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Santo

Beato Daniel Alejo Brottier, 28 febbraio

By 27 Febbraio, 2024Aprile 17th, 2024No Comments

“Questo religioso conosciuto come il commerciante del cielo era un ardente missionario, ma la sua cattiva salute l’obbligò ad abbandonare la sua missione in Africa. La sua arte e l’ingegno, insieme alla grazia, si trasformarono in una feconda azione apostolica”.

Nacque nella località francese da La Ferté Saint-Cyr il 7 settembre 1876. I suoi genitori, Jean e Bertha, umili e credenti, l’educarono nella fede, e nel 1893 si dispose a consegnare la sua vita come sacerdote. Il seminario di Blois fu lo scenario dove frequentò i suoi studi ecclesiastici che culminarono con la sua sognata ordinazione nel 1899.

Una delle prime missioni che il vescovo gli affidò fu la docenza. Di modo che, per sua indicazione, durante alcuni corsi impartì lezioni nella scuola di Pontlevoy, centro dipendente dalla diocesi. Ma nel suo cuore si fece largo lo spirito missionario e convinto che si trattava di un diretto appello di Dio, si vincolò ai religiosi della Congregazione dello Spirito Santo nel 1902.

La certezza di essere stato scelto da Lui non minimizzò il suo sacrificio. Diede il passo contrariando se stesso, come rivela lo scritto che diresse il 6 Luglio di quello stesso anno al padre Genoud che era il responsabile della sua formazione: “Non pensai che sarebbe stato tanto difficile lasciare il mondo dietro di me. Quando si confronta questo sacrificio con quello che altre persone devono fare, sembra poca cosa, o quasi niente, ma quando ti tocca direttamente si trasforma in qualcosa di interamente differente. Tuttavia, mi consola che nella profondità del mio essere, sperimento lo stesso entusiasmo che mi motivò durante il ritiro dell’anno scorso”. Era onesto e sincero. La sua determinazione irrevocabile metteva in rilievo l’autenticità della sua vocazione.

Il Padre celestiale che tutto conosce, non ritardò il compimento di quell’anelito evangelizzatore di Daniel. Valoroso, audace, era stato motivo di riposo per il suo superiore generale facendogli sapere di prima mano la sua piena disposizione, attraverso la lettera che gli inviò nel settembre 1903: “Non voglio presumere niente, ma se hai una missione molto pericolosa dove la mia vita starebbe in rischio, con ogni franchezza, sono pronto per ciò”. Effettuata la sua professione, un mese più tardi fu trasferito in Senegal e cominciò il suo lavoro a Dakar in novembre.

Con gran ardore apostolico fece conoscere Cristo tra le genti di quel paese, con le quali rimase sette anni, trasmettendo la fede nella loro lingua che si era occupato di imparare, fino a che la durezza del clima colpì la sua salute e dovette ritornare nel suo paese. Questa sarebbe diventata la tonica del suo lavoro missionario. Quella terra africana che portava già registrata nel suo cuore, gli avrebbe resistito a causa del suo debole organismo.

I continui attacchi di emicrania lo rimandavano nel suo paese imitando il flusso incessante delle onde marine, fino a che definitivamente dovette consegnare a Dio la sua missione. Il processo era stato troppo doloroso. Obbligato a ritornare in Francia per la prima volta nel1906, su indicazione dei suoi superiori preoccupati per l’intensa e persistente malattia, le cure mediche gli permisero di ritornare nel 1907.

Ma praticamente non fece altro che arrivare, e di nuovo sorse il tormentoso mal di testa, a causa del quale decisero che la Francia sarebbe stato il suo posto di destino permanente. Allora si dedicò ad educare ed assistere l’infanzia e la gioventù abbandonata. Nel giugno del 1911, vedendo svanita l’opzione di ritornare in Senegal, fece notare: “Ho promesso di lasciare tutto nelle mani della Provvidenza e non fare nessun passo né a favore né contro. Questa è l’unica maniera per un religioso di compiere il suo dovere.”    

Era un uomo di orazione, semplice ed umile, che si lasciò portare in ogni momento dalla sua fiducia nella divina Provvidenza. Era adornato di molte qualità che, unite al suo zelo apostolico, gli permisero di realizzare grandi gesta per Cristo: iniziativa, grande creatività come visione e doti per l’amministrazione. L’Africa correva nelle sue vene di apostolo, e pensando a nuove vie di assistenza che potesse portare a termine dal luogo nel quale si trovava, creò “Ricordo Africano”, un strumento che gli fornì le risorse sufficienti per erigere la cattedrale di Dakar.

In mezzo al lavoro apostolico educativo che segnava la sua attività, lo sorprese la Prima Guerra Mondiale. “Che cosa posso fare di fronte a questa barbarie che distrugge la salute, la vita e la civiltà?”, si domandò. E si trasformò in cappellano militare, il che gli permise di servire i soldati ed i moribondi per quattro anni nei quali percorse distinti fronti con grave rischio della sua vita. Per il suo abnegato lavoro esercitato tra tante vittime della ferocia umana che si erano viste trascinate dall’ingiustizia delle armi, persone che consolò, incoraggiò e confortò, oltre a dare cristiana sepoltura ai caduti sul campo di battaglia, lo premiarono con la Legione d’Onore e la Croce di Guerra.

L’esempio di Teresa di Lisieux illuminò la sua vita, e sotto la sua intercessione diede impulso alla casa per orfani di Auteuil, un magnifico progetto che già si era materializzato, ma che misero sotto la sua responsabilità nel 1923. Gli diede un impulso decisivo. Tanto è vero che una decina di anni più tardi ebbe come risultato l’attenzione di un migliaio e mezzo di giovani. Al suo lavoro entusiasta si deve anche la costruzione di una basilica dedicata alla santa di Lisieux a Auteuil, benedetta nel 1930. Un’altra delle azioni sociali nella quale si implicò fu l’Unione Nazionale di ex-combattenti, a carattere benefico, che agglutinò niente meno che due milioni di persone.

È vero che aveva arte ed ingegno per risvegliare la solidarietà della gente che promuoveva con innegabile capacità inventiva. Per ciò è stato denominato “commerciante del cielo”. Ma in realtà la sua fecondità apostolica si spiega fondamentalmente con la sua insistente preghiera  e la fedelissima donazione. Consumato dall’amore ed estenuato per lo sforzo continuo che aveva realizzato, morì a Parigi il 28 febbraio 1936.

Fu beatificato da Giovanni Paolo II il 25 novembre 1984.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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