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Santo

Beato Francesco de Posadas, 20 settembre

By 19 Settembre, 2023No Comments
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“Comparato per la sua virtù ai grandi santi della taglia di Francesco d’Assisi, Francesco da Paola, Francesco di Sales, Francesco Saverio e Francesco de Regis.  Considerato il continuatore della grande scuola mistica del secolo XVI”.

Grande dovette essere la sua virtù per equipararlo a memorabili santi i cui tratti caratteristici sono stati apprezzati anche in questo beato: “la povertà di san Francesco di Assisi, l’austerità e potere taumaturgico di san Francesco da Paola, la dolcezza e sapienza di san Francesco di Sales, lo zelo per la fede di san Francesco de Regis, l’obbedienza e tempra di san Francesco Saverio”. Non ebbe una vita facile. Nacque a Cordova (Spagna) il 25 novembre 1644 quando già i suoi genitori Esteban e Maria, di origine galiziana e con illustri antenati, erano caduti in rovina. Altri commerci o fallirono o andarono male. Cosicché un apice di luce arrivò nella loro casa con la sua nascita, unico del matrimonio, attribuito all’intervento della Vergine della Fuensanta. Ed a Lei lo offrì sua madre in compimento della promessa che fece se riusciva ad avere una discendenza. Frequentò i primi studi nella scuola diretta da Diego de Villalobos.

Perdendo suo marito quando Francesco aveva 5 anni, Maria contrasse nuove nozze per disgrazia del piccolo che soffrì l’autoritarismo e la severità di questo nuovo capofamiglia. Gli impedì di frequentare gli studi coi gesuiti e l’obbligò ad intraprendere una strada che ogni volta era più ardua. Fu apprendista di passamanerie ed ebbe per maestro un’altra persona sullo stile del suo patrigno; lo maltrattò per quattro anni. Quando si propose di entrare nella vita religiosa contravvenendo la volontà del marito di sua madre, all’orizzonte sorsero nuovi contrattempi. Perché, benché frate Miguel de Villalón l’accolse a San Paolo a 16 anni, e si occupò di insegnargli latino, davanti agli occhi della società non smetteva di essere un povero ragazzo: il figlio di un’umile venditrice di ortaggi nella piazza del Salvatore che si guardava dall’alto in basso.

Dopo la morte del suo patrigno, Francesco dovette ritornare a casa. Sua madre si dedicò alla vendita di uova per le strade cordovane, il che costituì un veto maggiore, se possibile, per la sua entrata nel convento dei domenicani, perché lì si riuniva la crema della società, ed un ragazzo povero come lui -a causa dei pregiudizi provinciali- non aveva spazio in quel luogo. Dopo varie peripezie, frate Miguel riuscì ad ottenere che l’ammettessero nel convento domenicano di “Scala Coeli”, dove prese l’abito. Questo fatto esasperò notevolmente il priore di San Paolo che diede l’ordine della sua espulsione, ma Francesco già se ne andava verso Jaen. Intercedendo per lui i frati di questa capitale, il priore accettò di cattivo grado che professasse, indicando però, in modo tassativo, che non potesse tornare a Cordova; era il luogo dove doveva formarsi, ma, opponendosi questo superiore, l’inviarono a Sanlúcar.

Presto il suo zelo apostolico e le virtù cominciarono a dare i loro frutti. Fu ordinato a Guádix nel 1668, e si accattivò l’affetto ed ammirazione di fedeli, religiosi e persone di lignaggio. Tornato a Sanlúcar cominciò a predicare, emergendo per la sua umiltà e carità. Parlava con tanta forza e in modo tanto brillante che il futuro vicario generale dell’Ordine, Enrique de Guzmán, lo volle al suo fianco. Ma Francesco preferì continuare con la sua missione. Il nuovo priore di San Paolo, di Cordova, l’invitò a predicare lì e fu destinato all’ospizio del convento di “Scala Coeli”. Entrando, una voce serafica lo avvisò: “Questa sarà la tua croce”. Subito fu calunniato e deposto dalla responsabilità che gli avevano affidato. Tuttavia, un religioso si ammalò e gli chiesero aiuto per impartire le missioni in diverse località. Al ritorno, il peccatore pentito uscì al suo incontro pregando di essere perdonato. E Francesco ritornò all’ospizio cordovano.

Per trent’anni confessò e predicò per strade e piazze infiammando le moltitudini. Era ben conosciuto nelle prigioni e negli ospedali. Andavano ad ascoltarlo vescovi, cardinali, inquisitori… Tra essi, a volte coperto dalla penombra, lo ascoltava il priore che gli negò l’entrata in San Paolo. Chi lo avrebbe detto, a lui e a tanti altri concittadini, che quella persona tanto insultata per il modesto mestiere di sua madre -benché lo splendore dei suoi antenati premiava il suo albero genealogico- sarebbe arrivato tanto lontano? Francesco non rinnegò mai le sue origini che, relegati nel dimenticatoio tra la gente per la sua grande taglia umana e spirituale, normalmente ricordava, scacciando la tentazione di soccombere a tanti onori e glorie mondane che gli offrivano ad ogni passo. Aspirava solo alla santità, il suo grande ed unico tesoro, per il quale dava la vita e si donava a piene mani. Nei suoi sermoni recriminava, tra gli altri errori, sulla ricchezza, sulle ingiustizie di governanti, e sulla prepotenza dei ricchi di fronte ai poveri, benché tuonasse anche contro quello che giudicava immorale, come le leggerezze nella moda e negli spettacoli.

Questo uomo di intensa orazione e penitenza, devoto di Maria che viveva pensando agli altri, fu premiato con diversi doni e carismi. Fondò il piccolo ospedale situato sulla Puerta del Rincón per gli abbandonati e diffuse la devozione al rosario. Nel luogo collocò un’immagine di Maria che fece scolpire, denominata dai cittadini la “Niña del padre Posadas”. Due volte vollero nominarlo vescovo, ed in entrambe le occasioni rinunciò. Autore di diverse opere e trattati spirituali, è stato considerato “prosecutore della grande scuola mistica del secolo XVI”. Coltivò la poesia e la biografia; ne scrisse tre, una di esse dedicata al padre Cristobal de Santa Catalina. Morì il 20 settembre 1713.

Pio VII lo beatificò il 20 settembre 1818.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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