Skip to main content
Santo

Beata Mercedes di Gesu’ Molina y Ayala, 12 giugno

By 11 Giugno, 2024No Comments
Print Friendly, PDF & Email

“La rosa del Guayas, grande apostola dell’Ecuador, seppe porre alla portata delle donne le risorse necessarie per crescere umanamente, spinta dal suo amore per Cristo, in una epoca nella quale l’educazione per le ragazze era messa in disparte”.

Fu una portabandiera nel campo dell’educazione. Agli inizi del secolo scorso bloccò i privilegi che avevano relegato la formazione delle bambine in Ecuador, il suo paese di origine, per ragioni sociali ed economiche. Le famiglie con risorse mettevano alla portata dei loro figli maschi dei professionisti, o professori o istitutrici, per insegnar loro nelle proprie residenze. Così andava aumentando la distanza tra gli uni e le altre. E, con la distanza, un vuoto che avrebbe impregnato il divenire della storia.

Mercedes ebbe la chiaroveggenza e l’impeto precisi per cambiare la rotta aprendo un nuovo e promettente capitolo e mettendo alla portata della donna le risorse necessarie per crescere umanamente. Lo fece spinta dal suo ardente amore per Cristo. Non fu un’azione isolata, un progetto civile e niente più. Era collocato sulla preghiera, fonte, insieme all’Eucaristia, del suo acclamato lavoro. Il suo motto fu: “Essere amore misericordioso dove c’è dolore umano”.

Nacque il 24 settembre 1828 a Baba, Guayaquil, Ecuador; Los Rios attualmente. I suoi genitori erano latifondisti, padroni di grandi piantagioni di cacao. Fu la beniamina di tre fratelli, ed imparò quello che serviva per potersi districare in modo vivace nella società e in casa. Nel 1830 morì suo padre ed nel 1841 sua madre. Nel 1844 si trasferì a Guayaquil e convisse per cinque anni con un’amica di famiglia. Nel 1849 sua sorella Maria si stabilì nella città, ed andò a vivere con lei. Non si somigliavano in niente. Maria aveva criteri mondani che la beata avrebbe finito per non condividere, benché, per un breve periodo di tempo, in un certo modo, si lasciò portare da quei costumi. Lei era singolarmente sfarzosa e festeggiava con i suoi molti amici, e Mercedes era attratta dal lusso e dalle comodità.

Orfana, ricca e di bella apparenza, fu corteggiata da un insistente cavaliere che riuscì a strapparle il suo consenso. Ma non era convinta. Due strade opposte giravano intorno alla sua mente, benché il matrimonio non riuscisse ad imporsi all’ardente affanno di donazione a Dio che sgorgava dal suo interno. Mentre stava pensando che cosa fare, nella splendida tenuta di sua sorella praticando l’equitazione fece una caduta e si fratturò il braccio. Nella convalescenza lesse la biografia di Mariana di Gesù. E riflettendo in altro modo sulla presenza del crocifisso che ereditò dai suoi genitori, e che aveva vicino al letto, rimase profondamente commossa. Una notte sentì che era invitata ad offrire se stessa a Dio, e cancellò l’impegno. Prese l’abito mercedario introducendo nella sua vita l’orazione, la mortificazione, il digiuno e opere di carità. Era l’inizio di un irreversibile itinerario spirituale.

In 1850 conobbe i gesuiti che si erano appena stabiliti nella città. Il padre Luís Segura fu il suo confessore. Da allora intensificò notevolmente le sue penitenze. Gran parte del giorno era dedicata all’orazione, e le scarse ore restanti le destinava ad ascoltare messa, a recitare il rosario e a lavorare in alcuni manualità. Imitando Mariana di Gesù adottò per sé discipline estreme, senza paura di punire il suo corpo. Il suo confessore il padre Carbó notò la rovina fisica che le cagionavano, e decise di autorizzarle solo con carattere puntuale. Più avanti, un altro confessore le permise di continuare a realizzarle, e la sua salute peggiorò. L’anno 1862 segnò l’inizio di esperienze mistiche: estasi diverse con frequente perdita dei sensi che, in certe occasioni, si produsse in presenza degli altri. In questa epoca attraverso un roseto in fiore capì che Dio le annunciava la fondazione di una scuola religiosa. Amava tanto Gesù che volle portarlo insieme al suo nome, e come Mercedes di Gesù sarebbe stata conosciuta per sempre.

Viveva vicino alla cattedrale e percorreva la distanza tra la sua casa ed il tempio andando in ginocchio. Lo faceva cercando di essere discreta, scegliendo le prime ore del giorno. Tuttavia questo gesto non passò inosservato al vicinato, e suscitò numerosi commenti che la lasciarono malandata. Tra le altre qualifiche fu tacciata di beata, apprezzamento che nel 1863 si estese per tutta Guayaquil. Quell’anno conobbe padre Millán che aveva fama di santo; fu il suo confessore e la mise in contatto con Narcisa di Gesù Martillo Morán, canonizzata da Benedetto XVI nel 2008. Entrambe fecero un cammino simile nel loro amore per la croce, le mortificazioni e le penitenze.

La casa di Mercedes, conosciuto dalla gente come “casa delle beate”, era sulla bocca di tutti, benché i pettegolezzi le passassero vicini senza turbarla. Quando padre Millán si ammalò, scelse come confessore padre Bovo. Gli diede gran parte della sua eredità per la costruzione della chiesa di San Giuseppe, ed il resto lo ripartì tra i bisognosi. Professò e scelse un abito nero che vestì fino alla fine dei suoi giorni. Lasciò sua sorella Maria che faceva una vita poco raccomandabile, e si trasferì in un orfanotrofio spinto da sua zia che l’aiutava nel suo generoso lavoro. Nel 1870 accompagnò padre Bovo a Gualaquiza. E lì evangelizzò gli indi aborigeni (jíbaros); fece da infermiera ed insegnante. Maturò l’idea di mettere in moto una congregazione dedicata all’insegnamento delle bambine, ma ci fu un’epidemia di vaiolo e ritornò a Cuenca.

Nel 1872 fondò il “Centro Mariana di Gesù”, un orfanotrofio per bambine povere. L’anno seguente si trasferì a Riobamba decisa ad intraprendere la fondazione delle “Marianitas”. Un gesuita si oppose frontalmente, ma ferma in quello che intendeva essere la volontà divina, nella primavera istituì l’opera insieme a tre amiche. Il vescovo Ordóñez che diede la sua approvazione, si sentiva co-fondatore, e giudicò che non era adatta per dirigere l’Ordine, così che l’affidò ad un’altra religiosa ed ella fu messa in disparte. Con tutto ciò, fu maestra di novizie, assistente, direttrice di orfane, infermiera e portinaia, sempre con segni eroici del suo amore. Invecchiata prematuramente per discipline e sofferenze, morì il 12 giugno 1883.

Giovanni Paolo II la beatificò il 1° di febbraio 1985. È conosciuta come “La rosa del Guayas.”

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
Autora vinculada a

Obra protegida por derechos de autor.
Inscrita en el Registro de la Propiedad Intelectual el 24 de noviembre de 2014.
________________
Derechos de edición reservados:
Fundación Fernando Rielo
Hermosilla 5, 3° 28001 Madrid
Tlf.: (34) 91 575 40 91 Fax: (34) 91 578 07 72
Correo electrónico: fundacion@rielo.org

Depósito legal: M-18664-2020
ISBN: 978-84-946646-6-3