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Santo

Santa Maria Margherita de Youville, 23 dicembre

By 22 Dicembre, 2024No Comments

“Nella sua sfortunata vita personale, con un matrimonio difficile e la perdita di quasi tutta la sua prole, questa fondatrice canadese, prima canonizzata, che soffrì anche come religiosa, trovò la pace e la fecondità tra le braccia del Padre”.

Questa canadese, prima del suo paese ad essere canonizzata, amò appassionatamente Dio Padre. Riparata nella sua tenerezza superò le contraddizioni e sofferenze che la vita le presentò. Si dice che la culla, la casa che accoglie un neonato, ha molto da vedere negli eventi futuri di una persona. E così è in un certo senso. Quella di Margherita era assediata dalla povertà quando nacque a Varennes (Quebec, Canada) il 15 ottobre 1701 malgrado suo padre fosse un ufficiale. I suoi cinque fratelli che arrivarono al mondo dopo di lei, non ebbero migliore fortuna. Ancora di più, la perdita del capofamiglia che avvenne quando ella aveva sette anni, non fece altro che peggiorare la situazione e la mendicità fu l’unica via per continuare a sopravvivere. Ma questa esperienza di indigenza familiare sarebbe stata di grande valore per la missione che andava a svolgere, perché l’andava abituando agli infortuni. Due anni con le religiose Orsoline del Quebec come allieva interna furono sufficienti per consolidare in lei principi che aveva ricevuto nella sua casa. Poi, la sua preoccupazione fu solo quella di continuare ad aiutare sua madre. E quando questa si rifece una vita contraendo nuovo matrimonio, ella se ne andò a Montreal.  

Prendendo una nuova strada, nel 1722 si sposò con François d´Youville che portava nella nuova casa come unico bagaglio un compendio di sfortune. Discolo, trafficante di pelli e di alcool, droga che metteva alla portata degli indiani, con la sua indifferenza per la famiglia che aveva formato, e le sue lunghe e frequenti assenze, rendeva ancora più difficile la convivenza con quella madre intransigente che aveva portato anch’essa con sé. François aveva dissipato i beni e le difficoltà economiche perseguitavano tutti. La desolazione andò aggravandosi con la perdita progressiva dei figli nati nel matrimonio. Di sei, unicamente sopravvissero due, dandosi la circostanza che a questi due Dio Padre concesse la grazia del sacerdozio, e a sua madre infinita consolazione. François morì nel 1730, dopo una subitanea malattia, assistito da Margherita in ogni momento che riversò su di lui il suo affetto. Il sesto figlio, del quale si trovava incinta in quei momenti, nacque dopo essere rimasta vedova, ma Dio se lo portò con Sé. La santa, dopo otto difficili anni di matrimonio, rimaneva a capo della casa sostenendo i piccoli con ammirevole forza, convinta che Dio Padre non abbandona mai i suoi figli.     

Quando i due maschi che erano sopravvissuti furono ordinati sacerdoti nel 1737, intraprese quello che doveva essere la sua definitiva strada: la fondazione di un nuovo movimento ecclesiale. Il suo direttore spirituale, il padre Lescöat, l’aveva annunciato quando era diventata vedova: “Si consoli signora; Dio la destina per una grande opera, ed arriverà ad risanare una casa in decadenza”. Senza dilazione l’ultimo giorno di quell’anno 1737 lo marcò con la sua consacrazione. Da allora gli svantaggiati sarebbero stati il suo unico obiettivo. Questa determinazione, condivisa con altre donne, non fu bene accolta dalla società e le mormorazioni e maldicenze si aggiungevano all’amaro calice che aveva segnato la sua vita. La piaga del vizioso marito, benché fosse già morto, continuava a colpire lei e la comunità, seminando dubbi nei vicini che, senza accorgersi dei gesti di virtù che si dispiegavano ovunque, in modo pungente la rendevano oggetto delle loro critiche. Di più, le religiose furono lapidate, accusate come alcolizzate, e si chiese perfino l’esilio per Margherita. Dissero che la lesione di un ginocchio era una “giusta punizione del cielo”. Il giudizio, malsano ed erroneo, si emetteva con la semplicioneria di chi ignora che Dio Padre non agisce con tali parametri con nessuno dai suoi figli, qualunque cosa faccia, e non poteva attribuirsi alla santa un comportamento negativo poiché operò con ammirevole ed eroica carità in ogni momento.  

In queste penose condizioni fisiche ed economiche, costantemente provata, quando morì una delle sue collaboratrici e pilastri dell’opera che stavano mettendo in moto, agì con visibile fortezza. Nel 1747 le affidarono la gestione dell’Ospedale dei Fratelli Charon, lavoro difficile perché si trovava in uno stato disastroso. Ma lo rialzò facendone una calda casa per gli indifesi. Il padre Normant che aveva sostituito il padre Lescöat nella direzione spirituale della santa, quando questi morì, confermò che non si era sbagliato incoraggiandola a mettere in moto questa ardua impresa. In quel momento, stava sorgendo la fondazione di Margherita: le Sorelle della Carità di Montreal che diedero il meglio di sé ai malati incurabili e colpiti da gravi lesioni, così come agli anziani, bambini, indigenti, soldati, etc. Nel 1751 difese con bravura questo centro davanti alle autorità civili ed ecclesiastiche quando vollero trasformarlo in sede delle religiose del Quebec. Allora il popolo che prima aveva maltrattato lei e la comunità, si fece sentire in difesa delle religiose, riconoscendo il loro eccezionale lavoro.     

Libera dai debiti che aveva ereditato, facendosi carico dell’ospedale, ed in un momento nel quale tutto sembrava andare sulla buona strada, una nuova sfida si presentò alla comunità quando il convento fu preda delle fiamme nel 1765. Margherita sapeva che Dio Padre non l’abbandonava mai, e gioì spiritualmente di quel nuovo contrattempo recitando con le sorelle il “Te Deum”. Dopo vaticinò: “Tranquillizzatevi, la casa non arderà oramai più”. A 64 anni mise nuovamente in piedi l’ospedale. In questa missione aveva coinvolto madri e figlie del posto. Morì il 23 dicembre 1771. 

Fu beatificata da Giovanni XXIII il 3 maggio 1959, e Giovanni Paolo II la canonizzò il 9 dicembre 1990.   

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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