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Santo

San Luigi Scrosoppi, 3 aprile

By 2 Aprile, 2024Aprile 17th, 2024No Comments

“La sua vita riassume la risposta evangelica che si deve dare alle deficienze sociali. Tra le altre fondazioni, diede impulso alla Congregazione delle Sorelle della Divina Provvidenza. Il motto che segnò la sua attività fu fare tutto per tutti”.

Giovanni Paolo II mise questo santo come torcia per i membri della Chiesa: sacerdoti, religiosi e laici. Disse di lui che era un “esempio luminoso ed efficace”. Il suo merito: avere assemblato armonicamente vita contemplativa ed attiva. Ebbe questi grandi amori: Cristo, la Chiesa, il papa ed i deboli.

Nacque a Udine (Italia) il 4 agosto 1804 in una famiglia che godeva di buona posizione economica. I suoi genitori Domenico Scrosoppi che gestiva una gioielleria, ed Antonia Lazzarini, inculcarono ai loro tre figli un tale amore per Cristo e la sua Chiesa che tutti, Carlo, Giovanni Battista e Luigi, furono sacerdoti. Essendo Luigi il più piccolo, quando officiò la sua prima messa nel 1827 concelebrarono con lui i suoi fratelli maggiori. Il suo motto fu “fare tutto per tutti”. Lontano da un attivismo sterile, siccome l’asse vertebrale della sua esistenza era Cristo al quale desiderava ardentemente assomigliare, e quello che faceva era rivestito di fede e fiducia in Lui, mieté abbondanti frutti. “Voglio essere fedele a Cristo, essere dedicato pienamente a Lui nel mio camminare verso il cielo, e riuscire a fare della mia vita copia della Sua”. Pregava senza riposo e si prostrava davanti al Santissimo; era il suo alimento insieme all’Eucaristia. Fu un uomo devoto. La preghiera del rosario, la celebrazione della via crucis ed altre pratiche di pietà facevano parte della sua attività.

Crebbe essendo testimone di diverse difficoltà che ricaddero sul suo paese. Il tifo, il vaiolo ed una pertinace siccità seminarono le strade di orfani. Pertanto, la fame e la miseria erano ben conosciute da lui. In presenza di tante calamità la sua preferenza per i poveri, malati ed abbandonati si accrebbe. E prima di essere ordinato sacerdote si implicò in azioni avviate a soccorrerli. Inoltre, aveva collaborato con l’Oratorio di san Filippo Neri, che ammirava profondamente. Come altri santi vedeva Cristo negli svantaggiati e colpiti dal dramma umano: “I poveri ed i malati sono i nostri patroni e rendono presente la persona stessa di Gesù”. Con visibile spirito evangelico lottò per loro in quei tempi di crisi, a capo dell’orfanotrofio per bambine spinto da suo fratello Carlo del quale era direttore ausiliare dal 1829.

La sua risposta davanti alla penuria economica fu lanciarsi alla strada; egli stesso si era prima spogliato dei suoi beni per assistere coloro che soffrivano carenze. Pieno di fede reclamò assistenza ed ottenne i mezzi precisi per acquistare un edificio. Ma la ripercussione di questo mirabile lavoro tra i bisognosi ebbe tanto successo che subito richiesero maggiore spazio per alloggiare coloro che non avevano riparo. Questo supponeva che dovevano fare provvista di nuove risorse per finanziare l’opera, in modo che, mentre coordinava e lavorava nella costruzione della casa, andò chiedendo aiuto. Nel 1836 rimase terminato l’edificio denominato Casa per i Diseredati. Coincisero provvidenzialmente due fatti:  quello stesso anno la regione soffrì l’epidemia di colera ed il centro fu l’unico che poté accogliere i disastrati.

Un gruppo di maestre condividevano con lui la stessa vocazione di favorire i poveri ed abbandonati. La sua caritatevole testimonianza mosse i cuori di queste nove professioniste dell’insegnamento e furono il pilastro della congregazione delle Sorelle della Divina Provvidenza che fondò nel 1837. Aveva come obiettivo l’attenzione spirituale ed umana delle bambine, alle quali fornivano, insieme alla formazione cristiana, anche risorse pratiche per il loro futuro, insegnando loro il mestiere di sarta. Soprattutto, voleva che fossero trattate con amore, quello che la vita aveva rubato loro. Sistemata sotto la protezione di san Gaetano, l’opera attingeva dalla spiritualità dell’oratorio motivato dal san Filippo Neri. Precisamente nel 1846 Luigi passò a fare parte dello stesso, mosso da una serie di circostanze e dalla storia stessa, poiché il suo ideale di povertà era stato quello di san Francesco di Assisi.

Nel 1854 fondò la Casa di Riscatto per giovani abbandonate e nel 1856 fu nominato preposto della comunità. Le autorità chiusero l’oratorio, ma egli continuò ad essere fedele a san Filippo. Nel 1857 diede impulso alla scuola e al centro di alloggio per sordomute che rimase attivo quindici anni. Aprì anche una Casa della Provvidenza destinata alle giovani che avendo finito i loro studi erano disoccupate. Questa intensa attività la conciliava lavorando negli ospedali dove assisteva i malati ed i poveri. Non si dimenticò dei seminaristi e dei sacerdoti che vivevano nella povertà ai quali fornì aiuto spirituale e materiale. Fece tutto con esemplare semplicità, umiltà e carità, sentendosi nelle mani della Provvidenza sotto la cui protezione mise la fondazione. Conosceva il valore dello sforzo, della perseveranza nella lotta, specialmente in mezzo ai contrattempi. Niente, né nessuno poteva indurle allo scoraggiamento se avevano presente, come lui, che facevano tutto per Gesù. Disprezzò la vanità, la prepotenza, l’ipocrisia e la superficialità.

L’anticlericalismo recalcitrante portò con sé la chiusura di case e la cessazione delle attività di molti gruppi. Chiusero il suo oratorio e con esso sparirono le risorse parrocchiali. Tuttavia, questo uomo umile, generoso, diligente, docile e caritatevole che viveva a carico della volontà divina, pronto sempre a compierla, riuscì a mantenere protette il resto delle sue fondazioni. In tutte le difficoltà che gli si presentarono agì con eroica pazienza. Profetizzò: “Aprirò dodici case prima di morire”, e così fu. Sul punto di consegnare la sua anima a Dio vaticinò: “Dopo la mia morte, la vostra congregazione soffrirà molte tribolazioni, ma poi rinascerà ad una vita nuova. Carità! carità! Questo è lo spirito della vostra famiglia religiosa: salvare le anime e salvarle con la carità”. Morì dopo avere pronunciato queste parole ad Udine il 3 aprile 1884. Conobbe in vita l’auge delle sue fondazioni e l’approvazione della sua congregazione effettuata da Pio IX nel 1871.

Giovanni Paolo II lo beatificò il 4 ottobre 1981 e lo canonizzò il 10 giugno 2001.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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