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Santo

San Vincenzo De Paoli, 27 settembre

By 26 Settembre, 2024No Comments

“Fondatore della Congregazione della Missione e delle Figlie della Carità. Considerato in Francia padre della patria, fu proclamato da Leone XIII patrono di tutte le entità cattoliche di carità”.

ZENIT porta oggi questo araldo della carità cristiana, segnato dalla povertà familiare da quando ebbe uso di ragione. Nacque nella piccola popolazione francese di Ranquine, annessa a Pouy, verso il 1580 o 1581. Fu il terzo di sei rampolli. Nella sua infanzia lavorò curando il bestiame per aiutare i suoi. Non rinnegò mai la sua condizione e così lo riconosceva davanti a coloro che, essendo già un virtuoso sacerdote, seminavano lodi al suo passaggio. Oltre alla sua inclinazione per i bisognosi, e di segni precoci di pietà, aveva un’intelligenza sveglia, e fu inviato a studiare coi francescani di Dax. Aspirava al sacerdozio che era una via per trovare un futuro più lusinghiero di quello che lo aspettava, data la sua umile provenienza, benché pensasse anche di aiutare economicamente la sua famiglia. Le sue qualità gli permisero di ascendere progressivamente.

Studiò teologia a Toulouse, anche se alcune materie le frequentò a Saragozza, e fu ordinato sacerdote nel 1600. Passato il tempo, evocando quel momento della sua vita, manifestò: “Se io avessi saputo, come l’ho saputo dopo, quello che era il sacerdozio, quando commisi la temerarietà di accettarlo, avrei preferito dedicarmi a lavorare la terra prima di entrare in un stato tanto temibile”. Declinò la parrocchia che gli offrì il prelato di Dax, e scelse lo studio che gli dava la possibilità di scalare nuovi gradini cercando di arrivare al suo obiettivo di essere vescovo.

Fiammante dottore in teologia nel 1604, seppe di punto in bianco che aveva ereditato un capitale lasciatogli da un’anziana. Ma era caduto nelle mani di una persona priva di scrupoli, e lo inseguì a Bordeaux e Marsiglia. Recuperò solo una parte, e ritornando a Toulouse, trovandosi a Carbona, fu catturato dai turchi e destinato a Tunisi come schiavo. Curioso destino quello di questo santo che, aspirando ad altre glorie, fu esibito ed esaminato pubblicamente come una volgare merce. Servì un pescatore, un medico e suo nipote; l’ultimo fu un cristiano che aveva abiurato dalla sua fede e che convertì. Con lui ritornò a Roma, e di lì a Parigi nel 1609 con una missione per Enrico IV, e senza avere ottenuto l’alto incarico che desiderava.

Avrebbe desiderato allora fare della sua vita precedente una tabula rasa e vivere un’esistenza nascosta. Ai piedi di Cristo, dopo un’intensa purificazione, determinò donarsi ai poveri. Di carattere oscuro, le sue insipide risposte erano lontane da quelle che ci si aspetta da un uomo di Dio, il che faceva rischiare la sua missione. Si rese conto di ciò: “Ed allora mi proposi di chiedere a Dio che cambiasse il mio modo aspro di comportarmi, in un modo gentile e buono e mi proposi di lavorare giorno dopo giorno per trasformare il mio carattere aspro in un modo di essere gradevole”. Ottenne la grazia di vedere trasformata la sua acredine in mansuetudine a forza di perseverante orazione. Il suo modello fu san Francesco di Sales, col quale mantenne uno stretto vincolo.

A Parigi prese contatto con Pierre de Bérulle, fondatore dell’Oratorio di Parigi, formato da sacerdoti, che gli offrì di entrare in esso, ma declinò l’invito. Bérulle sarebbe stato un decisivo pilastro per Vincenzo aprendogli un mondo di relazioni importanti che gli sarebbero servite per la sua missione apostolica. Cominciò nella piccola parrocchia di Clichy, sostituendo un sacerdote che entrava nell’Oratorio; era la prima volta che esercitava il suo lavoro pastorale. Nel 1613, per mediazione di Bérulle, fu precettore dei figli di Phillipe de Gondi, nipote dell’arcivescovo di Parigi. Nei viaggi che si vedeva obbligato a realizzare, rivisse, con visi nuovi, la sua sensibilità per i poveri e i bisognosi, e cominciò a vedere la radicalità evangelica nell’esercizio della carità. Il colpo definitivo per la sua autentica conversione si produsse a Gannes, sul letto di un moribondo che gli aprì il suo cuore, orfano di affetto e compassione. Questo fatto lo commosse profondamente al punto di cambiare la rotta la sua vita per fare della carità il suo stendardo. “Come! Essere cristiano e vedere un fratello afflitto, senza piangere con lui né sentirsi malato con lui! Questo è non avere carità; è essere un cristiano dipinto”, avrebbe detto più tardi.

Sollecitato da questo indeclinabile amore per il prossimo, nel 1617 si stabilì a Chatillon-les-Dombes come parroco, e versò a piene mani la carità. Si stabilì in quello che era stato “l’ospedale di San Lazzaro” per lebbrosi; fu sede della Congregazione della Missione fondata nel 1625. Nel 1617 aveva dato impulso alle Confraternite della Carità e nel 1633 eresse le Figlie della Carità con santa Luisa di Marillac; a tutte disse: “Per monastero avrete le sale dei malati, per clausura, le strade della città, per grate la paura di Dio e per velo la santa modestia”. A lui si devono anche asili per anziani e bambini abbandonati. Era un confessore eccezionale, guida di santa Giovanna di Chantal e direttore delle Visitandine di Parigi a richiesta di san Francesco di Sales. Fu cappellano ed elemosiniere della regina Margherita di Valois. Riformò il clero e lottò contro il giansenismo.

Questo apostolo della tenerezza scrisse lettere, memorie, impartì conferenze, ecc., sempre portando a tutti l’amore di Dio, specialmente ai poveri, che amava con singolare predilezione: “I poveri saranno i nostri giudici. Solo potremo entrare nel cielo sulle spalle dei poveri” […]. “Il servizio ai poveri deve essere preferito a tutto, e bisogna prestarlo senza esitazione. Per questo, se nel momento della preghiera bisogna portare a qualche povero una medicina o un aiuto qualunque, andate da lui con animo ben tranquillo e fate quello che convenga, offrendolo a Dio come un prolungamento della preghiera…”. La sua umiltà, mansuetudine ed abnegazione eroiche oltrepassarono frontiere. Bossuet manifestò: “Come deve essere buono Dio se ha fatto tanto buono Vincenzo de Paoli!”. Per tutto il suo lavoro era considerato come una delle personalità rilevanti della Francia; è “padre della patria”. Morì il 27 settembre 1660.

Clemente XIII lo canonizzò il 16 giugno 1737. Leone XIII lo proclamò patrono di tutte le entità cattoliche di carità.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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