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Santo

Beato Francesco Faa’ di Bruno, 27 marzo

By 26 Marzo, 2024Aprile 17th, 2024No Comments
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“Mirabile alleanza tra scienza e spiritualità. Eccelso legato di un uomo di Dio che ebbe contro colleghi di università pieni di pregiudizi. Qualificato scienziato, inventore, benefattore dei poveri e grande fondatore”

Francesco fu oggetto di discriminazione da certi colleghi carichi di pregiudizi. Giudicarono poco meno che impossibile che un uomo di Dio che confessava apertamente la fede, nonostante essere inventore, scrittore, poliglotta, brillante ricercatore, dominatore di diverse scienze, etc., potesse avere il rigore intellettuale che unicamente apprezzavano nei non credenti. Cosicché fecero tutto il possibile affinché gli venissero chiuse le porte accademiche.  

Nacque ad Alessandria (Piemonte, Italia) il 29 marzo 1825. Era l’ultimo di dodici fratelli. I suoi genitori, il marchese Ludovico Faà di Bruno e la nobile Carolina Sappa diedero a tutti un’eccellente educazione. Francesco aveva grandi qualità ed una inclinazione singolare per la matematica, disciplina che studiò con vera soddisfazione. Nel collegio dei padri somaschi, nel quale entrò nel 1834 una volta morta sua madre, ricevette la formazione per quattro anni. E nel 1840 intraprese la carriera militare a Torino. Quando il re Vittorio Emanuele II gli affidò l’educazione dei suoi figli andò a Parigi, il che gli permise di completare gli studi matematici.     

La corte, col suo ambiente impregnato di anticlericalismo, gli spiacque; non si adattava con la sua sensibilità spirituale. A Parigi ebbe come maestro il cattolico Cauchy, ed il co-scopritore del pianeta Nettuno, il professore Leverrier. D’altra parte, la sua assidua presenza nella chiesa di San Sulpizio propiziò il suo coinvolgimento nelle Conferenze di San Vincenzo de Paoli, e gli diede l’opportunità di conoscere il suo fondatore Federico Ozanam. Prestò servizio nel corpo degli ingegneri dell’esercito italiano, ed ottenne il grado di capitano.     

Uno dei lavori che gli affidarono, una volta liberato della sua responsabilità di precettore dei figli del monarca, ebbe a che vedere con la cartografia, per il quale fu inviato negli Appennini. Lì si ritirò definitivamente dall’esercito nel 1853 evitando un dolore al quale lo spingevano senza desiderarlo. Tre anni più tardi, a Parigi prendeva il dottorato in scienze matematiche. Nel 1856 otteneva questo grado in astronomia nella prestigiosa università della Sorbona. In quell’epoca i suoi sforzi per vincolare fede e scienza erano notevoli. Dopo, ritornò a Torino ed esercitò la docenza universitaria. Impartì matematica per indicazione del suo vescovo, ed ebbe la magnifica visione di trasmettere ai suoi studenti la profonda convinzione che lo animava. Unendo la fede con la scienza, faceva loro vedere che questa non si opponeva alla fede ma l’illuminava.     

Concretizzò le sue ricerche in articoli scritti in francesi, inglese e tedesco. In totale quaranta che furono pubblicati nelle riviste scientifiche dell’Europa ed America più influenti e rigorose che c’erano nel mondo, qualcosa che non si trova alla portata di chiunque. La sua esistenza fu segnata dall’idea di non perdere mai il tempo, “neppure un minuto”. Leggeva, studiava, si informava su tutti i rami del sapere e gli avanzamenti tecnici. Non era questione di semplice inquietudine o affanno di fare provvista di preziosa informazione. Francesco applicava quello che imparava per migliorare le condizioni di vita del suo tempo. Di fatto, inventò apparati per l’insegnamento delle scienze fisico-matematiche e perfino una scrivania per ciechi allo scopo di aiutare una delle sue sorelle. Compositore di melodie sacre ed autore di alcuni libri di questo aspetto, fu anche benefattore dei poveri attraverso la Società di San Vincenzo de Paoli; realizzò costanti opere di carità.     

A lui si deve la fondazione nel 1860 della “Opera di Santa Zita” per la promozione della donna, alla quale ne sarebbero seguite altre. Nell’ottobre del 1876, a 51 anni di età, si ordinò sacerdote a Torino, dando risposta ad un sentimento spirituale. Sulla sua decisione pesò il consiglio di Don Bosco che vide in ciò un bene per la sua fondazione. Officiò la sua prima messa nella chiesa di Nostra Signora del Suffragio della località di San Donato, ideata ed eretta da lui. La costruzione era cominciata nel 1869 e proprio nell’anno della sua ordinazione conclusero le opere.     

Nel 1881 fondò la congregazione delle Sorelle Minime di Nostra Signora del Suffragio dedicata alla preghiera per le anime del Purgatorio, e le Figlie di Santa Chiara per giovani handicappate. Questa costruzione conteneva scuole, laboratorio, infermeria, pensionato, liceo scientifico, tra le altre. C’era posto per l’infanzia e la gioventù abbandonata, madri nubili, anziani, malati, invalidi…. Acquistò a Benevello di Alba un castello col fine di predicare ritiri spirituali, destinandolo a riposo estivo di pensionati e ad impartire lezioni a bambini del posto. Fu incoraggiato e benedetto da Pio IX, al quale ricorse poiché ebbe serie difficoltà con l’arcivescovo di Torino. Morì il 27 marzo 1888. Previamente lasciò alla città di Torino l’eccellente biblioteca scientifica che aveva riunito. 

Giovanni Paolo II lo beatificò il 25 settembre 1988. 

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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