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Santo

Santa Maria Di Santa Eufrasia Pelletier, 24 aprile

By 23 Aprile, 2024No Comments

“Il trionfo della sua volontà, unito alla grazia, le permise di superare un carattere tempestoso che avrebbe messo in pericolo anche la sua vocazione. Volva portare il nome di Teresa di Gesù, ma per obbedienza accolse quello che le fu imposto”.

Rosa Virginia nacque il 31 luglio 1796 nell’isola di Noirmoutier (Francia), in mezzo alla Rivoluzione francese. Fu il posto scelto dai suoi genitori per rifugiarsi non appena avvenne il sollevamento della Vandea. Questi coraggiosi difensori di sacerdoti e religiosi per le cui azioni in loro favore dovettero abbandonare il loro luogo d’origine, la battezzarono per conto loro in forma clandestina. Quando la bambina aveva un anno, il primo presbitero che sbarcò sulla costa confermò il sacramento.

Lo stretto vincolo che la famiglia continuò a mantenere con questi confessori della fede fece sì che Rosa crescesse sotto il solido fondamento della fede. Ricevendo la prima comunione sentì la chiamata alla consacrazione. Nel 1805 morì una delle sue sorelle e l’anno seguente suo padre. Allora sua madre decise di inviarla a Tours. Rimase sotto la protezione della madre Pulchérie, fondatrice dell’Associazione cattolica. Era una persona poco espansiva con le alunne. Ma questo trattamento rigoroso fu conveniente per la santa che a 17 anni, essendo una giovane ben inquadrata, scelse di seguire Cristo.

Fin dall’inizio sapeva che doveva superare lo scoglio del suo forte temperamento. Impulsiva e poco dedita al contenimento verbale, la sua tendenza a rispondere con uscite di tono ed un attaccamento al proprio criterio mettevano la sua volontà e vocazione in pericolosa situazione. Il pentimento e l’afflizione che arrivavano dopo, uniti alle penitenze che si imponeva, rivelavano la sua nobiltà. Ma erano cavalli di battaglia che la dominavano e se desiderava unirsi a Cristo doveva purificare le sue tendenze. La sua determinazione a lottare era incontestabile, e così lo disse a sua sorella: “Sarà necessario piegarmi, lo so, ma sarò religiosa”. Quello che visse nel centro insieme alla madre Pulchérie fu un allenamento per quello che avrebbe dovuto poi sostenere. In questa epoca ebbe notizie dell’esistenza dell’Istituto di Nostra Signora della Carità e del Rifugio. San Giovanni Eudes l’aveva fondato nel 1641 allo scopo di fornire una vita degna alle donne sviate (chiamate Maddalene) e a quelle che potevano cadere in reti mafiose mosse da persone prive di scrupoli.

Rosa entrò nel convento di Tours nel 1814 e le fu affidato il compito di essere catechista dei giovani. Nel momento di professare decise di prendere il nome di Teresa. È logico pensare che l’imponente e travolgente personalità di questa donna castigliana che si fece in quattro per la sua passione in Cristo la seducesse. Che le facesse vedere che con questo riferimento, unito alla grazia, anch’ella avrebbe potuto scalare le alte cime della santità. Per questo motivo voleva unirla alla sua persona. Ma alla superiora sembrò eccessivo. Teresa di Gesù era stata una santa di tale calibro che giudicò presunzione che Rosa Virginia pensasse a lei per portarlo in suo onore. “Teresa? Tu, Teresa? Una donna tanto grande? Ma chi ti credi di essere?! Pretendi di uguagliarla, poverina aspirante alla perfezione religiosa? Va a cercare nella ‘Vita dei Santi’ il nome più umile e nascosto che ci sia”. Senza mostrare resistenza alcuna, umile e generosa, aprì le pagine dell’agiografia e scelse il nome di una semplice donna che aveva conquistato la santità: Eufrasia.

A 29 anni fu designata superiora dell’Ordine. Ma, a poco a poco, continuava a vedere che l’Istituzione non era per lei. Intuiva che doveva muoversi con orizzonti più ampi. “Io non voglio che si dica che sono francese. Io sono italiana, inglese, tedesca, spagnola, americana, africana o indù. Io sono di tutti i paesi dove ci sono persone da salvare”. Ad Angers avevano sollecitato una nuova fondazione, e lì si trasferì per vivere in una casa rifugio, esistente nella città, denominata “Il Buon Pastore”. Il suo impeto apostolico fece di questo centro un posto fecondo fin dall’inizio. Mossa da lui, diceva abitualmente: “La nostra vita deve essere sempre lo zelo; e questo zelo deve abbracciare il mondo intero”. Quattro mesi dopo avevano più di ottanta nuove vocazioni, una comunità di contemplative ed un secondo ramo che ha continuato fino ai nostri giorni. Doveva ritornare a Tours, ma la gente che l’amava si oppose alla sua partenza.

Nel frattempo, notò la convenienza di fondare una sede generale. Si rese conto di eventuali difficoltà che avrebbero potuto sorgere se ogni casa dipendeva da un vescovo diverso. Inoltre, giudicò che se fosse esistita una superiora generale avrebbe potuto coprire le necessità che potevano sorgere trasferendo le religiose dove fosse conveniente. Non tardarono a saltare fuori mormorazioni, incomprensioni e segni di disapprovazione di coloro che non condividevano l’opera. Furono particolarmente acidi non appena fu eletta unanimemente da tutte le religiose come superiora generale. “Mi avete nominato superiora: sono indegna di ciò, sono confusa; ma infine, poiché sono la superiora, fonderemo le ‘Maddalene’ “. Tra le altre cose, l’accusarono di ambizione personale, affanno di potere, spirito di innovazione… Furono momenti di grande dolore, una prova che affrontava fiduciosa in Dio. Una notte scrisse al papa: “Se il Santo Padre trova difficoltà nel fatto che io sia la superiora generale, mi sottometto umilmente.”   

Le richieste affinché aprisse fondazioni in altri posti, compresa Roma, non cessavano ed il pontefice Gregorio XVI le diede la sua benedizione nel 1835: “Ora sono io chi sosterrà il vostro Istituto”. Con la sua approvazione mise in moto la Congregazione di Nostra Signora della Carità del Buon Pastore. Eresse in vita più di cento case in quasi tutti i continenti, senza viaggiare e senza quei mezzi di comunicazione che sarebbero esistiti dopo. Dato che è per ciò che si ama che si lotta e si dà la vita, le sue sorelle erano sostegno e soffio nel suo dolce camminare unita a Cristo: “Siccome ho dato alla luce le mie figlie nella croce, le amo più che me stessa. Il mio amore ha le sue radici in Dio e nella conoscenza della mia propria miseria, perché comprendo che all’età in cui fanno la professione, io non sarei stata capace di sopportare tante privazioni ed un lavoro tanto duro”. Morì in Angers il 24 aprile di 1868.

Pio X la beatificò il 30 aprile 1933. E Pio XII la canonizzò il 2 maggio 1940.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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