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Santo

San Claudio de la Colombière, 15 febbraio

By 14 Febbraio, 2024Aprile 17th, 2024No Comments
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“Questo insigne apostolo del Sacro Cuore di Gesù vinse la sua iniziale avversione per la vita religiosa, diventando gesuita. Fu il confessore di santa Margherita Maria Alacoque. Perseguitato ed accusato ingiustamente, morì nel deserto”.

Nacque il 2 febbraio 1641 a Saint-Symphorien-d’Ozon, località francese appartenente a Lyon. I suoi genitori erano credenti. Nell’ambito familiare, elogiato per la pietà nella quale era collocato, ricevette una profonda formazione spirituale. Poi, il suo eccellente carattere l’avrebbe aiutato nella vita religiosa, nella quale non fece altro che incrementare le numerose qualità innate che l’adornavano. E la preghiera avrebbe fatto sì che che toccasse il cuore degli altri coi suoi intelligenti ed azzeccati consigli che lasciavano trasparire la sua sete di unione con Dio, in tale grado che il mondo con tutte le sue vanità e le futili offerte svaniva davanti ai suoi piedi. Il suo unico riferimento era Lui. Con questi sentimenti che bollivano nel suo spirito convertì molte persone e le incoraggiò a sforzarsi ad amare il sentiero della croce.

Si potrebbe pensare che un’anima di queste caratteristiche per forza dovesse arrivare alla vita religiosa, ma non fu così. Claudio sentì un’iniziale “avversione” per essa che riuscì a vincere entrando nel 1658 nella Compagnia di Gesù. Nel 1660 professò e perse sua madre, Margherita, che gli aveva rivolto una sentita petizione che risultò essere contemporaneamente profetica: “Figlio mio, tu devi essere un santo religioso.”    

Completato il suo noviziato ad Avignone, e terminati i suoi studi di filosofia, si dedicò all’insegnamento nella scuola Clermónt di Parigi, punto nevralgico in quell’epoca della vita intellettuale francese. Ma le qualità di Claudio oltrepassarono le frontiere attraverso i suoi scritti e le sue azioni. Probabilmente per ciò, avendo costanza probatoria del suo rigore intellettuale, Colbert gli affidò l’educazione dei suoi figli. È conosciuta l’inclinazione del santo alle belle arti così come gli scelti amici che ammiravano il suo lavoro. Al rispetto, è significativa la corrispondenza che mantenne con persone importanti della taglia di Oliverio Patru, membro dell’Accademia Francese, uno dei suoi incondizionati seguaci.

Le sue doti oratorie diventarono pubbliche durante la canonizzazione di san Francesco de Sales, poiché fu designato per realizzare il suo panegirico benché ancora non fosse sacerdote. Le sue parole commossero tutti. I sermoni che pronunciò dopo, davanti a persone di diversa provenienza, tra i quali si trovavano anche membri importanti della regalità e della cultura, sono dei modelli in tutti i sensi: fondo e forma; erano frutto della sua riflessione alla luce della orazione.

Da 1670 al 1674 diresse la Congregazione mariana. Alla fine di quell’anno fu ammesso alla professione solenne. Aveva scritto: “Dio mio!, voglio farmi santo tra Voi ed io”. Nel ritiro preparatorio si sentì chiamato a dedicarsi al Sacro Cuore. Allora aggiunse un altro voto di assoluta fedeltà alle regole della Compagnia, voto che aveva vissuto rigorosamente prima di professare. La sua obbedienza fu paradigmatica. Delicato e squisito nella sua attività, tutto rifletteva la sua forza spirituale. Abbandonato tra le braccia della fiducia divina, compose una bellissima preghiera ad essa dedicata. Questo frammento del suo conosciuto “Atto di fiducia” mostra il suo ardente anelito di rimanere unito a Dio al di sopra di sé: “Sono tanto convinto, Dio mio, che vegli su tutti quelli che sperano in Te e che non può mancare cosa alcuna a chi le aspetta tutte da Te che ho determinato di vivere d’ora in poi senza nessuna attenzione, scaricandomi in Te di ogni mia preoccupazione. Mi spoglino gli uomini dei beni e dell’onore, mi privino le malattie delle forze e dei mezzi per servirti, perda io a causa di me stesso la grazia peccando; non per questo perderò la speranza, prima la conserverò fino all’ultimo sospiro della mia vita, e vani saranno gli sforzi di tutti i demoni dell’inferno per strapparmela, perché coi vostri aiuti mi alzerò dalla colpa… “. I 33 anni della sua vita gli sembravano il momento ideale per consegnare la sua anima a Dio, pensando che a quell’età era stato crocifisso Gesù Cristo. Mi sembra, Signore, che è già tempo che incominci a vivere in Te e solo per Te, perché alla mia età, Tu volesti morire per me in particolare”, annotò nel suo Diario. Ma non era arrivata la sua ora.

Nel 1675 fu nominato superiore della scuola di Paray-le-Monial che aveva pochissimi allievi. In quel momento conobbe santa Margherita Maria Alacoque che soffriva l’incomprensione del suo confessore davanti alle rivelazioni che riceveva dal Sacro Cuore di Gesù. Ella, sentendolo predicare alla comunità della Visitazione, sentì che era la persona che Cristo metteva sulla sua strada: “Mentre egli ci parlava – scrisse -, sentii nel mio cuore queste parole: ” ‘Ecco qui colui che ti ho inviato’ “. E vincendo la sua volontà che la spingeva a non aprirgli il suo cuore, gli confidò i suoi dispiaceri. Il religioso, conoscitore della violenza che faceva a se stessa, la comprese e la orientò come solo sa fare un santo, con tutta la carità e delicatezza, essendo datore di pace. L’attenzione dispensata a Margarita attrasse alcune critiche, sorte, come sempre, da insensibilità diverse. La realtà è che, come lei, molti altri trovavano in Colombière la quiete che serviva loro.

Nel 1676 si trasferì a Londra, dove predicò e convertì numerosi protestanti. Le controversie della corona che implicavano i cattolici lo coinvolsero fino a seminare la falsa notizia che si trovava immischiato in un complotto. Accusato e fatto prigioniero, Luigi XIV impedì che lo martirizzassero e fu esiliato in Francia. Arrivò nel 1679 molto malato poiché nella prigione si ebbero i primi vomiti di sangue e non ricevette la giusta assistenza. Cercando arie migliori per la sua salute, lo inviarono a Lyon e due anni più tardi a Paray. Margherita che aveva seguito con grande preoccupazione il processo della sua malattia, gli fece sapere che lì sarebbe morto. Allora Claudio che pensava di andare verso un altro luogo più benigno, rallentò i preparativi del viaggio. Ed il 15 febbraio 1682, a 41 anni, consegnò la sua anima a Dio. La santa seppe per rivelazione che si trovava nella gloria e che non aveva bisogno di preghiere.

Fu beatificato da Pio XI il 16 giugno 1929, e canonizzato da Giovanni Paolo II il 31 maggio 1992.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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