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Santo

Beato Giordano Di Sassonia, 13 febbraio

By 12 Febbraio, 2024Aprile 17th, 2024No Comments
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“Seguendo le orme di san Domenico di Guzman, al quale successe come maestro generale dell’Ordine, questo infaticabile apostolo, che evangelizzò dentro e fuori Europa, è considerato patrono dell’opera delle vocazioni domenicane”.

Sarebbe un errore sottovalutare il giudizio delle persone semplici quando acclamano spontaneamente una persona che riflette con la sua vita il Vangelo. Il sentimento popolare non fa altro che collocare sul candeliere le virtù che ratificano l’autenticità di una donazione, quella di cui ha tenuto conto la Chiesa per innalzare agli altari coloro che il popolo aveva canonizzato previamente nel suo cuore in numerose occasioni. L’olfatto spirituale dei testimoni contemporanei di Giordano che lo fecero creditore della loro venerazione, era formidabile.

Non c’è che da esaminare i suoi scritti per constatare la sua finezza e sagacità, la profondità e capacità di penetrazione mistica che distillano. Gran parte della sua esistenza appare legata a quella di San Domenico al quale successe come maestro generale dell’Ordine. Ma questo insigne teologo tedesco, come tutti quelli che hanno dato risposta alla chiamata di Cristo, ebbe durante il cammino la sua particolare traiettoria della perfezione. Come arrivò alla vita religiosa?, che fattori ebbero influenza sulla sua decisione? Partiva con una moltitudine di prebende umane, ma doveva conquistare l’unico tesoro: Dio.

Era nato nel castello di Burgberg (Westfalia, Germania) verso l’anno 1176, nella proprietà della sua illustre famiglia, i conti di Eberstein. Portato a Parigi per frequentare gli studi quando aveva circa 30 anni, il patrimonio vitale e spirituale che portava con sé: “intelligenza viva, nobile volontà, cuore generoso e sempre disposto all’aiuto” fu significativo non solo durante il tragitto che avrebbe dovuto compiere ma anche nei suoi studi che lo portarono a trasformarsi in un famoso maestro in arti e diplomato in teologia nell’anno 1219.

Proprio in quell’anno, il fondatore dei domenicani predicava nel convento Saint-Jacques di Parigi. Giordano poté conversare con lui in due significative occasioni. Fu un momento propizio per la sua vita, assolutamente provvidenziale, poiché il suo cuore camminava inquieto cercando la via spirituale che doveva seguire.

Dio ascoltò le sue suppliche ed aneliti, e gli rispose attraverso Domenico che gli spiegò le caratteristiche del carisma domenicano. Rimase sedotto dalle sue parole, e manifestò il suo desiderio di ordinarsi diacono. Il fondatore l’accolse con prudenza e rispetto, curando con vera attenzione questa vigorosa vocazione. Il passo definitivo del beato nel suo impegno fu la predica di Reinaldo di Orleáns nel 1220, dopo la quale entrò nei domenicani abbracciandosi all’ideale di povertà e studio del quale si era innamorato.

A partire da quel momento lo si ritrova già nel capitolo generale dell’Ordine che ebbe luogo a Bologna in quello stesso anno, due mesi dopo avere preso l’abito.  Lì gli affidarono la docenza delle Sacre Scritture a Parigi. L’anno seguente lo responsabilizzarono della provincia della Lombardia. È ovvio che vedevano in lui un uomo integro, formato, pio, con tratti degni di fiducia e segni di speranza per il futuro della fondazione. Ed in realtà, nel 1222, dopo la morte di Domenico accaduta nell’ agosto del 1221, misero sulle sue spalle la bella, ed allo stesso tempo delicata, missione, di seguire i passi del fondatore mantenendo vivo il suo carisma come maestro generale dell’Ordine.

Mentre si trovava a Bologna, città nella quale fondò il convento di Santa Agnese nell’anno 1223, aveva istituito la preghiera della Salve Regina effettuato dopo la preghiera di compieta che più tardi si sarebbe estesa a tutta la Chiesa. L’elezione che era ricaduta su lui fu certamente ispirata, perché con la sua fedeltà ed amore al fondatore diresse l’Ordine “con saggezza, equilibro e sagacità poco comuni”. La vivenza della carità, l’allegria, l’umiltà, l’amore allo studio, l’unità e collegialità furono alcuni dei suoi tratti caratteristici.

Era un geloso difensore del Vangelo, apostolo infaticabile che viaggiò incessantemente dentro e fuori dell’Europa. I frutti del suo apostolato si raccontano con un migliaio di vocazioni, molte di esse sorte tra persone ben preparate intellettualmente. Tra gli altri, si segnala sant’Alberto Magno. È il primo biografo di San Domenico di Guzmán, e promotore della sua canonizzazione. È autore del Libellus, cronaca sull’origine dell’Ordine, delle Costituzioni, di numerose lettere, sermoni e scritti di carattere dottrinale, oltre a commenti all’Apocalisse ed altri di carattere filosofico-teologico; tutto ciò senza contare le opere che si persero. Fu un esperto nel vangelo di san Luca. Gregorio IX l’ebbe tra i suoi prediletti consiglieri.

Mantenne un’importante corrispondenza epistolare con religiose di diversi ordini. È significativa quella che diresse a santa Agnese di Bologna, a santa Lutgarda di Aywières ed a Diana degli Andalò. Queste due ultime furono dirette da lui. In una delle sue lettere a Diana diceva: “Noi che desideriamo arrivare all’immortalità futura, dobbiamo conformarci in qualche modo, già al presente, con quella vita ventura, mettere i nostri cuori nel potere di Dio e lavorare secondo le nostre possibilità per appoggiare nel Signore tutta la nostra speranza. In questo modo imiteremo nel possibile Dio nella sua stabilità e quiete. Egli è un rifugio sicuro che non fugge mai e rimane sempre… “.

Il Padre lo richiamò con sé al ritorno di uno dei suoi molteplici viaggi apostolici. Procedeva proprio dalla Terra Santa, e andava a visitare la comunità di Napoli, quando la barca che lo portava naufragò nelle coste della Siria di fronte a Tolemaide. San Giovanni d’Acri, attuale Akko. Era il 13 febbraio1237. Insieme alla sua vita, oltre a perdersi quella di 99 persone, morirono anche altri due frati che l’accompagnavano.

I suoi resti, restituiti dal mare, furono sepolti in quella città, essendo oggetto di culto in modo immediato, culto confermato dal papa Leone XII il 10 maggio 1826. Dal 1955 è il patrono dell’opera delle vocazioni domenicane, deciso così dal capitolo generale celebrato quell’anno.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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