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Santo

San Pedro de Jesús Maldonado Lucero, 11 febbraio

By 10 Febbraio, 2024Aprile 17th, 2024No Comments

“Questo messicano ebbe il cuore nel Tabernacolo e nel cielo. Devoto di Gesù Sacramentato, passione che diffuse intorno a lui, fu giustiziato brutalmente dalle truppe governative del suo paese per la sua condizione sacerdotale”.

Oggi, festività della Madonna di Lourdes, si celebra anche la vita di questo grande presbitero. La traiettoria di molti sacerdoti a cui falciarono la vita i nemici della fede è stata sempre un esempio di fedeltà alla vocazione che ricevettero. Benché la fortezza che hanno esibito questi testimoni di Cristo, quando affrontarono la morte, era animata dalla grazia, non c’è dubbio che questo dono era stato alimentato previamente con una disposizione sostentata nella preghiera, nell’accoglienza dei sacramenti, e nella silenziosa offerta del giorno dopo giorno. Questa racchiude sempre un’eroicità che ciascuno di loro e Dio conoscono, rimanendo velata in generale per gli altri. In essa si forgia l’abbraccio a quella croce che si mantiene dritta mirando ad un cielo unico, rimpianto destino per i seguaci del Redentore.

Pietro era nativo di Chihuahua (Messico), dove nacque il 15 giugno 1892. Mentre studiava coi paoli si sentì chiamato da Dio, e a 17 anni entrò nel seminario. Lì germinò questa decisione irrevocabile: “Ho pensato di avere sempre il mio cuore nel cielo, nel Tabernacolo”. E certamente l’Eucaristia fu l’asse centrale della sua vita ed azione apostolica.

Erano tempi agitati perché l’ideologia politica dominante si era proposta di sradicare violentemente ogni spiraglio spirituale. Chiusero il seminario, – dove tutti i suoi membri avevano passato molteplici difficoltà e Pietro uscì con un organismo indebolito ed esposto alla malattia,- e Pietro ritornò alla sua casa paterna, e lì proseguì la sua formazione. Incline alla musica, sfruttò il tempo per imparare piano, organo e violino.

Nel gennaio del 1918 fu ordinato sacerdote a El Paso, Texas. Esercitò il suo lavoro pastorale a San Nicolás de Carretas, Cusihuiachi e Jiménez. Si occupò degli indigeni tarahumaras e si affannò nel ridurre l’acquisto di alcool. Non nascose mai la sua predilezione per i poveri che aiutava nelle loro necessità, ed arrivò ad allevare ed educare un orfano indigente. Era ben accolto dai contadini e dalle genti semplici che gli chiedevano una benedizione per liberare i loro campi dalle temute piaghe di cavallette. Molti testimoniarono come era riuscito ad cacciarle a volte con la preghiera. Nel distretto di Jiménez lo perseguitarono gruppi massonici in diverse occasioni.

Nel 1924 fu designato parroco di Santa Isabel. Aveva un dono speciale per trattare con la gente. Fu significativa la sua capacità per formare bambini, giovani ed adulti ai quali spiegava la storia della salvezza per mezzo della fotografia che si convertì in fertile strumento pedagogico. Le sue qualità artistiche e musicali furono molto utili in questo lavoro catechetico. Devoto dell’Eucaristia mise tutto il suo entusiasmo nel diffondere l’amore a Gesù Sacramentato. Molto significativo fu lo sviluppo che sotto la sua protezione ebbero l’Adorazione Perpetua al Santissimo Sacramento, l’Adorazione Notturna e le Figlie di Maria.

Tra il 1926 e il 1929 la persecuzione religiosa inondò Chihuahua. Egli fu uno di quelli perseguitati in mezzo ad ostilità che sfociarono nella chiusura di templi, seminari e centri di insegnamento cattolici, oltre alla morte di sacerdoti e credenti. Questo accanimento aveva avuto leggeri momenti di rallentamento con apparenti accordi tra il governo e la Chiesa. Che non fossero tali lo prova che, ad un breve periodo di una certa permissività, seguisse un altro periodo di maggiore ferocia nelle proibizioni. Quelle di quella frangia furono particolarmente virulente. Pietro passò quegli anni come un fuggiasco; si trovava alla mercé di persone di nobili sentimenti che gli aprivano le porte delle loro case. Un fragile impasse gli permise di servire i fedeli fino al 1934, mentre le autorità proseguivano col loro programma di veto totale della fede. Restrizioni e punizioni esemplari contro coloro che si opponevano agli ordini governativi erano brodo di coltura per i cattolici. Quell’anno 1934 Pietro fu fermato, soffrì maltrattamenti e minacce di morte, benché in un primo momento lo confinassero a El Paso. Forse pensavano che, spaventato, avrebbe lasciato il suo gregge. Ma non fu così.

Ritornò a Chihuahua, alla parrocchia di Santa Isabel, insieme al suo popolo. La febbre nulla poté col suo ardore apostolico, ed in mezzo alla malattia confermò tutti nella fede. Due scenari ultimi del suo instancabile zelo furono El Pino, un ranch dove dovette passare un anno, e Boquilla del Rio. In questo luogo una famiglia credente e coraggiosa mise la sua casa al servizio della chiesa per trasformarla in un estemporaneo oratorio nel quale il sacerdote dava continuità alle messe e alla celebrazione dei sacramenti. Il 10 febbraio 1937 aveva celebrato il mercoledì delle ceneri e si trovava confessando. Un gruppo di violenti ubriachi e armati irruppero nella casa. I fedeli vollero proteggerlo, ma Pietro, al fine di salvare le loro vite dalla brutalità che prevedeva si sarebbe scatenata, prese con sé l’Eucaristia e si arrese.

La strada che dovette percorrere scalzo e trascinato con forti corde fu un calvario che affrontò recitando ad alta voce il rosario. Il colpo di pistola che ricevette sulla testa fu di tale calibro che colpì in modo irreversibile il cranio. La perdita di uno dei suoi occhi che si staccò dal viso in quell’istante, per dirla delicatamente, dà una idea della brutalità del colpo che gli assestarono. Previamente, presero l’Eucaristia che cadde dal reliquario, e gliela offrirono senza barlumi di compassione: “Mangiati questo! “. Il giorno dopo, consegnò la sua anima a Dio.

Fu beatificato da Giovanni Paolo II il 22 novembre 1992 e sempre da lui canonizzato il 21 maggio 2000.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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