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Santo

Santi Pietro e Paolo, 29 giugno

By 28 Giugno, 2024No Comments

“Colonne della Chiesa. Araldi della Nuova Evangelizzazione, la testimonianza di questi due grandi apostoli continua mostrando al mondo il potere della grazia di Dio che ci trasforma e ci converte in fari di luce per i nostri simili”

Non ci sono figure più famose di questi due apostoli per illustrare la data del giorno in un santorale. I Santi Padri li hanno considerati due colonne sulle quali riposa la Chiesa. Continuano interpellando l’uomo di oggi, illuminando chi si propone l’unione con la Santissima Trinità.

Un oceano di amore aveva visto il Maestro negli occhi dell’umile pescatore di Betsaida per erigere su di lui la Chiesa. Dietro la rudezza delle sue mani e il viso abbronzato dal mare apprezzava un tenero cuore che rifulgeva nel suo sguardo. Impetuoso, impulsivo, imprevedibile e perfino contestatore quando ascoltava la schietta ragione, e gli si paralizzava il polso sospettando la perdita del suo Maestro per ignorare ancora il fondo messianico albergato nelle sue parole, l’apostolo era una pietra preziosa nell’attesa di essere intagliata, un uomo di razza, pura passione… si è voluto sottolineare la debolezza che Pietro mostrò dietro la cattura di Cristo, relegando in un secondo piano la globalità dei suoi edificanti gesti che sostennero la Chiesa fino a dare il suo sangue. Fu presto nella sequela; anticipò la richiesta di quello che si considera legittimo, come lo è la famiglia. In ciò assomigliava al resto degli apostoli, certamente, ma Cristo si fissò su di lui in modo speciale. Conoscendolo, lo salutò con il suo nome: “Tu sei Simone”… e gli diede un altro appellativo, quello di Cefa (Pietro). Tutto un simbolo, un segno; gli fornì una nuova identità e questa includeva il cambiamento sostanziale per la sua vita. La chiamata personale continua avendo questo segno per noi; esige una trasformazione, come il vangelo rivela che successe a Pietro.

Egli si arrischiò a rispondere al Maestro a nome degli apostoli dal più profondo del cuore, in modo ispirato, rotondo. La voce divina aveva risuonato nel suo interiore ed egli lo riconobbe come Messia: un’autentica ed esplicita professione di fede. È ovvio che non possiamo confessare Dio se non lo penetriamo. Per quell’atto, Cristo lo denominò “beato”, edificando subito su di lui la sua Chiesa. È vero che vacillò e si lasciò portare dalle sue paure disattendendo l’avvertenza del Maestro, senza prendere coscienza della fatalità nella quale sarebbe incorso; per questo non mise in tempo a freno la sua debolezza, soccombette e lo negò. Ma dalla radicalità della sua successiva risposta, avvolta in amare lacrime, si estraggono innumerevoli lezioni, avendo come sfondo la misericordia ed il perdono divino. Ogni debolezza, dell’ordine che sia, è suscettibile di modificazione, perché contiamo sulla grazia per rinascere giorno dopo giorno.

Pietro fu protagonista di uno degli istanti più teneri del vangelo, quando Cristo gli domandò tre volte se l’amava. Con quella consolazione nel suo cuore agglutinò gli apostoli, annunciò la Parola, soffrì la prigione, commosse le genti sorprese dal fatto che un galileo parlasse con tanta forza, affrontò le difficoltà sorte nelle comunità, fece miracoli…; insomma, amò fino alla sazietà. Era di fronte a tutti, vicino a Maria, quando ricevettero lo Spirito Santo. Catturato durante la persecuzione di Nerone l’anno 64, sul punto di essere giustiziato sulla croce, sentendosi indegno di morire come Cristo, chiese che lo crocifiggessero a testa in giù e fu accontentato.

A sua volta, Paolo, il più grande missionario che sia esistito sulla faccia della terra, è un esempio vivo di quello che significa l’impegno personale nella sequela di Cristo testimoniando la Parola con indipendenza dall’umano sentire, dalla “paura” e dal “tremore” che si possa sperimentare. Non fu membro della prima comunità, ma la sua mirabile impronta apostolica non ha niente da invidiare a quella dei Dodici. Ebreo, originario di Tarso, nacque tra gli anni 5-10 d.C. Formatosi sotto la guidadel prestigioso Gamaliele a Gerusalemme, conoscendo l’esistenza dei seguaci di Cristo, considerati come una setta, si propose di lottare contro di essi con tutte le sue forze.

Se la sua traiettoria precedente alla conversione fu quella di un geloso difensore dell’ideale nel quale credeva, il che l’indusse ad agire fieramente, dopo essere rimasto accecato dalla luce dell’Altissimo sulla strada verso Damasco, non gli mancarono energie per annunciare il vangelo; nel suo petto albergava un vulcano di passione. Questo infaticabile apostolo dei gentili, precursore della Nuova Evangelizzazione, c’insegna a diffondere la Parola ai lontani dalla fede e non solo ai credenti; farlo nei momenti opportuni e inopportuni, nelle aule magne universitarie o nei sobborghi, in ambiti dove abita la non-credenza e in ambiti nei quali la fede già si annida. Ci sollecita ad arricchire i nuovi areopaghi che le presenti circostanze offrono. Egli avrebbe approfittato convenientemente degli attuali mass media: stampa, radio, televisione, Internet, reti sociali… Queste risorse sistemate alla portata di un apostolo della sua taglia avrebbero girato il mondo impregnate dell’amore di Dio.

Diede testimonianza della sua travolgente donazione a Cristo senza nascondere quante difficoltà attraversò per Lui: prigioni, frustate, naufragi, pericoli costanti, fame, sete, freddo, manca di protezione e di riposo, aggressioni con l’intervento di rapinatori, ecc. A tutto ciò dobbiamo essere disposti se veramente vogliamo seguire Cristo. Paolo poté mettersi come esempio, con tanta modestia e libertà nell’amore, perché non viveva oramai più in se stesso; era Cristo che viveva in lui, da Lui proveniva la sua forza e la sua gloria; Egli lo confortava. Viaggiò instancabilmente, vinse la resistenza di città dominate dall’idolatria e da coloro che volevano piegarlo, superò reticenze dei suoi stessi fratelli, e convertì gli irriducibili con la sua vita, la parola, i miracoli e i prodigi. Desiderava tanto arrivare alla meta che lottava affinché dopo averla predicata, non fossero altri a conquistarla rimanendo indietro durante il tragitto. Combatté perfettamente il suo combattimento, corse fino alla fine, fermo nella fede. Tutto considerò spazzatura pur di vincere Cristo, consumandosi ed esaurendosi per Lui. Costituisce un esempio indiscutibile per la nostra vita. Coronò la sua vita consegnandola sotto il colpo di spada che gli assestarono sulla Via del Mare verso l’anno 67.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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