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Vangelo e riflessione

Il cieco e il metodo scientifico

By 24 Marzo, 2017Aprile 14th, 2017No Comments
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Per il P. Luis Casasús, Superiore Generale dei missionari identes.
Commento al Vangelo del 26-3-2017, Quarta domenica di Quaresima (1 Libro Samuele 16:1b.6-7.10-13a; Efesini 5:8-14; S. Giovanni 9:1-41)

1 . Non è difficile estrarre subito delle conclusioni da un Vangelo come quello di oggi, a riguardo specialmente delle nostre cecità:
– non possiamo vedere le conseguenze delle nostre azioni (buone e cattive);
– non possiamo renderci conto della superficialità dei nostri giudizi (come Samuele, nella lettura di oggi).
– abbiamo bisogno di una grazia speciale per riconoscere la fonte dei nostri peccati, ossia il nostro ‘difetto dominante’;
– siamo convinti che il potere, lo status e la buona fama ci faranno felici, ma poi perdiamo la pace e la sicurezza, perché tutti iniziamoa starci dietro e bramare il nostro tesoro.
– l’orgoglio distrugge la nostra capacità di vedere la verità. Come per i capi religiosi del vangelo di oggi, il peccato d’orgoglio non si deve all’ignoranza, bensì semplicemente a non voler vedere.

Queste sono solo alcune forme di cecità morale. Nel nostro esame ascetico, parliamo di ‘attaccamento ai giudizi’ che è una cecità della mente e ci porta a credere che quanto è abituale, comodo e acquisito rappresenti ormai una base indiscussa per la nostra vita. Oppure, siamo così abbagliati dalla comprensione intellettuale che crediamo che tutti i problemi abbiano una soluzione razionale, che però è la nostra soluzione. Ci aggrappiamo alle nostre idee, ai nostri ideali e vogliamo che tutti credano a noi, come noi stessi. La stessa dinamica si dà anche nella nostra volontà, quando siamo vittime dell’attaccamento ai nostri desideri.

C’è però una cecità più radicata che il miracolo del vangelo di oggi manifesta: non siamo capaci di distinguere la presenza di Dio nella nostra vita e nella vita del prossimo. Questa cecità vela qualcosa di essenziale alla nostra costituzione umana: lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. (Gv 14, 17)… Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. (Gal 2, 20). Questa è la cecità dei farisei. Una persona che decide di non vedere è colpevole e commette un peccato contro lo Spirito Santo. A volte la nostra vita somiglia a quella dei dottori della Legge: dall’alto del nostro orgoglio giudichiamo gli altri e, alla fine, giudichiamo anche Dio! Oggi siamo invitati a lasciarci illuminare da Cristo nel Battesimo, in modo che, come dice San Paolo, possiamo camminare come figli della luce (Ef 5, 8), con umiltà, pazienza e misericordia. I dottori della Legge non avevano né umiltà, né pazienza, né misericordia. Ha ragione, infatti, C. S. Lewis quando scrive: possiamo ignorare, ma non possiamo liberarci, in nessun modo, dalla presenza di Dio. Il mondo è pieno di lui. Cammina, in tutti i luoghi, in incognito.

2. Uno dei momenti più difficili e dolorosi di cecità: quando non abbiamo una risposta davvero soddisfacente per la nostra sofferenza. Il dolore, invece, può avvicinarci di più alla misericordia e all’amore di Dio. Non è sempre facile da capire. Questa cecità è la nostra condizione come creature e da ciechi commettiamo molti errori, per questo sulla croce Cristo supplica: Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno.

3. Una bella occasione per accorgerci della presenza di Dio, quotidianamente, è nelle interruzioni. Quando ci interrompono, dobbiamo dire a Dio: sei qui. Quando avviene, occorre ricordare a noi stessi che siamo alla presenza di Cristo che ebbe tempo per le persone che lo disturbavano e lo interrogavano. Alcuni dei suoi miracoli più grandiosi nella misericordia sono avvenuti proprio quando è stato interrotto. Come vivi la tua offerta personale a Dio durante le interruzioni?

4. Non è l’unica volta che Cristo cura una persona con la propria saliva. Ha ridato l’udito a un sordo con la sua saliva (Mc 7, 31-37). Il gesto che compie è piuttosto eclatante, perché lo ‘sputo’ (ieri come oggi) ha connotazione di disprezzo. Cristo sta dicendo: quello che voi pensate sia vero, non lo è; quello che credete sia così, come lo pensate, non lo è. I “miracoli-saliva” fanno parte di questo tipo di didattica. Cristo ci dice: credevate che sputare fosse un insulto, qualcosa di impuro? Bene, ora vi mostro di che cosa era capace la saliva, al principio, prima che il peccato entrasse nel mondo. La pedagogia di Gesù indica per che cosa siamo stati creati e come il Sacramento del Battesimo ci restaura. Noi siamo corpo, anima, spirito. Cristo desidera entrare nelle nostre vite, porsi al nostro livello, toccarci, anche fisicamente. Il tatto di Cristo dà speranza e fiducia all’uomo cieco, perché si tratta sì di un miracolo ma attraverso un contatto personale, non un trucco di magia.

5. C’è una lunga e intensa discussione tra l’uomo appena guarito, i suoi genitori e i farisei: tuto si centra sul tema della personalità e dell’autorità di Cristo. Il fattore decisivo, l’evento chiave è l’esperienza sanante dell’uomo cieco, un’esperienza capace di determinare inconfondibilmente se un’ipotesi può superare le altre ipotesi. Qui sta la chiave del metodo scientifico! L’uomo cieco era piuttosto moderno. Per questo il nostro fondatore dice che la mistica è una scienza esperienziale: è più che credenza, più che fede, più che comprendere. Dopo tutto, è la nostra stessa condizione. Anche Papa Francesco sottolinea l’importanza della memoria spirituale: avere continuamente presente quel che Dio ha fatto nella mia vita, trasformandomi nella persona che sono ora e accompagnandomi nel cammino.

6. Qual è il punto di partenza di questa azione divina? Il ‘raccoglimento’ e la ‘quiete’: cambiamenti progressivi nella nostra sensibilità, come quando ti trovi in un ambiente pulito, oppure ascolti una musica sublime, oppuri sei immerso in una conversazione speciale… ascoltare un frammento di Beethoven può accendere una passione duratura per la musica classica. Lo Spirito Santo trasforma la nostra sensibilità e genera cambiamenti profondi e inaspettati nella nostra vita. L’uomo cieco trova Cristo grazie alla sua misericordia e alla sua compassione. Si rende conto che è un uomo santo, un profeta, il Figlio dell’Uomo. Cresce la sua fede in lui e anche la sua comprensione, fino a prostrarsi davanti a Lui. Il Signore manifesta al profeta Samuele: Dio non guarda come guarda l’uomo; perché l’uomo vede le apparenze, ma Dio vede il cuore. Ecco che cosa è un vero cambiamento di sensibilità, come quando ci innamoriamo. Chi è stato curato da Cristo deve lasciarsi guidare da Lui. Il cieco torna dalla piscina meravigliato e attonito; ritorna con la vista. Oggi dobbiamo rinnovare le nostre promesse lavandoci nella piscina, facendo una confessione sincera, in modo da vedere la verità su noi e su Cristo. L’uomo guarito domanda anche a noi: volete essere anche voi suoi discepoli?

Papa Francesco identifica la cecità con la chiusura e l’autosufficienza: chiediamoci com’è il nostro cuore, com’è il mio cuore? Com’è il tuo cuore? Io ho un cuore aperto o un cuore chiuso? Aperto o chiuso verso Dio? Aperto o chiuso verso il prossimo? Abbiamo sempre in noi qualche chiusura che nasce dal peccato, nata dagli equivoci, dagli errori. Non abbiamo paura, non abbiamo paura. Apriamoci alla luce del Signore. Egli ci aspetta sempre, Egli ci aspetta sempre per farci vedere meglio, per darci più luce, per perdonarci. Non dimenticate questo. Egli ci aspetta sempre. Alla Vergine Maria affidiamo il cammino della quaresima, affinché anche noi, come il cieco guarito, con la grazia di Cristo possiamo “venire alla luce”, rinascere alla vita nuova (30 marzo 2014).