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Santo

San Josemaría Escrivá de Balaguer, 26 giugno

By 25 Giugno, 2024No Comments

“Fondatore dell’Opus Dei. Giovanni Paolo II lo chiamò il santo della vita ordinaria. Pio fin dalla infanzia, crebbe sotto la protezione di Maria. Fu un apostolo intrepido. Poté vedere in vita come la sua opera riceveva la stima di papi e prelati”

“Cristo non ci chiede un po’ di bontà, bensì molta bontà. Ma vuole che arriviamo ad essa non attraverso azioni straordinarie, ma con azioni comuni, anche se il modo di eseguire tali azioni non deve essere comune”, diceva il fondatore dell’Opus Dei, un uomo che non ha lasciato nessuno indifferente; non lo fece in vita, né dopo avere oltrepassato le frontiere del cielo. L’hanno seguito luci ed ombre. Tuttavia, fu un aragonese nobile, semplice, che continuava a crescere senza altro affanno che aprire solchi nelle sue vicende per riempirle di Dio, un apostolo che non cessò di evangelizzare a tempo opportuno e inopportuno, una persona con un carisma innegabile che ebbe la grazia di arrivare al cuore della gente, un appassionato di Cristo e di Maria, fedele alla Chiesa.

Nacque a Barbastro, Huesca, Spagna, il 9 gennaio 1902, ed ebbe nella sua casa la prima scuola di fede. Avvolto nella tenerezza, si nutrì con la pietà che gli inculcarono i suoi genitori. Si percepisce nella sua vita l’influsso del paradiso di pace e di affetto che rivestì la sua culla. La promessa materna di portarlo davanti alla Vergine al santuario di Torreciudad, lo riscattò da una prevedibile morte a 2 anni. Inquieto, impigliato a volte in infantili stizze e difeso nella sua timidezza, ascoltava da sua madre sentenze di gran valore spirituale: “Josemaría, vergogna solo per peccare”. L’eco della saggezza che ebbe vicino si apprezzano nel “Cammino” che ha illuminato spiritualmente molte generazioni.

Visse la dolorosa perdita di tre fratelli. I suoi occhi infantili, storditi dalle disgrazie, gli facevano temere la propria morte, ma sua madre lo tranquillizzava ricordandolo che a lui lo proteggeva la Vergine. Nella sua adolescenza la famiglia si trasferì a Logroño per avere fallito il commercio che reggevano a Barbastro. Era molto osservatore e nel gelido periodo natalizio del 1917 notò la presenza di un carmelitano che camminava scalzo sulla neve spinto dal suo amore per Dio. Le orme che andava lasciando impregnarono il suo spirito di un irresistibile desiderio di offrire la sua vita. Aprì le porte del suo cuore e in esse penetrò la vocazione al sacerdozio. I suoi genitori l’appoggiarono. Frequentò gli studi a Logroño ed a Saragozza, dove il cardinale Soldevilla che apprezzò le sue virtù e qualità, lo designò ispettore del seminario.

Nel 1923 iniziò gli studi di diritto. Normalmente andava alla basilica del Pilar confidando alla Vergine tutte le sue pene. Suo padre morì nel 1924, e l’anno seguente fu ordinato sacerdote. Il suo primo destino fu Perdiguera. Lì nel suo breve soggiorno realizzò un edificante lavoro pastorale lasciando un ricordo indimenticabile nei fedeli, lavoro anche evidente nella parrocchia saragozzana di san Pedro Nolasco, tra le altre. Aveva il dono delle genti e grande senso dell’umorismo.

Nel 1927 fu autorizzato a terminare la sua preparazione a Madrid, e cominciò a dare lezioni di diritto in un’accademia. I destinatari del suo apostolato furono, oltre ai malati del patronato, diretto dalle Dame Apostoliche, gli abitanti dei quartieri della periferia: modeste famiglie; un ambiente pieno di carenze e segnato dal dolore. Questo versante non riempiva del tutto i suoi aneliti. Dal suo interno germogliava l’urgenza di portare ovunque il vangelo. Il 2 ottobre 1928 nella chiesa dei Paoli vide l’immensità di un cammino di santità forgiato nella vita ordinaria, al quale tutti erano chiamati. Ognuno dal suo posto di lavoro si si sarebbe trasformato sempre in araldo per gli altri di quella verità che è Cristo, al servizio della Chiesa. Avvicinandosi al Concilio Vaticano II, ricordò l’invito universale alla santità, qualcosa di inusuale nell’epoca. A poco a poco, attraverso amici, professori, studenti e sacerdoti andò costituendosi l’Opus. Rosario, messa e comunione quotidiane, orazione, letture spirituali, discipline…, conformavano l’idea da seguire. Cominciò con uomini, ed a partire dal febbraio 1930 lo estese alle donne. Un ingegnere argentino si affiliò all’Opera e dietro di lui arrivarono altri membri. Nell’agosto del 1931, attraverso una mozione divina percepita mentre officiava la messa, capì che “gli uomini e le donne di Dio” avrebbero issato “la Croce con la dottrina di Cristo sul pinnacolo di ogni attività umana… E vidi trionfare il Signore, attraendo a Sé tutte le cose.” 

Gli inizi non furono facili. Si rifugiava nell’orazione ed offriva le sue mortificazioni. Soffrì la perdita di tre dei membri principali, e dovette ritornare al punto di partenza. Nel frattempo, andava addentrandosi nei sentieri della mistica, invaso dall’amore per il Padre, coscienza filiale che forma parte del carisma che diede alla fondazione. Rendeva partecipi dei suoi sogni apostolici gli studenti di Dya, accademia da lui fondata, incoraggiandoli a leggere la vita di Cristo ed a meditare sulla sua Passione.

Tra 1934 e 1935 trasferì questo centro docente in una delle strade principali madrilene, dove scrisse Considerazioni Spirituali, il conosciuto “Cammino” che vedrà la luce come tale nel 1939. La Guerra Civile lo mise in pericolo di morte; dovette rifugiarsi in un manicomio e soffrì innumerevoli difficoltà. Fuggì a Barcellona e ad Andorra. Quindi passò a Pamplona e si stabilì a Burgos; lì diede nuovo impulso all’Opera. Nel 1939 tornò a Madrid. Cominciò ad impartire numerosi ritiri spirituali, e nel 1941 sorsero i suoi detrattori carichi con frecce di incomprensione, maldicenza, calunnie e falsità, consumati dall’invidia. Nel 1944 si ordinarono i primi sacerdoti.

Nel 1946 andò a Roma cercando l’approvazione che Pio XII gli concesse; poi avrà un colloquio con Giovanni XXIII e con Paolo VI. L’Opera si estese in tutto il mondo, illuminata da lui con la sua parola, orazione e penitenza, protetto da Cristo e da Maria, viaggiando instancabilmente dentro e fuori dalla Spagna. Ebbe l’appoggio dei pontefici e di molti prelati. Soffriva il diabete, ed alla fine soffrì severe cateratte. Morì a Roma il 26 giugno 1975.

Giovanni Paolo II lo beatificò il 17 maggio 1992 e lo canonizzò il 6 ottobre dell’anno 2002, chiamandolo il santo della vita ordinaria.

 

Isabel Orellana Vilches

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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