tutto quello che Cristo offre loro, ma il suo movimento iniziale con la donna del pozzo, è una richiesta: Puoi aiutarmi?

Invece di guardare a noi stessi, dobbiamo aprirci alle voci della Santissima Trinità, che ci parla in luoghi inaspettati. Quando ascoltiamo la voce del Signore, può essere che non ci piaccia quello che ci dice. Può essere che ci faccia contemplare i nostri errori. Può essere che ci chieda di abbandonare una forma di vita che non è accettabile per Lui. Per mezzo di questo dialogo, Cristo porta la donna samaritana a Dio con amore e compassione. Non condanna; ma la invita ad un’altra forma di vita.

Non tutta l’acqua è acqua di vita. Acqua di morte è quel pensiero, quel ragionamento che capita ogni giorno. Acqua di morte è quella piccola abitudine che continui ad alimentare, quell’abitudine che è piccola in sé, ma che ti allontana da Dio. Acqua di morte è tutto quello che hai conservato da tempo, ma che oggi non ti dà più gioia e vigore. Acqua di morte è specialmente la nostra solitudine, la nostra sofferenza (perfino spirituale!) quando non è esplicitamente offerta a nostro Padre celestiale… e lo sono le nostre ribellioni contro Dio perché non otteniamo quello che vogliamo quando lo vogliamo.

La reazione della donna samaritana è ammirevole; lascia la sua anfora d’acqua, che rappresentava tutto quello che la opprimeva e ritorna in città, dalle stesse persone che cercava di evitare, per dar loro testimonianza del suo incontro col Messia. Incomincia con un invito aperto …Venite e vedete… Nostra sfida è proclamare il Regno dei cieli in un modo che sia attraente e convincente, dovuto alla testimonianza della nostra vita personale.

La samaritana non appena esce dal suo dialogo con Gesù si trasforma in missionaria e molti samaritani credono in Gesù «per la parola della donna» (Gv 4,39). Anche S. Paolo, a partire dal suo incontro con Gesù Cristo, si mette subito a predicare che Gesù è il Figlio di Dio (Atti 9,20). E noi che cosa aspettiamo? (Evangelii Gaudium).