«Vedendo Dio in tutte le cose, superò la tragica esecuzione di due fratelli, della quale fu testimone. E compiendo la successiva richiesta che gli fecero, imitandoli nella loro generosità, perdonò il delatore, colpevole della sua morte»
Il perdono, quell’atto sublime di amore col quale Dio segna la nostra vita, virtù imprescindibile per tutti, fu la causa della consacrazione di questa fondatrice. Era nata a Lyon (Francia) il 30 marzo 1774, in un momento storico difficile segnato dalla Rivoluzione Francese. Due dei suoi sette fratelli, che non condividevano i principi sostenuti da questo movimento, lottando per preservare Lyon dalla loro egemonia, furono denunciati da qualcuno e incarcerati. Claudine andava a visitarli quotidianamente in prigione, e nel gennaio 1794 furono giustiziati alla sua presenza. Le ultime parole che le dissero, in una emozionata preghiera, furono una esplicita confessione di quella fede che i loro genitori avevano inculcato a tutti i loro figli: “Coraggio Gladdy! Perdona, come noi perdoniamo.”
Impossibile cancellare questa richiesta fatta in extremis dai suoi cari fratelli, in un momento tanto drammatico come quello, e questo sarebbe diventato un prezioso lascito che orientò i passi della santa. Conosceva il nome del colpevole della loro morte, ma si portò quel segreto nella tomba. Perdonò, benché l’impatto dell’evento le provocasse una malattia di tipo nervoso. Era la seconda dei fratelli in ordine di nascita, e dovette maturare presto. Dopo questo terribile evento la sua famiglia era rimasta decimata, come tante altre. Ed i suoi occhi non erano insensibili alle calamità che vedeva intorno a lei.
Si sentì allora chiamata a soccorrere tante persone che erano rimaste spezzate dalla barbarie; voleva consolarli e condividere con esse la pace che deriva dall’orazione continua. Aveva l’esperienza di avere difeso la sua fede insieme ad altre giovani anche in mezzo alla rivoluzione. E quel sentimento di amore, ancorato in Cristo, avrebbe guidato i suoi passi. I bambini ed i giovani avrebbero ricevuto da lei questa catechesi; avrebbe insegnato loro ad amare Gesù e la Vergine Maria.
Alla soglia del discernimento si trovò con il padre André Coindre, fondatore dei “Fratelli del Sacro Cuore” che fu colui che l’aiutò a scorgere la volontà divina. Egli l’espresse la sua convinzione che doveva formare una comunità per essere stata scelta da Dio per ciò. Successe che il sacerdote si trovò nell’atrio della chiesa di Saint Nizier con due bimbe assiderate dal freddo che non avevano nessuno al mondo, e Claudine, alla sua richiesta, si occupò di assisterle.
Creò una “Provvidenza del Sacro Cuore” nel 1815 avviata a dar loro non solo riparo, ma anche formazione spirituale, un’opera che si andò incrementando con altre bambine. Fu anche presidentessa della “Associazione del Sacro Cuore” fino all’ottobre del 1818, data in cui lasciò la sua casa e si stabilì in una casa, contando sul sufficiente per vivere, insieme ad un’orfana, un’altra compagna, ed un telaio di seta. E con esse nacque la Congregazione delle Sorelle di Gesù e Maria con la finalità di dare formazione spirituale alle giovani, in particolare a quelle che non avevano mezzi per procurarsela.
Il padre Coindre nuovamente l’incoraggiò a formare questa comunità. Obbedì, anche con una certa paura: “Mi sembrava di essermi lanciata in un’impresa pazza senza nessuna garanzia di successo”. La Congregazione incominciò con bambine povere ed abbandonate minori di 20 anni. Poi accolse anche quelle di classi agiate. Diceva: “è necessario essere madri di questi bambini, sì, vere madri tanto dell’anima come del corpo”. L’unica differenza che si permetteva era con gli svantaggiati: “Agli unici che permetto qualcosa sono ai più poveri, ai più miserabili, a coloro che hanno i più grandi difetti, essi, sì, amiamoli molto.”
Professando nel 1823 prese il nome di Maria di sant’Ignazio perché la transizione tra l’Associazione e la comunità che mise in moto si produsse il 31 di Luglio, festa del santo. Nel 1826 morì padre Coindre, e due anni più tardi morirono le prime religiose. Era un nuovo colpo per Claudine che, inoltre, dovette lottare duramente per mantenere intatta la sua fondazione, poiché volevano fonderla con un’altra che aveva appena visto la luce.
Donna valorosa, sensibile, abnegata ed attenta alle necessità di chiunque, era anche imprenditrice. A lei si deve la costruzione della cappella della casa generalizia. Il leitmotiv della sua vita fu: “Fare tutte le cose con l’unico desiderio di piacere a Dio”, “Portare una vita degna del Signore facendogli piacere in tutto”. Morì a 63 anni, nel 1837, dopo una vita segnata dallo zelo apostolico, la delicatezza e la dimenticanza di sé, dicendo: “Che buono è Dio! “. Era riuscita a “trovare Dio in tutte le cose e tutte le cose in Dio”, come aveva desiderato.
Fu beatificata da Giovanni Paolo II il 4 ottobre 1981. Egli stesso la canonizzò il 21 marzo 1993.
© Isabel Orellana Vilches, 2018
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