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Questo messicano autoctono continuò a vivere legato alla invocazione della Madonna di Guadalupe, che gli apparve rendendolo protagonista di una delle più grandi scene, venata di lirismo, che marcano un punto fermo nella storia delle apparizioni mariane
Intorno alla festività dell’Immacolata Concezione, tra gli altri, la Chiesa celebra oggi l’esistenza di Juan Diego che vive per sempre legato a Maria, sotto l’invocazione della Vergine di Guadalupe. Questo santo indigeno incarna in se stesso una delle belle storie d’amore che commuovono potentemente. Innocenza e dolcezza formano una perfetta simbiosi nella sua vita che sollecitano certamente a perseguire la santità e permettono di comprendere che cosa poté vedere in lui la Regina del Cielo, eccelso modello di virtù, per renderlo oggetto della sua predilezione.
Nacque verso l’anno 1474 a Cuauhtitlán appartenente al regno di Texcoco (Messico), retto allora dagli aztechi. Doveva portare scritto nel suo nome, che significava “aquila che parla”, la nobiltà di questo maestoso uccello che vola sfidando le tempeste, in faccia all’infinito. Era un indio dell’etnia chichimecas, semplice, pieno di candore, senza doppiezza alcuna, di robusta fede, docile, umile, ubbidiente e generoso. Un uomo innocente che, quando conobbe i francescani, ricevette l’acqua del battesimo e abbracciò la fede per sempre incarnando con totale fedeltà gli insegnamenti che riceveva. Un degno figlio di Dio che non dubitava di percorrere 20 km. tutti i sabati e domeniche per continuare ad approfondire la dottrina della Chiesa ed assistere alla Santa Messa. Ebbe la grazia che sua moglie Maria Lucia condividesse con lui la sua fede, ed ambedue, innamorati della castità, dopo essere stato battezzati verso il 1524 o 1525 determinarono di vivere in perfetta continenza. Maria Lucia morì nel 1529, e Juan Diego andò a vivere con suo zio Juan Bernardino che risiedeva in Tulpetlac, a 14 km. dalla chiesa di Tlatelolco-Tenochtitlan, il che supponeva accorciare la lunga strada che normalmente percorreva per arrivare al tempio.
La Madre di Dio si fissò su questo virtuoso indigeno per affidargli una missione. Quattro apparizioni segnano le sublimi conversazioni che ebbero luogo tra Lei e Juan Diego che aveva allora 57 anni, età avanzata per l’epoca. Il sabato 9 dicembre 1531 si diresse verso la Chiesa. Camminava scalzo, come facevano quelli della sua condizione sociale, e si riguardava del freddo con una tilma, una semplice coperta. Quando stava costeggiando il Tepeyac, la tenera voce di Maria richiamò la sua attenzione rivolgendosi a lui nella sua lingua náuhatl: “Juanito, Juan Dieguito! “. Salì in cima, ed Ella gli disse che era “la perfetta sempre Vergine Santa Maria, Madre del vero Dio”. Inoltre, gli raccomandò di pregare il vescovo Juan di Zumárraga che erigesse proprio lì una chiesa. Juan Diego ubbidì. Andò alla ricerca del prelato ed affrontò pazientemente tutte le difficoltà (che non furono poche) che gli misero per parlare con lui. Quando gli trasmise il fatto soprannaturale ed il messaggio ricevuto, il vescovo reagì con totale incredulità. Juan Diego ritornò al luogo il giorno dopo, ed espose alla Vergine quanto successo, suggerendogli umilmente la scelta di un’altra persona più autorevole di lui che si considerava un povero “ometto”. Ma Maria insistette. Indubbiamente poteva scegliere tra molti altri! Ma doveva essere lui a trasmettere al vescovo la sua volontà: “…Ebbene, di nuovo gli dici in che modo io, personalmente, la sempre Vergine Santa Maria, io, che sono la Madre di Dio, ti comando.”
Il 12 dicembre, diligentemente, un’altra volta, riuscì ad avere un colloquio col vescovo. Questi lo pregò che dimostrasse quello che stava dicendo. Addolorato, Juan Diego ritornò a casa sua e trovò quasi moribondo suo zio chi gli chiedeva di andare alla capitale per cercare un sacerdote che gli desse l’ultima benedizione. Senza trattenersi, andò subito a compiere questo atto caritatevole, uscendo verso Tlatelolco. Pensò che non era il momento per trovarsi con la Vergine e che Ella avrebbe capito la sua fretta; gli avrebbe raccontato quanto successo più tardi. E così, dopo questa breve risoluzione, prese un’altra strada. Ma Maria lo abbordò nel sentiero, e Juan Diego, impressionato e pentito, con tutta semplicità espresse la sua angoscia ed il motivo che lo aveva indotto ad agire in quel modo. La Madre lo consolò, l’incoraggiò, ed assicurò che suo zio sarebbe guarito, come così fu. Per il resto, informata dell’ostinazione del vescovo e della sua richiesta, indicò a Juan Diego di salire sulla collina per raccogliere fiori e darli a Lei.
Nel luogo indicato non germogliavano fiori. Ma Juan Diego credette, ubbidì e scese con un frondoso ramo che trasportò nella sua tilma. La Vergine lo prese tra le sue mani e nuovamente depositò i fiori in essa. Era il segno atteso, la risposta che avrebbe vinto la resistenza che accompagna l’incredulità. Più tardi, quando l’ingenuo indio riuscì ad essere ricevuto dal vescovo, spiegando la tilma si poté notare che l’immagine della Vergine di Guadalupe era rimasta impregnata nei fiori con bei colori. In presenza del prodigio, il vescovo credette, si pentì e compì la volontà di Maria.
Juan Diego trasmise le sue piccole proprietà a suo zio, e cominciò a vivere in un’umile casa di fianco al tempio. Consacrò la sua vita alla preghiera, alla penitenza e a diffondere il miracolo tra le genti. Si occupava del mantenimento della cappella primigenia dedicata alla Vergine di Guadalupe e di ricevere i numerosi pellegrini che accorrevano a lei. Morì il 30 maggio 1548 con fama di santità lasciando plasmata l’aureola non solo in Messico bensì nel mondo intero che continua ad acclamare questo “confidente della dolce Signora del Tepeyac”, come lo chiamò Giovanni Paolo II.
Proprio Giovanni Paolo II confermò il suo culto il 6 maggio 1990, e lo canonizzò il 31 Luglio 2002.
© Isabel Orellana Vilches, 2018
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