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Santo

Sant’Antolin, 2 settembre

By 1 Settembre, 2023Aprile 17th, 2024No Comments
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“L’origine di questo santo non è stata chiaramente assodata. Ma tanto in Francia, come in Siria e nella città spagnola di Palencia, della quale è patrono, continua a d essere venerato. Lo si considera anche patrono dei cacciatori spagnoli”

In questa data, insieme ad altri santi e beati, la Chiesa commemora la vita martiriale di un nutrito gruppo di monaci benedettini che furono martirizzati a causa dell’intervento dei seguaci della Rivoluzione francese il 2 settembre 1792 nel Carmelo di Parigi dove li confinarono. Alla testa del gruppo si trovava il loro abate Ambroise-Augustin Cheuvreux, l’ultimo che ebbe la congregazione benedettina di San Mauro. Quel giorno giustiziarono anche membri di altri ordini, così come vescovi e sacerdoti.

 

Rispetto a sant’Antolín che si celebra nel giorno d’oggi, non esiste unanimità nelle fonti circa la sua vita a causa dell’assenza di dati degni di fede che corroborino la sua origine con rigorosa certezza. Col risultato che questa biografia si può intestare solo col suo nome senza aggiungere appartenenza a città alcuna. Una delle tesi possibili lo situa ad Apamea, in Siria, dove sarebbe nato agli inizi del secolo IV. Un altro l’identifica come cittadino francese, venuto al mondo a Narbona a metà del secolo III. Una terza, per menzionare le più significative, facendosi eco del suo martirio l’incornicia nei secoli V-VI. Maggiori coincidenze le troviamo nel considerarlo martire e patrono di Palencia e di altre località ispano-francesi. I suoi resti sarebbero ripartiti tra Palencia nella cui cattedrale visigota si trova la cripta di san Antolín, e Pamiers, benché neanche questo ultimo luogo sia sicuro.

In questa discussione sono intervenuti studiosi tra i quali si trovano canonici e bollandisti. Ed il fatto che ancora si stia ricercando la sua provenienza lascia nella logica penombra aspetti concreti della sua attività. Certamente a Palencia, Spagna, si venera il santo dall’epoca del re Sancho III il Maggiore. L’artefice della presenza dei resti incompleti che si custodiscono nella suddetta cripta della cattedrale palentina potrebbe essere stato il re Wamba chi li raccolse a Narbona l’anno 672. Ma è un altro dato impreciso. I membri della cattedrale cercarono di far luce sul tema andando a Pamiers per identificare le restanti reliquie, dato che il corpo, come normalmente si faceva nell’epoca, era stato smembrato. Ma i tentativi furono infruttuosi; apparentemente i calvinisti lo fecero sparire.

Seguendo l’incrocio di dati, questo Antolín potè appartenere alla famiglia del re visigoto Teodorico. In un momento dato, ed una volta convertito al cristianesimo, sarebbe partito per l’Italia, e poi ordinato sacerdote a Palermo. Dedicatosi per quasi due decadi a seminare la fede, predicò per l’Italia e poi ritornò in Francia. Lì fece conoscere il vangelo a Rouergue e frutto della sua azione apostolica convertì molti, tra gli altri il nobile Festus.

La sua seguente tappa come apostolo fu Toulouse, feudo di Teodorico. Fu questo monarca che trattenne il suo parente Antolín, e lo sottopose ad una severa punizione privandolo di acqua ed alimenti durante vari giorni quando seppe che aveva apostatato dall’arianesimo per farsi cristiano. Lì il santo poté prendere contatto con Giovanni ed Almaquio che sarebbero i suoi discepoli, e anche per loro esiste il culto nella cattedrale di Palencia. Dopo avere rinunciato alla sede che presidiò san Saturnino e aver fronteggiato un’infame accusa che insinuava un’illecita relazione con la regina, fu arrestato. Sopravvisse alla tortura decisa per dargli la morte, e andò a Pamiers dove predicò di fianco ad Almaquio. La sua dimora sarebbe un eremo conosciuto come “Fonte di Oriente”. Nel frattempo, morì Teodorico ed il suo successore, Galazio, che ereditò l’accanimento del suo predecessore contro i cristiani, tornando dalla caccia insieme ai suoi accompagnatori, scoprì questi due apostoli e diede l’ordine che li prendessero. Essi ed altri convertiti alla fede furono decapitati nel secolo VI, verso l’anno 506, ed i loro resti gettati nel fiume.

Rispetto alle circostanze che successero dopo la sua morte, proseguono le disparità. Alcuni affermano che fu sepolto nel posto dove sparse il suo sangue e successivamente si eresse un’abbazia. Lasciando spazio all’immaginazione, altre leggende sottolineano la presenza di angeli che avrebbero raccolto le membra del santo, resti che si occuparono di collocare in una barca davanti alla quale due aquile bianche condussero l’imbarcazione per vari fiumi fino ad arrivare a Saint-Antonin Noble-Val. Festus sarebbe stato l’incaricato di introdurre le reliquie in un’urna e successivamente si costruì lì un’abbazia.

Per terminare con le teorie che sono circolate, si ricorda un’altra tradizione annessa alla venerazione che il santo riceve a Palencia. In essa si ricorda la presenza del re Sancho di Navarra che, molti anni dopo l’eventuale trasporto dei resti di Antolín nell’ambiente della capitale, andando a caccia, gli capitò di passare nel luogo dove si crede che furono depositati. Il fatto è che l’animale che inseguivano fuggì e cercò rifugio nella grotta che è la cripta nella quale essi avrebbero trovato riposo. Cercando di uccidere l’animale, il monarca si rese conto di avere il braccio paralizzato. La sua interpretazione del fatto fu che si trovava in un posto sacro. Promise di erigere un tempio se guariva ed improvvisamente recuperò la mobilità. Ciò spiega che la cattedrale palentina sia sotto l’invocazione di san Antolín. D’altra parte, considerando questo fatto venatorio, san Antolín è considerato patrono dei cacciatori spagnoli.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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