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Santo

Beato Antonio Rosmini Serbati, 1 luglio

By 30 Giugno, 2023Aprile 17th, 2024No Comments
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“Gigante della cultura, fondatore dell’Istituto della Carità e dell’Istituto delle Sorelle della Provvidenza. Il Concilio Vaticano II revocò la condanna che pesava sulle sue opere”

Quando fu beatificato nel 2007, Benedetto XVI elogiò la sua “carità intellettuale” e il cardinale Saraiva lo qualificò come un “gigante della cultura”. Rosmini fu un portabandiera dell’unità tra fede e ragione, il che gli arrecò un singolare calvario. Nacque a Rovereto (Trento, Italia) il 24 marzo 1797. Apparteneva ad una nobile e benestante famiglia.  Il fatto di essere stato battezzato il giorno seguente, nella festa dell’Annunciazione, ebbe grande importanza per lui: “Dio, dandomi il privilegio di nascere alla Grazia nel giorno della Festività di Maria, mostrò di volermela dare come Madre e Protettrice. Possa io corrisponderle e amarla, come mi propongo, per l’eternità”. Questo segno di Maria confermò i momenti specifici della sua vita.

Nella casa regnava la pietà. Dio benedisse i genitori con l’impegno religioso della primogenita che fu canossiana, e con il beato, secondo in ordine di nascita. All’ultimo, più distante della fede, non mancò la comprensione dei suoi fratelli. Per Antonio, lo zio paterno Ambrogio, un celebre architetto e pittore, fu un referente importante nella sua formazione, benché egli a 5 anni sapesse già leggere e scrivere; imparò sulla Bibbia, sugli atti dei martiri e sulle vite di santi. I suoi genitori incoraggiarono il suo affanno per lo studio e la ricerca, già notori quando aveva 7 anni. A 15 anni, unendo questo amore per libri con la vita spirituale, fondò l’accademia “Vannettiana”; in essa i bambini condividevano studio, carità e preghiera.

Quando aveva 16 anni si svegliò la sua vocazione sacerdotale, un ideale che mantenne anche se inizialmente la sua famiglia non lo condivideva. Studiò nell’Università di Padova e mostrò alcune qualità eccezionali per penetrare i segreti della scienza e delle umanità. Era un esperto conoscitore di un ampio ventaglio di discipline tra le quali troviamo: filosofia, politica, diritto, educazione, scienza, psicologia e arte. Proprio la sua vasta conoscenza gli mostrò con nitida chiarezza che nessuna di esse costituiva un pericolo per la fede, ma piuttosto erano “alleate necessarie”, come sottolineò Giovanni Paolo II nel 1998.

Fu ordinato sacerdote nel 1821. Assunse il ministero con chiare e sante idee. “Il sacerdote deve essere un uomo nuovo: vivere nel cielo con il cuore e la mente, conversando sempre con Cristo; dall’altare deve tornare un santo, un apostolo, un uomo pieno di Dio. Deve avanzare in tutte le virtù, essere il primo in amare il lavoro duro, l’umiliazione, la sofferenza… un modello di perfetta obbedienza, deve vivere la carità verso il prossimo come una fiamma che da fuoco a tutto il mondo”. Orazione, studio, carità … furono la tonica delle sue giornate. Pio VIII lo incoraggiò a dedicarsi a scrivere e a lasciare al secondo posto la vita attiva. Il suo affettuoso amico, Alessandro Manzoni, scrittore e poeta, non nascondeva la sua ammirazione per lui. Diceva che ”era una delle cinque o sei più alte intelligenze filosofiche che Dio avesse mai dato all’Umanità”. Inoltre non aveva solo talento, era un uomo prudente e integro, disposto, soprattutto, a compiere la volontà di Dio. Dava prove della sua virtù e viveva in comunione con la sede Apostolica, virtù messe in risalto da Gregorio XVI nella sua lettera In sublimi del 1839.

Diede impulso alla Enciclopedia cristiana in contrapposizione a quella francese, e alla Società degli Amici per l’animazione cristiana della società. Anche se queste opere non ebbero eccessiva trascendenza, in qualche modo ratificarono il suo desiderio di mettere al servizio degli altri tutto quello che aveva, sperando che potesse servir loro di aiuto. Questo includeva l’assistenza spirituale, la donazione dei beni materiali e il suo bagaglio intellettuale, perché sapeva che era un fecondo strumento di apostolato. Vale a dire, una magnifica trilogia nella quale la sua carità evidenziava lampi spirituali, materiali e intellettuali. Mantenne un’ampia corrispondenza epistolare che è stata raccolta in 13 volumi. La sua attività era mirabile. Non solo fondò due istituti religiosi, maschile e femminile, quello della Carità e quello delle Sorelle della Provvidenza, ma portò avanti anche una intensa attività intellettuale che lo portò alla creazione di un nuovo sistema filosofico. Nel 1848 svolse una missione diplomatica per il Governo piemontese davanti alla Santa Sede, ma rinunciò a causa della sua forte discrepanza con gli interessi politici del Piemonte.

La sua opera intellettuale fu sotto i riflettori del Magistero della Chiesa e questo motivò il suo esilio a Gaeta nel 1848 insieme a Pio IX del quale fu consigliere. L’anno seguente cadde in disgrazia con il Pontefice e tornò al nord Italia. Durante il viaggio seppe che due sue opere erano state incluse nell’ Indice dei libri proibiti; dietro c’era tutta una machiavellica trama di screzi. Soffrì umiliazioni e persecuzioni con lo spirito di un fedele figlio di Dio e della Chiesa, vivendo eroicamente la carità e l’umiltà. Secondo le sue parole, egli voleva “guardare le cose dall’alto”. Era stato designato cardinale, ma non fu mai consacrato come tale. Il centro della sua spiritualità, di innegabile influenza mariana, fu “il Principio di disponibilità” alla volontà di Dio in un doppio movimento: 1) Non fare nessuna opera esterna da solo, bensì purificarmi, pregare e aspettare il segno che è volontà di Dio. 2) Non rifiutare nulla di tutto quello che la volontà di Dio mi chiede attraverso le circostanze. Biblicamente “Lasciarmi portare dallo Spirito Santo” (Rm 8, 14).

Il processo sulla sua opera lo accompagnò fino alla fine. Mostrò il suo convincimento che tutto era nelle mani di Dio, assicurando che egli si sentiva “piuttosto inutile”. Morì a Stresa il 1° luglio 1855. Nel 1887 quaranta sue proposizioni contenute in diverse opere pubblicate e inedite furono condannate con il decreto dottrinale Post obitum della Sacra Congregazione del Sant’Uffizio. Ma la sua opera fu rivalutata nel Concilio Vaticano II e la condanna revocata nel 2001.

Papa Benedetto XVI lo beatificò il 18 novembre 2007.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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