“Fondatrice dell’Istituto Piccole Suore degli Anziani Abbandonati. Patrona della anzianità. Si lasciò guidare da questa convinzione: Dio nel cuore, l’eternità nel pensiero, il mondo sotto i piedi”
“Curate con interesse ed attenzione gli anziani; abbiate molta carità ed osservate fedelmente le Costituzioni: in questo sta la nostra santificazione”. Sono le parole testamentarie della fondatrice sul punto di esalare il suo ultimo respiro, lasciando che sgorgasse dalle sue labbra quello che in modo tanto abbondante era presente nel suo cuore: il suo amore per Cristo, ed in Lui a a tutti coloro che si trovano al tramonto della vita privi tante volte della gratitudine e dell’affetto di coloro per i quali si prodigarono, o forse spogliati dei loro beni e maltrattati come un oggetto inservibile. Teresa ebbe la fortuna di nascere in una famiglia profondamente radicata nella fede che diede, prima che lei nascesse e anche dopo, nuovi membri consacrati alla Chiesa. Crebbe con una sensibilità particolare verso gli abbandonati.
Venne al mondo ad Aytona, Lerida, Spagna, il 9 gennaio 1843. Fu la primogenita di quattro fratelli. Se l’infanzia suole lasciare un’impronta incancellabile per il resto dell’esistenza, la sua ebbe il segno del distacco, della sollecita attenzione verso i poveri, verso coloro che non dubitò di far sedere a tavola condividendo con loro le vivande. Aveva grande forza di volontà, era intelligente, responsabile, semplice, equilibrata, e lavoratrice. Studiò magistero a Lerida influenzata da due parenti: l’insigne padre Francisco Palau, suo prozio, un carmelitano scalzo spretato a causa dell’intolleranza politica, e sua zia Rosa. Quindi Teresa passò un periodo a Fraga. Col titolo di maestra esercitò la docenza nella località barcellonese di Argensola, dove l’accompagnò sua sorella Maria. In quel tempo la gente conobbe il suo buon fare professionale e la sua pietà.
Palau pensò a lei affinché facesse parte dell’Istituto che stava fondando con un ramo dedicato all’insegnamento. Di fatto, collaborò dando lezioni in scuole aperte da lui. Questa missione non era secondo le sue aspettative, benché si sentisse chiamata alla consacrazione. Per questo motivo, nel 1868 entrò nel monastero delle clarisse di Briviesca, Burgos; sua sorella Josefa decise per le Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli ad esse unendosi a Lerida. A causa della grave situazione ideologica che colpì la Chiesa, le religiose non potevano emettere voti. Nel periodo di attesa, confidando che le acque tornassero al loro alveo, Teresa si ammalò nel 1870, e a richiesta dei suoi superiori che temevano il contagio, dovette abbandonare il convento. Seguendo i suggerimenti del padre Palau si vincolò ancora ai terziari carmelitani, ma non la vedeva come la sua strada. Cosicché in un altro tentativo di aiutarla, il carmelitano la nominò visitatrice dei centri che metteva in moto nella Penisola e nelle Baleari. Teresa continuò dando il meglio di sé, senza stabilire un impegno religioso, fino a che nel 1872 il padre Palau morì.
Tornata ad Aytona batteva nel suo cuore il punto interrogativo che molte volte pende nella mente di chi si dispone a donare la sua vita a Dio: che cosa doveva fare? Lo ignorava. La Provvidenza mise sulla sua strada il sacerdote Pedro Llacera, di Barbastro, Huesca, che stimava il padre Palau. Egli mise al corrente la santa dell’affanno apostolico in pro degli anziani abbandonati che un altro presbitero incoraggiava, il padre Saturnino López Novoa, maestro di cappella della cattedrale di Huesca. Teresa si unì a lui passando a far parte del piccolo gruppo che rappresentava la nascente fondazione sorta il 3 ottobre 1872. Finalmente era stato il segno della sua vita; i poveri trovarono sempre nella sua casa paterna elemosina ed affetto, ed ella si era occupata di uscire per le strade alla ricerca dei mendicanti per soccorrerli.
Sua sorella Maria ed un’altra amica comune, che convinse della bontà della donazione in questa opera, la seguirono su questa strada. Innanzitutto Teresa fu designata superiora con carattere provvisorio, e cominciò il suo fecondo cammino nell’edificio conosciuto come “Pueyo”, fino a che la fondazione si stabilì a Valencia, in un luogo vicino al santuario della Vergine degli Abbandonati sotto la cui tutela mise tutte le case che si andarono aprendo. Nel 1874 si ammalò gravemente. Non fu l’unica occasione. Ce ne furono altre nelle quali si vide perfino spiata dalla morte, ma continuò a stare in piedi ricevendo ogni tanto trattamenti in stabilimenti balneare, mentre estendeva i rami della fondazione.
Nel 1875 l’arcivescovo Barrio Fernández la confermò come direttrice generale. Il suo successore monsignor Antolín Monescillo la mantenne nella missione. Nel 1887 fu eletta come superiora generale del nuovo Istituto, rinnovandosi il suo mandato nel 1896 per un periodo di nove anni che però non poté concludere. Ma nel quarto di secolo che rimase alla testa dell’opera lasciò l’impronta della sua semplicità, allegria ed umiltà, come della sua gioiosa capacità di donazione, abnegazione e sacrificio. Prendendo come punto di riferimento quello che succede nel seno di una famiglia, non volle che fossero chiamate “Madri”, bensì “Sorelline”, pronte ad assistere e a darsi da fare per dare risposta alle necessità e desideri degli autentici re della casa, dei “fratelli maggiori”: gli anziani. Rimase insieme a loro durante l’assedio e bombardamento di Valencia, epoca nella quale vissero dell’elemosina, rifugiate ad Alboraya, ma sempre vicino ai suoi cari anziani che trasferirono in scalcinate carrette. “Dio nel cuore, l’eternità nel pensiero, il mondo sotto i piedi”, disse alle sue figlie. Le formò con coscienza, sostenendo i pilastri dell’autentica consacrazione, parlando con chiarezza: “Fervorose, sì, ma non di quelle che lasciano il lavoro alle altre”.
Prima di morire a Liria il 26 agosto 1897, consumata da dolorosa malattia, questa caritatevole donna aveva avvisato di non voler canonizzazioni per la spesa che implica il processo.
Ma la Provvidenza ha le sue strade, e Teresa fu canonizzata da Paolo VI il 27 gennaio 1974.
© Isabel Orellana Vilches, 2018
Autora vinculada a
Obra protegida por derechos de autor.
Inscrita en el Registro de la Propiedad Intelectual el 24 de noviembre de 2014.
________________
Derechos de edición reservados:
Fundación Fernando Rielo
Hermosilla 5, 3° 28001 Madrid
Tlf.: (34) 91 575 40 91 Fax: (34) 91 578 07 72
Correo electrónico: fundacion@rielo.org
Depósito legal: M-18664-2020
ISBN: 978-84-946646-6-3