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Santo

Santa Rosa Da Viterbo, 6 marzo

By 5 Marzo, 2024Aprile 17th, 2024No Comments

Questa terziaria francescana, CHE cominciò a predicare per le strade quando ancora era bambina, vestita con rozzo saio, rende evidente la genialità dell’amore divino. Per il suo zelo apostolico fu fatta oggetto di pressioni ed esiliata dalle autorità locali

Nel Martirologio romano attuale appare come beata, benché un appunto inserito in esso ricordi che il papa Callisto III l’introdusse nel catalogo dei santi nell’anno 1457. Ed è che alla vista delle sue numerose virtù e prodigi effettuati per la sua mediazione, nella volontà dei pontefici c’era il portare avanti il suo processo di canonizzazione. L’aprì Innocenzo IV, ma morendo nel 1254 il processo si fermò. Rosa apparve al papa Alessandro IV nel 1258 pregandolo che prendesse il suo corpo – conservato incorrotto sotto le lastre della chiesa di Santa Maria del Poggio senza altra copertura che esso stesso -, e lo portasse al monastero di Santa Maria delle Rose, un luogo nel quale non l’ammisero mai in vita. Nel 1357 si scatenò uno spaventoso incendio che distrusse la cappella dove si conservavano i suoi resti. La scatola che li conteneva soffrì l’effetto devastatore delle fiamme, ma il corpo di Rosa prese semplicemente un altro colore.    

Che cosa fece questa giovane, nei suoi scarsi 18 anni di esistenza, per essere creditrice di tanti onori e morire con fama di santità? Semplicemente fare di se stessa un canto di amore alla Santissima Trinità, soccorrere i poveri con ardente carità, e difendere la fede della Chiesa con un’autorità evangelica mirabile. Nacque a Viterbo (Italia) nel 1234. Era figlia di umili contadini e, come raccontano le cronache, la sua infanzia fu costellata da segni virtuosi; crebbe circondata da prodigi. Da molto bambina era frequente vederla assorta davanti alle immagini di santi e della Vergine, e mostrava una chiara inclinazione per ogni elemento religioso. 

La sua mancanza di risorse economiche e la giovanissima età le impedirono di entrare nel convento di San Damiano di Viterbo. Lo scenario della sua donazione fu la sua modesta casa paterna e le strade delle città dove visse. Il momento storico che le toccò vivere non fu facile. La popolazione era spaventata per la violenza esercitata contro di essa dall’imperatore Federico II che era stato doppiamente scomunicato da Gregorio IX, ma che rispose imponendosi la forza in tutti gli stati che rimanevano fedeli al pontefice.     

Frattanto, questa penitente precoce aveva 7 o 8 anni e portava già una vita di intensa orazione. Le sue severe mortificazioni stavano per inviarla all’altro mondo. Sentiva speciale devozione per la Vergine e fu per la sua mediazione che guarì dalle lesioni che colpirono il suo organismo dovute alle discipline che si infliggeva. Un giorno Maria le apparve circondata da un coro di vergini e le indicò di percorrere le chiese di San Francesco di Assisi, quella di San Giovanni Battista e quella di Santa Maria del Poggio. Doveva vincolarsi al Terzo Ordine di San Francesco senza abbandonare il suo domicilio. L’abito le fu imposto nella chiesa parrocchiale.     

Recuperata la salute, forse senza avere compiuto ancora i 10 anni di età, si dedicò a predicare per le strade vestita con rozzo saio. E profondamente afflitta, come se fosse un profeta, allertava le genti. Faceva loro vedere la gravità degli eccessi che commettevano contro il Redentore, denunciando come vivevano giorno dopo giorno imbevute dei loro affari, lontane dalla consegna della sua vita offerta al Padre per loro che facevano parte del genere umano. Rosa era una bambina, ma le sue accese parole suscitavano grandi conversioni. Senza proporselo, esercitava un’autorità morale nel suo vicinato che, nonostante fossero abituati a vederla camminare con la focosità di un apostolo di Cristo, col viso arrossato ed i capelli senza ordine alcuno, non potevano evitare di rimanere colpiti dalla sua impeccabile condotta. Era notorio il suo amore per i poveri che soccorreva con evangelica prontezza. Senza dubitare un istante si privava del pezzo di pane che le corrispondeva per offrirlo a loro. E quell’austerità della quale faceva come una bandiera era di dominio pubblico.     

Tuttavia, benché i cittadini in generale ringraziassero per la sua donazione ci furono anche innumerevoli detrattori. Infastiditi dalle conseguenze che le sue parole ed azioni avevano sui piani dell’imperatore Federico, la trasformarono in oggetto di beffa e pensarono di ucciderla. Suo padre, inquieto davanti all’aspetto che prendevano gli avvenimenti, le proibì di evangelizzare come stava facendo, minacciando di infliggerle qualche punizione se persisteva in questo impegno apostolico. Imperterrita, Rosa rispose: “Se Gesù fu colpito per la mia causa, io posso essere colpita per la sua causa. Io solo farò quello che Egli mi disse di fare. Non posso disubbidirgli”. 

Poté continuare a diffondere di più la fede per le strade ancora due anni. Dopo, istigata da questo gruppo di fanatici, l’autorità di Viterbo la catturò e poi la esiliò. I suoi genitori l’accompagnarono nella sua espulsione e si stabilirono a Soriano, nuovo scenario della sua predicazione che attrasse gli abitanti di altre località circostanti.     

Nel dicembre del 1250 vaticinò pubblicamente la morte dell’imperatore, fatto che si produsse il 13 di quello stesso mese ed anno. Allora ritornò in patria, dove fu accolta con grande entusiasmo. Ma, in realtà, ella aveva voluto sempre godere della solitudine e della pace del monastero; per questo motivo ricorse alle religiose di Santa Maria delle Rose desiderando vestire l’abito delle damianite. Nuovamente la sua povertà fu un veto per compiere questo desiderio. E quando la madre badessa respinse la sua petizione, ella assicurò che poiché non l’avevano accolta in vita, probabilmente avrebbero dovuto accoglierla quando fosse morta, e così avvenne.     

Il parroco Pedro di Capotosti, il suo confessore, le suggerì di portare nella sua casa la vita di orazione e penitenza che anelava. E così fece. Alcune giovani che condividevano il suo ideale si riunivano insieme a lei in una confinante cappella che il sacerdote fece erigere vicino al convento. Ma questo nuovo fuoco religioso fu soppresso da Innocenzo IV ad istanze delle damianite che non desideravano vedere la feconda crescita di un’altra comunità nata di fianco alla loro. La santa ritornò coi suoi genitori e la sua voce si spense discretamente, senza notorietà alcuna, il 6 marzo 1252. Le sue ultime parole furono: Gesù e Maria. 6

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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