Skip to main content
Vangelo e riflessione

Quando non ne possiamo più | Vangelo del giorno, 19 gennaio

By 15 Gennaio, 2025No Comments


Vangelo secondo San Giovanni 2,1-12:

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Dopo questo fatto scese a Cafàrnao, insieme a sua madre, ai suoi fratelli e ai suoi discepoli. Là rimasero pochi giorni.

Quando non ne possiamo più

Luis CASASUS Presidente delle Missionarie e dei Missionari Identes

Roma, 19 gennaio 2025 | II Domenica del Tempo Ordinario

Is 62, 1-5; Lettera 1Corinzi 12, 4-11; Giovanni 2, 1-12

Rispetto al miracolo che sceglie oggi il Vangelo, la conversione dell’ acqua in vino, così lo commenta Benedetto XVI nel suo famoso libro:

Che senso può avere che Gesù fornisca una così grande quantità di vino – circa 520 litri – per una festa privata? (Gesù di Nazaret).

Certamente, è qualcosa di tanto unico e notevole, che ci può distrarre dal suo significato spirituale, oltre l’evidente gioia e il sollievo che produsse nei nuovi ed attoniti sposi.

Che cosa può significare per noi, oggi?

In primo luogo, prima di entrare nei dettagli, si tratta di una scena che si sviluppa in un ambiente poco prevedibile. Non era il Tempio, né un momento nel quale Gesù stava parlando alle moltitudini, neppure una missione apostolica pianificata da Cristo. Come sembra suggerire il Vangelo, l’invitata principale era María e che “anche Gesù fu invitato al matrimonio“,  a cui partecipò con i suoi discepoli.

Abbiamo appena celebrato il Natale, dove Cristo ci sorprende nascendo in un presepe, ed ora comincia la sua missione pubblica in una festa di società, in un matrimonio dove probabilmente più d’uno aveva esagerato nel consumo di alcol, a cui poi probabilmente contribuì l’apparizione di quei 520 litri di eccellente vino.

Non possiamo pensare che il suo modo di agire cambi. Senza dubbio, anche oggi si presenta a noi in momenti che non ci aspettiamo, in modo poco prevedibile, ma sempre col desiderio di comunicarci qualcosa di essenziale, indispensabile per la nostra missione. Come a Cana, Egli agirà quando le nostre forze si siano esaurite, quando sentiamo impotenza a pensare e parlare, quando sarà sicuro che desideriamo collaborare con la nostra umile testimonianza.

Ricordiamo che, nella Bibbia, il matrimonio è immagine dell’unione di Dio col suo popolo, della sua alleanza, che rispetta nonostante la nostra goffaggine o la nostra infedeltà. Questo miracolo ci mostra un esempio di come le Persone Divine ci accompagnano in mezzo alle difficoltà; particolarmente in questa occasione, portando la gioia, l’allegria che è rappresentata dal vino. Nell’Antico Testamento l’acqua si trasformava in sangue (Es 7, 19), e questo indicava giudizio. Ma Cristo trasformò l’acqua in vino e questo parla di grazia ed allegria.

                                                        — ooOoo—

Mi piacerebbe condividere un piccolo aneddoto, di alcuni giorni fa, per illustrare come effettivamente Dio si fa presente dove e quando non l’aspettiamo, con cui fa crescere la nostra speranza e perseveranza nella vita apostolica.

Ricevo una email di una persona chiamato Pachi. Non ricordavo chi potesse essere…nè lo ricordo ancora, nonostante la foto che mi inviò. Spiegava come ci fossimo conosciuti più di 50 anni fa ed il suo unico desiderio era chiedere perdono per non avere ringraziato a suo tempo, dopo avere assistito ad un piccolo ritiro spirituale che la nostra comunità aveva organizzato. Secondo lui, alla fine andò via precipitosamente, perché non desiderava che Dio potesse interrompere i suoi piani personali.  

Ma la realtà è che Dio rimase nel suo cuore e sono sicuro che gli va facendo comprendere come l’ha accompagnato tutti questi anni, specialmente in molti momenti condivisi con coloro che lo hanno amato, vivenze che ora può stimare e valutare.

Non sempre possiamo immaginare quello che la Provvidenza sta operando specialmente nel cuore di chi abbiamo al nostro fianco, in chi mi dà l’impressione di essere poco sensibile o non troppo educato.

Non sempre ci rendiamo conto che le Persone Divine stanno approfittando di un matrimonio, una malattia, i sogni, i nostri peccati, le nostre opere di pietà, la nostra allegría…per manifestarsi. Per ricordare la nostra povera sensibilità, il Vangelo descrive la reazione di molta gente:  Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori! (Mt 11, 19).

Il risultato importante di questo miracolo non è che si risolse il problema della scarsità di vino, ma quello che il testo evangelico ci dice: Così manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in Lui. 

                                                               — ooOoo—

María ci dà una lezione di come vivere quello che oggi chiamiamo lo Spirito Evangelico. Non si limita a sentire pietà per i preoccupati sposi, ma la prima cosa che fa è ricorrere a Cristo. Non poteva sapere quale sarebbe stata la risposta di suo Figlio che sembra rifiutare di intervenire; María non gli suggerisce nulla, semplicemente gli confida i suoi sentimenti, si mette nelle sue mani. La conseguenza è che Gesù agisce. In modo imprevedibile, ma garantito, la Provvidenza ci dà una risposta che non è solo una verità, bensì una soluzione, la soluzione alla nostra angoscia.

A questo proposito, ricordo un racconto di Antón Cechov (1860-1904) intitolato Un giorno nel campo. La storia tratta di un calzolaio chiamato Terenty e di come si preoccupa per due bambini orfani.

Al principio della storia, Fyokla, di sei anni, arriva correndo al paese. La gente si sta preparando per un temporale che si avvicina. Lei trova Terenty nell’orto. È un “anziano alto, col viso magro e macchiato dal vaiolo, le gambe molto lunghe e i piedi scalzi”. Non sembra un eroe. Ma Fyokla cerca disperatamente qualcuno che l’aiuti a liberare  suo fratello Danilka, la cui mano era rimasta bloccata da un albero.

Terenty non dà importanza al temporale che si avvicina e parlando tranquillamente, in tono paterno, libera il fratello di Fyokla. La storia ci dice che Terenty risponde a tutte le domande, e non c’è segreto della Natura che lo sconcerti, sa tutto. Lo scrittore aggiunge inoltre che, in effetti, tutti i campagnoli, in generale, sanno tanto quanto lui. Ma la differenza è che Terenty è disposto a condividere le sue conoscenze ed il suo tempo coi due bambini orfani. I bambini l’adorano e passano il giorno con Terenty. Il vecchio ritorna più tardi e mette il pane sotto le loro teste facendo il segno della croce mentre dormono.. È, veramente, una fonte di pace.

Perché diciamo che María sta dimostrando uno Spirito Evangelico squisito? Perché questo implica l’assenza di qualunque riserva nel nostro animo rispetto al Vangelo. Evidentemente, questa possibile riserva NON ha carattere puramente razionale, come sarebbe il pensare che c’è un errore nella condotta di Cristo. Lo Spirito Evangelico si riferisce alla nostra facoltà unitiva: Maria non sapeva quello che Cristo stava per fare, o se  andasse a fare qualcosa, ma ad ogni modo ricorre a Lui, e a Lui si unisce con tale convinzione che è capace di dire ai domestici: Fate quello che Egli vi dirà.

Benché Gesù dichiari che “non è ancora arrivata la sua ora”, cioè il momento di mostrare la sua gloria, cioè, di donare la vita sulla Croce, si lascia commuovere dalla sofferenza del prossimo, come poi farà tante volte, davanti alla malattia, all’ignoranza o alla fame. Non possiamo sospettare quale sarà la risposta divina quando ricorriamo a Lui: una cura, una conversione, la pace, il perdono…

La cosa certa è che María rimane attenta a Gesù da questo primo momento della sua vita pubblica fino all’istante finale sulla Croce, dove realmente arrivò la sua ora, l’ora della sua gloria. In questo modo, María ci mostra che è sempre volontà di Dio che noi collaboriamo in ogni miracolo che Lui realizza, in ogni semplice atto di preoccupazione e misericordia per il prossimo.

Un missionario che viveva nel sud dell’Africa raccontò questa storia sullo sforzo per imitare Maria. Un giorno, viaggiava in treno. Stava pregando con la sua bibbia, in cui teneva  un’immagine di Nostra Madre Maria. Un africano che stava al suo fianco si fermò a guardare questa immagine. Molto curioso, con l’amabile spontaneità della sua cultura, interruppe l’orazione del missionario e gli domandò: Chi è questa? Tua sorella?

No, rispose il missionario.

La tua fidanzata?, domandò il viaggiatore.

No, rispose il missionario.

Chi è allora? domandò infine l’uomo.

Mia madre, rispose il missionario.

L’africano guardò l’immagine e con convinzione disse: Non le somigli per niente.

Il missionario riflettè su quelle parole. Che cosa gli mancava per somigliare a Maria? Forse era – pensò – il non mettere  in pratica la sua fede e la sua orazione continuamente, seguendo l’esempio di Maria che sempre andò oltre quello che poteva comprendere.

                                                           — ooOoo—

In tutto il suo Vangelo, Giovanni non scrisse mai un dettaglio non necessario o insignificante. Tutto significa qualcosa e tutto spinge a guardare più in là. C’erano sei giare di pietra e, secondo gli ebrei, sette è il numero completo ed è perfetto; e sei è il numero che rappresenta l’ incompiuto ed imperfetto. In questo modo, le sei giare di pietra rappresentano tutte le imperfezioni degli invitati, di ognuno di noi.

Gesù convertì l’imperfezione della legge, dei nostri poveri criteri morali, nella perfezione della grazia.

L’acqua convertita in vino è una quantità enorme che non ci serve conoscere esattamente. Giovanni non pretendeva che il racconto si prendesse alla lettera. Quello che Giovanni voleva dire è che quando la grazia di Gesù arriva agli uomini, ce n’è a sufficienza e in abbondanza per tutti. Nessuna festa di nozze sulla terra avrebbe potuto bere tutto quel vino. Nessuna necessità nella nostra vita può esaurire la grazia di Cristo; c’è sempre in essa una gloriosa sovrabbondanza. La mia grazia ti basta (2Cor 12, 9).

_______________________________

Nei Sacri Cuori di Gesù, Maria e Giuseppe,

Luis Casasus

Presidente