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Santo

San Nicolas Owen, 22 marzo

By 21 Marzo, 2024Aprile 17th, 2024No Comments
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“Questo campione della fede, carpentiere e muratore di professione, fu un gesuita obbediente e valoroso. Utilizzò la sua creatività e ingegno per salvare dalla morte molti fratelli. Fu crudelmente torturato nella Torre di Londra”.

Nacque ad Oxford, Inghilterra, a metà del secolo XVI. Suo padre che era falegname, ebbe un ruolo predominante nella sua educazione religiosa ed in quella dei suoi fratelli. Infuse loro fortezza nella difesa della fede in un periodo storico agitato, difficile e pericoloso per i credenti, dopo la Riforma sostenuta da Enrico VIII. Molti di essi furono martiri. Tra gli altri, santo Tommaso Moro ed i Certosini, fatti drammatici che Nicolás conobbe da vicino. Non si trattava di una persona lontana dalla Chiesa. Fin dalla sua giovane età era vincolato ai gesuiti. Inoltre, suo fratello maggiore, che era stampatore, pubblicava e distribuiva libri cattolici sfidando il pericolo che costantemente era intorno alla sua vita. Affrontava il rischio di perderla con eroica determinazione a causa dell’amore per Cristo. Altri due fratelli furono ordinati sacerdoti. Quando poté, Nicolás li aiutò economicamente.    

Era un uomo valoroso ed audace. Un falegname e muratore sommamente abile, qualità ereditata da suo padre, qualità che gli sarebbe stata di grande utilità dal punto di vista apostolico. Nel 1580 entrò in contatto coi gesuiti Roberto Persons e san Edmundo Campion. Persons, che era il superiore ed aveva appena attraversato il canale della Manica, accettò Nicolás in un momento nel quale non sapeva se poteva ammetterlo date le circostanze che attraversavano. Gli raccomandò di conservare in gran segreto il fatto, e questi compì la richiesta in modo totale. Neanche coloro che erano allora gesuiti e neppure quelli che si incorporarono dopo poterono immaginare l’esistenza di tanto fortunato vincolo. Fu compagno e discepolo di Campion, dietro il quale cavalcava protetto da un travestimento, come egli faceva, e così imparò a pregare mentre lo seguiva sul suo cavallo, andando ad evangelizzare.     

Il primogenito della famiglia Owen fu editore dell’opera di Campion che fu fermato e morì martirizzato il 1° dicembre del 1581. Ma nell’infausto momento di essere catturato, Nicolás era assente. Poi lo assistette, lo aiutò e fece per lui quanto era nelle sue possibilità. E, naturalmente, pianse amaramente la sua morte. Davanti a questo immenso dolore, il consiglio di agire con prudenza che gli diede il suo superiore si congelò sulle sue labbra. Testimoniò a beneficio di Campion e di quelli martirizzati insieme a lui. Per ciò, fu fermato e torturato. Non contento con le punizioni che gli applicarono, aggiunse nuovi tormenti, gioioso di dare la sua vita per Cristo. Non denunciò nessuno. Non riuscirono a strappargli neppure una parola, e molto astutamente simulò di essere una persona insignificante; un sempliciotto. Poco dopo, recuperò la libertà poiché qualcuno aveva pagato un riscatto.     

Benché in Inghilterra non fossero rimasti gesuiti, era un uomo sveglio che possedeva numerose risorse e non ebbe problemi per il suo sostegno. I suoi mestieri gli permisero di guadagnarsi da vivere. Ovviamente, continuava mantenendo alta la sua fede. È facile immaginare la sua allegria quando in mezzo a quel deserto imposto dai nemici, scoprì un altro gesuita, e si capisce anche il suo sentimento di dispiacere dovendo separarsi da lui obbligato dalla difficile situazione che gravitava sui paladini della fede. Quando arrivarono nuovi religiosi nel 1586 ad essi si unì e rimase sotto la protezione del superiore padre Garnet.    

Per diciotto anni, quelli che gli rimanevano di vita, rimase vicino ai suoi fratelli essendo palese la sua fede, audacia, fortezza ed ardore apostolico. Era stato molto generoso con la comunità, perfino prima di stabilire con essa un impegno vivenziale Il padre Garnet l’aveva testimoniato per lettera: “Noi abbiamo come benefattori un buon numero di laici, tutti molto ben conosciuti. Uno di essi è un falegname. Voglia Iddio che un giorno possa entrare nella nostra Compagnia. Egli ha una straordinaria abilità e maestria, degna di ogni fiducia, per costruire gratuitamente in tutto il paese nascondigli che permettono ai sacerdoti cattolici di essere al sicuro dal furore protestante. Qualunque denaro che è forzato a ricevere per i suoi lavori, egli lo dà ai suoi due fratelli carcerati, uno sacerdote e l’altro un laico”. E non si sbagliò. Il lavoro che realizzò Owen non aveva prezzo. In perfetta comunione con Garnet, utilizzò le sue conoscenze e le dosò con astuzia sapendo deridere gli infiltrati; così poté continuare a diffondere il messaggio di Cristo. La sua professione gli permise di sviluppare la sua creatività ed ingegno. Salvò molti che si nascosero nei sorprendenti nascondigli segreti che progettò e materializzò.     

Il processo che lo condusse alla fine si dilatò nel tempo permettendo di corroborare l’autenticità della sua fede, della quale diede ancora prove probatorie in circostanze di estrema durezza. Il 23 aprile 1594 fu fermato per la seconda volta, torturato e, poi, liberato. Regnava Giacomo I ed i suoi sbirri gli avevano applicato terribili tormenti, ma non poterono strappargli mai nomi né posti dove si rifugiavano. Seppe che un domestico li aveva denunciati. Uscendo – qualcuno pagò una garanzia – tentò di riscattare i suoi compagni di Ordine. Difficile e pericolosa impresa. Il padre Gerard fu trasferito nella tenebrosa Torre di Londra e sottoposto a crudeli supplizi. Nicolás organizzò un piano per metterlo in salvo. Più tardi, emise i voti. Fino a quel momento la sua ammissione era rimasta in gran segreto. Si trasformò in compagno inseparabile del padre Gerard, e poco dopo soffrì un incidente con un cavallo. Benché fosse operato, rimase zoppo.     

Nel 1605 Owen ed altri gesuiti furono catturati dopo essere riusciti a beffare i loro persecutori per un tempo in diversi rifugi costruiti da lui. Lo reclusero a Marshalsea e più avanti fu condotto alla Torre di Londra, dove era confinato il padre Garnet. Lì fu brutalmente torturato nel 1606. Come aveva fatto in precedenti occasioni, non confessò, né tradì nessuno. E, ovviamente, non rivelò nessun nascondiglio. Il 22 marzo di quell’anno la violenza dei tormenti ebbe un effetto devastante sul suo corpo già martirizzato e la sua vita terminò. 

Fu canonizzato il 25 ottobre 1970 da Paolo VI e acclamato come un campione della fede in Inghilterra.  

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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