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Santo

Beato Marco Antonio Durando, 10 dicembre

By 9 Dicembre, 2024No Comments

Membro della Congregazione della Missione. Sognò di andare in Cina per portare il Vangelo anche lì, ma i piani di Dio erano altri. E divenne un grande servitore dei poveri, dei malati e degli invalidi in Italia, il suo paese

La vita di donazione non scorre sempre negli alvei che uno ha potuto sognare. Questo beato pensò alla Cina, ma il suo itinerario spirituale ed apostolico ebbe come scenario l’Italia, la sua patria. Nacque a Mondovì (Piemonte, Italia) il 22 maggio 1801. Apparteneva ad una famiglia sistemata, influente e numerosa; di dieci fratelli ne sopravvissero otto, alcuni dei quali avrebbero seguito la carriera militare e altri la politica, occupando posti rilevanti. Essendo giovane, Marco Antonio si impegnò con la fede in un ambiente poco proclive ad essa, almeno da parte di suo padre che professava un laicismo di taglio anticlericale. Ma siccome la madre era credente, e si occupava della sua educazione, gli inculcò lo spirito religioso. Grazie al suo influsso, a 14 anni entrò nel seminario di Mondovì, ma il suo desiderio era evangelizzare la Cina.

 

Se alcuni giorni fa si ricordò in questa sezione di ZENIT che la pietra d’inciampo della vita consacrata è il difetto dominante, oggi conviene aggiungere che l’obbedienza è una dei suoi pilastri per eccellenza. Attraverso di essa si manifesta la volontà di Dio, che può non coincidere con quella personale, ma viene accompagnata da grandi frutti come successe a Marco Antonio. Portando la Cina nel suo cuore, già come membro della Congregazione della Missione ed essendo un giovane, quasi adolescente, di 15 anni, confidò ai suoi superiori il suo anelito missionario, chiedendo loro caldamente che l’inviassero lì. Ma la sua insistente domanda non fu accolta perché avevano altri piani per il ragazzo. Perciò, proseguì gli studi a Sarzana dando segni di virtù in tutta la sua attività.

 

Non godeva di buona salute e per questo motivo nel 1822 dovette fare una parentesi nella sua formazione, momento che coincise con la dolorosa perdita di sua madre. Ella non avrebbe più la gioia di vederlo ordinato sacerdote, fatto che avvenne nella cattedrale di Fossano il 12 giugno 1824. Dopo, destinato a Casale Monferrato, il beato rivitalizzò apostolicamente la regione piemontese col suo zelo apostolico, suscitando il fervore delle genti semplici che accorrevano ad ascoltare la sua vibrante predicazione, benché a causa ciò coloro che reggevano stabilimenti pubblici dovevano chiuderli. E concludendo le missioni, quando arrivava il momento dell’addio di questo insigne missionario, non nascondevano il loro dispiacere.

 

Nel 1830 fu designato superiore della casa di Torino, luogo nel quale rimase fino al fine dei suoi giorni. Era un uomo ponderato, con enorme tatto e carità, che diede numerose prove della sua temperanza come si constatò in situazioni difficili e dolorose che gli toccò affrontare per ragioni storico-politiche. Quando videro confiscati i beni, si occupò di servire fraternamente numerosi religiosi colpiti, come di continuare a recuperare i possessi della sua comunità, superando scogli e difficoltà, ed agendo nel momento opportuno. La sua missione fu intensificare le azioni proprie del suo carisma che trasmise attraverso le missioni popolari, benché si dirigesse anche al clero in successive conferenze e ritiri, tutto ciò in conformità a quanto stabilito da san Vincenzo de Paoli. Seguendo il suo esempio, assisteva i poveri spiritualmente e materialmente.

Fu un grande direttore spirituale a cui accorrevano alla ricerca di consiglio persone di tutte le classi sociali, compresi membri importanti della Chiesa e della nobiltà. A lui si deve la fondazione delle Figlie della Carità nel Piemonte. Vincendo i pregiudizi di certi chierici, ad esse raccomandò l’attenzione dei feriti, tanto nell’ospedale militare come nel campo di battaglia, un atto di valore e di fede che fu ricompensato personalmente dal re Carlo Alberto. Tra le altre azioni, contribuì a diffondere tra i giovani l’associazione della Medaglia Miracolosa che procurò numerose vocazioni e fu la causa di 20 fondazioni. Fondò i centri caritatevoli “Misericordie”, una rete eccezionale che si andò diversificando in distinte fronti: infermerie, ospizi, asili, scuole, etc., tutto ciò per l’assistenza dei malati e dei bisognosi. Questi centri emblematici si aprirono in diversi posti.

 

Nel 1837 fu nominato visitatore della provincia dell’Alta Italia dai padri paoli (antica Lombardia) qualcosa di inusuale data la sua gioventù, ed esercitò mirabilmente questa missione per più di quaranta anni, fino alla morte. Nel 1855 mise in moto la scuola seminario di Brignole-Sale per la formazione di sacerdoti. Nel 1865 con Luisa Borgiotti fondò le Sorelle Nazarene con un gruppo di giovani che accorsero a lui perché volevano consacrare la loro vita a Dio. Diede loro questa consegna: “Pregate, ubbidite e fatevi sante!”, orientandole all’assistenza dei malati a domicilio a tempo pieno, ed alla gioventù abbandonata. Avevano come modello la Passione di Gesù, devozione integrata in un quarto voto. Il beato fu un uomo ben relazionato e seppe estrarre dalle sue amicizie frutti apostolici. Intimamente, e benché mostrasse gran fortezza, dovette lottare contro lo scoraggiamento. Fu umile e delicato, seppe combinare saggiamente la comprensione col rigore. In molte occasioni soffrì incomprensioni. Con la sua salute molto diminuita, non riuscì ad essere sostituito dalla sua missione: “Curvo sotto il peso degli anni, seduto in una poltrona, manteneva sempre il viso soave e sorridente”, si disse di lui in quella tappa della sua vita. E così arrivo a 79 anni, morendo il 10 dicembre 1880.

 

Fu beatificato da Giovanni Paolo II il 20 ottobre 2002.

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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