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Santo

San Giovanni Antonio Farina, 4 marzo

By 3 Marzo, 2024Aprile 17th, 2024No Comments

“Conosciuto come l’uomo della carità, fu il propulsore della prima scuola popolare femminile. Si occupò anche dell’assistenza a malati e anziani, reclusi negli ospedali, nelle case di riposo e nelle proprie case”.

La mente di un apostolo non è mai localista; è universale, comprende tutti. Questo era lo spirito di Giovanni: “Apritemi, Signore, le porte del mondo… ed il mondo intero porterò convertito ai vostri piedi”. Dato che Cristo concede l’esatto compimento dei sogni apostolici secondo la misura che ognuno dia loro, ed i suoi erano illimitati, ottenne la benedizione divina.

Nacque a Gambellara (Vicenza, Italia) l’ 11 gennaio 1803. Un fratello di suo padre era sacerdote e su di lui ricadde la responsabilità della sua formazione accademica e spirituale, calmando il vuoto esistente nei paesi piccoli privi di scuole, deficienza che non lo colpì perché ebbe la fortuna di trovare in suo zio un uomo di Dio che, inoltre, era ben preparato. Entrò nel seminario di Vicenza a 15 anni e diventò professore dello stesso quando ne aveva 21 ed era ancora studente di teologia. Fu ordinato sacerdote nel 1827 e proseguì esercitando la docenza nel seminario, missione che occupò diciotto anni della sua vita. Per una decade fu cappellano della parrocchia di san Pietro a Vicenza della quale si fece carico appena ordinato. In quell’epoca era già in funzione la Pia opera di santa Dorotea dedicata a fornire educazione e formazione spirituale cristiana alle bambine della località la cui direzione gli venne offerta nel 1827. Tre anni più tardi fu invitato a seguire anche la direzione della Scuola di Carità, la cui esistenza si doveva alla generosità del conte milanese Baldassare Porta che pensava alle bambine che mendicavano per le strade e soffrivano l’abbandono.

Nel 1831 Giovanni fuse queste due opere. Alla sua competenza come professionista dell’insegnamento, aggiungeva prudenza, audacia e visione. Era informato delle ultime correnti pedagogiche, simpatizzando specialmente con le tesi di Lambruschini, di Pestalozzi e di Girard. Tutto ciò, arricchito dall’influsso di Filippo Neri, Calasanz e la Salle, diede come risultato un lavoro di indiscutibile ricchezza umana e spirituale. Effettuò un progetto ambizioso e, allo stesso modo, semplice, fattibile. Mise in moto una scuola gratuita che aveva come obiettivo l’educazione della donna equiparando la sua formazione a quella che ricevevano gli uomini. La considerava altrettanto degna di ricevere un insegnamento integrale, ed inoltre, sottolineava il suo importante ruolo nel tessuto familiare e sociale. Il progetto fu approvato dalle autorità. Così nasceva la prima scuola popolare femminile.

Nel 1836 si rese conto che le educatrici non potevano rimanere ancorate all’impegno di un’azione lavorativa remunerata, ma dovevano andare più lontano. E cercò “maestre di autentica vocazione, consacrate al Signore e dedicate totalmente all’educazione delle bambine povere”. Nel novembre di quell’anno mise in moto l’Istituto delle “Sorelle Maestre di S. Dorotea, Figlie dei Sacri Cuori” con tre maestre (religiose) e con la direttrice e cofondatrice, Redenta Olivieri. Il compito delle religiose che cominciò con le bambine bisognose, si estese poi a quelle di classi benestanti, alla cieche e sordomute. Egli voleva che inculcassero “la formazione della mente e del cuore dei giovani, seminando in esse i primi germi del timor di Dio, e delle virtù sociali.”    

Fu per tutte come un padre eccezionale e un amico affettuoso. A questa missione, che conciliava con la sua partecipazione in diverse istituzioni spirituali e culturali realizzate nella città, avrebbe poi aggiunto l’assistenza a malati ed anziani reclusi in ospedali, case di riposo e nei propri domicili, insieme alla direzione della Scuola Pubblica primaria e superiore. Nel 1839 ricevette il decreto di lode di Gregorio XVI. La prima “Casa Asilo” di Vicenza e l’ “Istituto degli Esposti” nelle mani delle religiose si convertirono in centri di emblematica assistenza ai bisognosi. Giovanni fu designato vescovo di Treviso nel 1851 sviluppando un’azione pastorale nella quale i poveri e malati ricevevano in modo preminente la sua attenzione. Per tutto ciò fu chiamato “il vescovo dei poveri”. Si dedicò a formare i fedeli, il clero ed i giovani.

Dovette superare molti ostacoli, compresi quelli creati da membri del consiglio comunale della cattedrale che vietarono perfino la celebrazione del Sinodo diocesano. L’opposizione comportava la paralisi di molti progetti apostolici che uno spirito come il suo non cessava di sfornare. Sapeva che “le opere di Dio sono soggette a contraddizioni”. Dieci anni di sofferenze in questa missione non poterono piegare il nobile cuore di un uomo che viveva completamente dedicato agli altri. Faceva notare: “la vera scienza consiste nell’educazione del cuore, cioè, nel pratico timor di Dio”; una semplice ed effettiva lezione. Il santo timore, al quale alludeva, era nella sua vita un strumento attivo di una forza e fecondità apostolica inarrestabili.

Nel 1861 fu destinato alla sede episcopale di Vicenza, ed in essa poté sviluppare il suo ampio programma spirituale ed educativo. Si trasferiva a piedi o sul dorso di una mula. Così percorreva chilometri per portare il messaggio della fede, la consolazione e il sostegno a tutti, con speciale predilezione per i poveri ed anziani sacerdoti. Era un uomo di orazione, grande devoto del Sacro Cuore di Gesù, dell’Eucaristia e della Vergine Maria, e quell’amore specialissimo l’infondeva ovunque. Fu un vescovo acclamato, ma anche vituperato. Alle dimostrazioni di gratitudine per la sua fertile missione si univano voci accusatrici senza fondamento alcuno che gli causarono grandi sofferenze. La sua risposta, come quella di ogni fedele seguace di Cristo, fu il perdono. Tutto accolse in silenzio, portato dalla sua ardente carità, la quale infatti lo fece conoscere come “l’uomo della carità”. Soffrì una grave malattia nel 1886 che lo lasciò estremamente indebolito. Due anni più tardi, il 4 marzo 1888, morì di un attacco di apoplessia. Nel 1905 Pio X che era stato ordinato sacerdote a suo tempo da Giovanni, approvò l’Istituto da lui fondato.

Giovanni Paolo II lo beatificò il 4 novembre 2001. Fu canonizzato dal papa Francesco il 23 novembre 2014.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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