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Santo

Beato Luigi Biraghi, 28 maggio

By 27 Maggio, 2024No Comments

“Gran pedagogo, pacificatore e fondatore delle Sorelle Marcelline. Un eccezionale formatore del clero che viveva convinto che la santità di un sacerdote avrebbe attratto innumerevoli conversioni. Godette della fiducia di Pio IX”.

Nacque a Vignate, Milano, Italia, il 2 novembre 1801. Era il quinto di otto fratelli di una famiglia di agricoltori. Quando aveva 3 anni si trasferirono a Cernusco sul Naviglio dove i suoi ampliarono il loro patrimonio. Suo padre fu sindaco di questa località. All’età di 12 anni, Luigi entrò come interno nella scuola Cavalleri, di Parabiago e sotto la guida del rettore dello stesso, il parroco Agostino Peregalli, maturò la sua vocazione al sacerdozio. Nella sua breve vita, e benché avesse condiviso con quelli della sua età gli affanni propri della stessa avendo come nucleo capitale i giochi, si era reso conto che il suo migliore amico era Gesù. E decise di seguirlo da vicino consacrandosi a Lui.

Studiò nei seminari di Castello sopra Lecco, Monza e Milano. Come informano i verbali era “molto capace e diligente in tutto”. Nel 1815 perse i suoi due fratelli maggiori e suo padre fu coinvolto in un’importante frode che si scoprì nel municipio che presiedeva. Luigi si affidò alla divina Provvidenza, come fece sempre. Era diacono e professore del seminario minore e dopo aver ricevuto il sacramento dell’ordine nella cattedrale di Milano il 28 maggio 1825, fu designato vicerettore e professore di greco nel seminario di Monza. Esercitò la docenza per otto anni.

Nel 1833 fu nominato direttore spirituale del seminario maggiore di Milano, missione che occupò una decade della sua vita segnata dalla carità, obbedienza e fedeltà ecclesiale. Incoraggiando i seminaristi a crescere nella virtù li sollecitava a lasciare il loro cuore aperto alla voce divina. La cosa essenziale era amare Cristo sopra tutte le cose. Così sarebbero stati fedeli alla loro vocazione. Aveva chiaro che quanto più santo fosse un sacerdote, più efficaci sarebbero state le sue suppliche per il popolo che gliele aveva affidate. La lotta sarebbe stata efficace: “con l’attrattiva della carità, con la bellezza della verità, con la santità dell’esempio”. Concepì un magnifico itinerario formativo che fu dato a conoscere a tutto il clero per indicazione del cardinale arcivescovo Gaisruck. Durante il periodo in cui formava i seminaristi, predicava e si occupava di accompagnare spiritualmente i laici.

Nel 1837 la Vergine gli ispirò la fondazione delle Sorelle Marcelline che nacquero nel 1838 a Cernusco sul Naviglio con l’aiuto di Marina Videmari. Il suo obiettivo era agire spiritualmente nella società attraverso la formazione integrale delle giovani, future madri di famiglia che avrebbero potuto costruire la loro casa su pilastri cristiani. Allo stesso modo che difendeva la dignità della donna in una società che non la considerava, sottolineava il loro valore di fronte a coloro che le relegavano esclusivamente alla maternità. Aveva scelto il nome di Marcellina per la sua opera come omaggio alla santa dello stesso nome che riuscì ad educare i suoi fratelli minori, loro santi santi: Satiro ed Ambrogio.

Istituire questa congregazione fu una decisione pregata in solitudine ed in silenzio, presupponendo l’alto costo che avrebbe pagato con ciò. Tanto è vero che fu sul punto di desistere dal suo impegno. Sentì “ripugnanza, pigrizia”, ed il peso dell’incertezza. Allora ricorse alla Vergine dei Dolori ed ebbe la certezza che contava sulla sua benedizione. Con questo sentimento era nata l’opera. Luigi collaborò alla fondazione del giornale milanese “L’Amico cattolico” d’accordo con l’arcivescovo Gaisruck e fu redattore dello stesso durante alcuni anni. Nel 1841 aprì una nuova scuola a Vimercate alla quale ne sarebbero seguite altre in diversi luoghi e paesi dell’Europa ed America. L’anno seguente, a causa di suoi problemi di salute, chiese di essere esonerato dalla sua missione nel seminario, ma non riuscì nel suo proposito; lo mantennero nel suo posto. Quando nel 1843 si propose di aiutare Luigi Speroni nella fondazione di un istituto di sacerdoti missionari, l’arcivescovo non diede la sua approvazione ed egli accettò la sua disposizione con obbedienza e mansuetudine.

Nel 1850 il conflitto austro-ungherese propiziò la sua destituzione nel lavoro che realizzava nel seminario. Gli austriaci decisero di separarlo dai seminaristi di Milano. Fu una specie di rappresaglia perché egli li aveva sollecitati in anticipo a pregare per i nemici ed a fuggire da qualunque forma di violenza. Era un pacificatore che difendeva ad oltranza la concordia e il rispetto tra gli esseri umani, considerando che ciò avrebbe portato ad un futuro migliore. Ma l’accusa di avere partecipato all’insurrezione dei cinque giorni che aveva avuto luogo nel 1848 pesò contro di lui. Egli si era presentato allora davanti al conte Gabrio Casati a nome dell’arcivescovo allo scopo di preservare i diritti della Chiesa in aspetti cruciali come l’educazione, la libertà, la designazione di prelati… Nel 1853 dovette comparire in un giudizio che ebbe luogo a Vienna. Nonostante tutto, nel 1854 si ristabilì a Milano. Nell’anno seguente ottenne il dottorato e successivamente fu nominato vice-prefetto della Biblioteca Ambrosiana e canonico onorario della basilica di San Ambrogio.

Godeva della fiducia del papa Pio IX che nel 1862 l’invitò a predicare al clero milanese col difficile compito di conciliare correnti opposte in un intricato momento storico che si divideva tra quelli che perseguivano l’unità nazionale del paese ed i sostenitori del potere temporale pontificio. Ciò gli portò giudizi sfavorevoli e diversi attacchi che sopportò con umiltà e serenità. Questi contrattempi non gli impedirono di dedicarsi alla sua fondazione e alla direzione spirituale di coloro che lo richiedevano, così come allo studio e alla scrittura. Per ognuna di queste vie trasmise la sua profonda vita interiore per un quarto di secolo. Possessore di una vasta cultura, fu uno specialista in patrologia ed archeologia. Frutto delle sue ricerche si scoprì l’urna delle reliquie di sant’Ambrogio nel corso del restauro della basilica dello stesso nome, insieme a quelle dei santi Gervasio e Protasio. Questo fece sì che nel 1873 Pio IX gli concedesse il titolo di prelato domestico di Sua Santità. Morì a Milano l’11 agosto del 1879.

Benedetto XVI lo beatificò il 30 aprile 2006.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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