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Santo

Beata Giovanna María Bonomo, 1 marzo

By 29 Febbraio, 2024Aprile 17th, 2024No Comments
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“Fun un esempio di fedeltà nella tribolazione che accompagnò le grazie soprannaturali che ricevette, tra di esse le stimmate della Passione. Accusata perfino di demenza, anche le sue sorelle di comunità dubitarono della sua autenticità”.

Precocità nella sua donazione a Dio ed incomprensioni davanti alle sue numerose esperienze mistiche e favori celestiali, furono, tra gli altri, i segni che marcarono gli avvenimenti di questa badessa benedettina. Venne al mondo ad Asiago (Trentino, Italia), il 15 agosto 1606, in una famiglia agiata e socialmente riconosciuta. Suo padre Giovanni era un proprietario terriero dedito al commercio, e sua madre Virginia apparteneva al ramo dei Ceschi di Borgo Valsugana. Nel 1612, quando aveva circa 6 anni, rimase orfana di madre, e suo padre considerò opportuno affidare la sua educazione alle Sorelle Povere di santa Chiara a Trento, dove entrò nel 1615.

Con le religiose ottenne un’interessante formazione che le permise di acquisire destrezza in compiti propri che i giovani normalmente allora ricevevano e che erano di grande utilità, come i lavori di cucito. Inoltre, aveva una sensibilità artistica che coltivò per mezzo della letteratura, la musica e la danza, tutto ciò comunque complementare all’essenziale per la sua vita: l’educazione religiosa.

Aveva un’autentica passione per Cristo. E portata da questa passione ottenne una grazia insolita nell’epoca: prendere la prima comunione a 9 anni. Come hanno fatto altre insigni discepole di Gesù, a quell’età consacrò già la sua verginità. Ed in onore di questa promessa effettuata liberamente, a 12 anni provò a chiedere a suo padre che gli permettesse di entrare nella vita religiosa.

Aveva scelto di essere clarissa e passare il resto dell’esistenza nella clausura di Trento dove stava vivendo la sua formazione. Tuttavia, il suo desiderio contravveniva i piani del suo genitore che aveva previsto che contraesse matrimonio, e con tale finalità la portò con sé ad Asiago nell’attesa che arrivasse il momento buono. In principio si vide obbligata a seguirlo, ma poi fu tanto insistente che riuscì a cambiare la sua volontà.

Quello che non potè evitare è che ricadesse su di lui la scelta del convento e dell’Ordine nel quale avrebbe consumato la sua offerta. Perciò, a 15 anni, appena suo padre autorizzò, ella entrò nel monastero benedettino di san Geronimo di Bassano, iniziando la sua vita religiosa. È da supporre che Giovanni non fosse cosciente del contesto spirituale che implicava la pressione alla quale aveva sottoposto sua figlia. Ma Dio si avvaleva della sua ostinazione e di quell’atteggiamento impositivo per condurre la beata per il sentiero previsto da Lui.

Professando l’8 settembre 1622 prese il nome di Giovanna Maria. La sua prima estasi si produsse precisamente in quel giorno. Successivamente, per sette anni, avrebbe continuato a ricevere di numerose e frequenti grazie che venivano unite all’Eucaristia nella maggiore parte. Inoltre, fa parte dello scelto elenco di mistici che ricevettero nel loro corpo le stimmate della Passione che erano visibili dal giovedì pomeriggio fino al sabato mattina. Pregò fervorosamente affinché sparissero, ed in un momento dato ottenne quello che chiedeva, potendo fare vita normale come il resto delle religiose.

Ad ogni modo, la presenza soprannaturale di Dio era particolarmente manifesta per lei nell’istante di ricevere la Sacra Comunione. Siccome i segni straordinari coi quali era premiata non potevano rimanere nascosti, attrassero l’attenzione di molte persone che cominciarono a diffonderli giudicandoli una prova della sua santità, il che l’affliggeva oltremodo. Suscitarono anche numerosi dispiaceri.

Il segno della contraddizione accompagna sempre i figli di Dio; è una garanzia della sua autenticità. A volte le controversie non vengono da fuori; hanno la loro origine nei più vicini. È l’esperienza che ella dovette affrontare. Tra le sue sorelle di comunità ci fu una gran disparità di opinioni. Alcune si rifiutavano di accettare la legittimità dei favori, e propendevano a giudicarli come frutto delle sue debolezze. Vanità, raggiro, eresia…, Giovanna era perseguitata dalle tribolazioni, e le conseguenze dell’accezione divina verso la sua persona furono molto dolorose umanamente e spiritualmente.

Era la croce alla quale doveva abbracciarsi, i momenti di prova che devono affrontare i discepoli di Cristo, ognuno con le sue caratteristiche particolari. Nel suo caso vennero accompagnati da amarezza, solitudine, incomprensione, dubbi e perfino pungenti critiche che andavano più lontano. Il suo stesso confessore la considerò come pazza e le proibì di prendere la comunione. Inoltre, le era vietato comparire nel parlatorio e le impedirono di scrivere lettere.

Sette anni durarono queste difficoltà che non vennero da sole. Ad esse si unirono mali fisici: sciatica e febbri, tra gli altri. Aveva contro tutto il clero di Vicenza. Quello che si dice una corona di sofferenze. Isolata nel convento, Cristo si fece notare consolandola. Estraeva del suo divino fianco la Sacra Forma e gliela offriva con queste parole: “Prendi, sposa mia”. Altre volte era un angelo che prendeva dal medaglione l’Ostia che il sacerdote distribuiva e gliela portava. Quando si accertò la veracità delle sue esperienze mistiche, revocarono le proibizioni. Nel 1652 fu eletta badessa. Tre anni più tardi fu priora, e nuovamente rieletta badessa nel 1664.

Per venti anni formò le sue sorelle in quello che conosceva per esperienza: render soprannaturale l’ordinario, insegnando a non cercare grandi gesta, bensì la fedeltà evangelica alle piccole cose di ogni giorno. I suoi saggi consigli erano richiesti da molte persone, perfino dagli appartenenti ad alti gruppi sociali. In tutti lasciò l’impronta della sua pazienza, umiltà e carità. Soccorse i poveri e gli emarginati. Ebbe il dono di bilocazione e quello dei miracoli. Morì a Bassano il 1° di marzo 1670 con fama di santità.

Fu beatificata da Pio VI il 9 giugno 1783.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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