“Custode della esattezza, grade esegeta. Lottò contro gli eretici, specialmente contro Nestorio, dando a Maria il titolo di Madre di Dio, proclamato dal concilio di Efeso. E’ venerato tanto in Oriente come in Occidente”
Circolano narrazioni di grandi vite che mancano del dovuto rigore e si moltiplicano senza essere contrastate; così poi le conserva la memoria. A volte riappaiono, anche se sepolte tra dubbi ed equivoci vari. È quello che è successo con la biografia di questo vescovo e dottore della Chiesa, portata nell’arena in una confusione piena di pregiudizi ed errori versati in una realizzazione cinematografica diretta nel 2009 da uno sceneggiatore e direttore cileno-spagnolo. Questa controversa creazione aveva alzato un gran polverone e seminato confusione rispetto al pensiero di Cirillo che nacque ad Alessandria alla fine del secolo IV. Contrariamente a quanto affermato nel film, tanto negativo per lui, la realtà della sua vita fu la lotta senza quartiere per combattere le eresie, specialmente quella di Nestorio, patriarca di Costantinopoli. Semplicemente, il suo ruolo provvidenziale ed ispirato nella difesa di Maria, alla quale diede il titolo di “Madre di Dio”, accolto e proclamato dal concilio di Éfeso l’anno 431, la dice tutta; costituisce una pietra miliare senza precedenti dentro la Chiesa cattolica.
Molto prima, nell’anno 403, questo uomo di Dio, che aveva ricevuto un’accurata educazione, partecipò al sinodo di Encina, a Costantinopoli, dove il prelato della città san Giovanni Crisostomo fu deposto per predominare sulla sua sede di Alessandria. Questa si trovava occupata in quell’epoca dal patriarca Teofilo, zio di Cirillo, un uomo di difficile carattere, una persona incontinente che viveva immerso nella violenza. Mentre durò il suo ministero, egli agiva da mediatore e consigliere delle genti terrorizzate dal suo severo governo. Gli successe l’anno 412, dopo la sua morte, ma sicuramente le fibre dell’odio si erano già sparse per la città. Quando, approssimativamente circa tre anni più tardi, trovarono morta Hypatia, seguace di Platone, conosciuta ed ammirata per la sua sapienza, le infami calunnie puntarono su Cirillo, ed il dubbio circa la sua implicazione nel crimine rimase nell’aria come un dardo avvelenato. Questo fatto è lo sfondo di una vile leggenda aizzata dal pagano Dasmacio, uno scrittore che considerava il santo vescovo come suo rivale. Quello che questi fece, in realtà, fu avvisare il suo popolo, sollecitandolo ad abbandonare, con ogni severità, gesti omicidi, ai quali tanto frequentemente era accostato.
Dall’anno 412 al 444, periodo nel quale diresse la comunità dell’Egitto, fece fronte ad un’epoca convulsa per la Chiesa d’Oriente; riuscì a mantenerla nell’ortodossia, a richiesta del papa san Celestino, anche a costo di molti dispiaceri. Solo un uomo della sua tempra ed anche costanza poteva difendere la verità cattolica con quella valentia della quale si vantò essendo stato imprigionato per vari mesi per la sua difesa del Theotòkos. “Noi – scrisse emulando san Paolo – per la fede di Cristo siamo pronti a soffrire tutto: le catene, la prigione, tutte le scomodità della vita e la stessa morte”. Non furono solo parole.
Quando nell’anno 429 esplose la controversia portata avanti da Nestorio, maneggiò abilmente i fili per riappacificare lo spirito dei cittadini agitati da diverse tensioni, tra le altre, quelle delle scuole di Antiochia ed Alessandria. Le rivalità in materia dottrinale si spargeva tra i pulpiti. Cirillo non si arrese, e perseguì tutte le sette eretiche come quella degli apollinaristi. Quando si trattò di combattere Nestorio, ostinato nel concedere a Maria solo il titolo di “Madre di Cristo” (“Christotòkos”), di fronte a quello di “Madre di Dio” (“Theotòkos”) che Cirillo difendeva, questi mandò all’aria tutte le sue arguzie prima del concilio e durante lo stesso, piegando l’eresiarca ed i suoi seguaci. L’anno 430 gli inviò una lettera nella quale affermava con veemenza: “È necessario esporre al popolo di Dio l’insegnamento e l’interpretazione della fede nel modo più irreprensibile e ricordare che chi scandalizza, anche uno solo dei piccoli che credono in Cristo, soffrirà una punizione intollerabile”.
Ottenne la condanna delle tesi nestoriane quante volte fu opportuno metterle ridicolo, fino a che il concilio di Efeso ratificò l’errore nell’anno 431, e Nestorio rimase definitivamente defenestrato, dovendo abbandonare Costantinopoli. Quando cessò l’imponente duello, nel quale altri furono implicati dentro la Chiesa, e trionfò la tesi di Cirillo, questi si dedicò a spiegare le Sacre Scritture cercando di strappare qualunque cellula eretica che potesse rimanere nell’ambiente. Col suo apporto teologico non solo aveva concesso a Maria il privilegio che le corrisponde per la sua maternità divina; contemporaneamente, difendeva il dogma dell’Incarnazione.
Col santo finirono le controversie trinitarie. Fu araldo della riconciliazione per la quale si impegnò fino ad ottenere che ci fosse un vincolo con Antiochia ottenuto nell’anno 433. Lasciò scritti numerosi trattati dottrinali, lettere pastorali ed omelie. Fu uno straordinario esegeta. La sua grande intuizione, oltre ad una eccellente oratoria e sottigliezza, erano genuine eredi della scuola di Alessandria nella quale si era formato. Fu un prosecutore di Origene e discepolo del grande santo Attanasio. La sua vita e la sua opera erano garanzia di fedeltà alla tradizione apostolica. Col risultato che fosse ricordato nell’Oriente come “custode dell’esattezza”. Morì il 27 giugno dell’anno 444. Leone XIII lo nominò dottore della Chiesa in 1882. Pio XII gli dedicò l’enciclica “Orientalis Ecclesiae” in 1944. È venerato tanto in Oriente come in Occidente.
Isabel Orellana Vilches
© Isabel Orellana Vilches, 2018
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