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Santo

San Gaetano da Thiene, 7 agosto

By 6 Agosto, 2024No Comments
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“Questo aristocratico, dottore in diritto civile e canonico, conosciuto come il santo della Provvidenza, è il fondatore dei teatini e dell’ospedale degli incurabili. E’ patrono dei disoccupati”

Firmava le sue lettere con un “Gaetano, sacerdote miserabile”; tale era la stima che sentiva per se stesso. Apparteneva all’aristocrazia. Ultimo dei figli del conte Gaspare di Thiene e di Maria di Porto, procedeva da una nobile famiglia di Vicenza (Italia) e lì nacque nel 1480. Gli imposero il nome di Gaetano in onore di uno zio canonico e professore di diritto dell’università di Padova che era morto. Il santo avrebbe seguito le sue orme a livello accademico. Quando suo padre morì a Velletri trovandosi in guerra, sicuramente a causa della malaria, egli aveva 2 anni. La madre, un’ammirevole donna, terziaria domenicana, fu un esempio di pietà per lui e i suoi due fratelli che crebbero in un ambiente intriso di valori essenziali per la vita. Trasferitosi all’università di Padova per studiare aveva già l’abitudine di esercitarsi nell’orazione. Era molto intelligente e nel 1504 ottenne il doppio dottorato in diritto civile e canonico. I suoi brevi soggiorni nei possedimenti che la sua famiglia aveva a Rampazzo diedero i loro frutti. Istruì spiritualmente i contadini, ed eresse insieme ad un fratello una cappella dedicata a santa Maria Maddalena.

Sua madre desiderava che avesse una certa rilevanza tra i suoi perché aveva già visto in lui un uomo di grande valore. Ma Gaetano si limitò ad aiutarli senza prendere altri incarichi sulle sue spalle e partì per Vicenza come senatore, benché stesse già pensando al sacerdozio. Con la ferma convinzione che era destinato a Dio per realizzare una grande missione, nel 1506 andò a Roma. La città in quell’epoca non era proprio raccomandabile per la gioventù. Tuttavia non spense la sua vocazione. Il papa Giulio II lo nominò protonotario. Alla morte di questi, avvenuta nel 1513, vide l’opportunità di concentrarsi sulla sua formazione per ricevere il sacramento dell’ordine. Verso il 1515 fondò l’oratorio dell’Amore Divino e insieme a presbiteri e laici che perseguivano la santità e l’evangelizzazione, lavorò per i malati. Spiritualmente avevano come basi l’orazione e l’accoglienza dei sacramenti. L’anno seguente fu ordinato sacerdote, a 36 anni, in mezzo alla sua personale commozione per sentirsi indegno di quella grazia. Nella prima messa che fece nella basilica di Santa Maria Maggiore il 6 gennaio 1517 ebbe una visione. In essa la Vergine che portava il Bambino Gesù, lo mise nelle sue braccia. Fu destinato alla parrocchia di Santa Maria de Malo, e tutelò i santuari che ornavano il monte Soratte.

Nel 1518 ritornò a Vicenza per assistere sua madre, già molto malata. Nella città si trovava l’oratorio di San Geronimo che includeva tra i suoi fini l’attenzione ai poveri, con la ricchezza aggiunta della presenza dei laici, e ad esso si vincolò Gaetano. La sua decisione non ebbe una buona accoglienza nel suo ambiente. Non capivano come qualcuno della sua alta posizione sociale potesse arruolarsi in tale avventura. Ma quella fiamma d’amore, tante volte incompresa, era quella che illuminava la sua vita perché egli non perseguiva né onori né glorie, anche se avrebbe potuto averli. Lo guidava questa religiosa convinzione, condivisa con altri compagni: “Nell’oratorio rendiamo a Dio l’omaggio dell’adorazione, nell’ospedale lo incontriamo personalmente”. Aprì un altro Oratorio a Verona, e nel 1520 la mamma morì. Quell’anno si trasferì a Venezia, per suggerimento del suo confessore, il domenicano Giovanni Battista da Crema, dove fondò l’ospedale degli Incurabili. Oltre a servire i poveri, cercò espressamente coloro che soffrivano gravissime affezioni, malati davanti alla cui presenza molti sarebbero fuggiti per il loro carattere repulsivo; li aiutava economicamente. Nel corso dei tre anni di permanenza introdusse la benedizione col Santissimo Sacramento. In un’epoca nella quale non era usuale ricevere frequentemente l’Eucaristia, si impegnò affinché un tale immenso dono fosse valorizzato e se ne beneficiasse. Diceva: “Non sarò soddisfatto sino a quando non vedrò i cristiani avvicinarsi al banchetto celeste con semplicità di bambini affamati e gioiosi, e non pieni di paura e falsa vergogna”.

Sul punto di veder crollare il sogno di apportare alla riforma ecclesiale la figura del chierico regolare per considerare l’importante ruolo del sacerdote, scrisse ai suoi familiari: “Da tempo, Cristo mi chiama e mi invita, per bontà sua, ad avere parte nel suo regno. E mi fa vedere ogni giorno più chiaramente che non si possono servire due signori, il mondo e Cristo. Vedo Cristo povero, e io, ricco; Lui schernito e io festeggiato; Lui in sofferenza e io nelle delizie. Muoio dalla voglia di fare qualche passo andando al suo incontro”. Dal più intimo del suo essere sorgeva un’insistente preghiera: che Dio gli concedesse la grazia di trovare tre o quattro persone disposte a vivere la radicalità evangelica per introdurre la riforma che di cui aveva bisogno la Chiesa in quei momenti. E ricevette la risposta nelle persone del vescovo Pietro Carafa (poi papa Paolo IV), Bonifacio da Colle e Paolo Consiglieri. Furono i primi membri della sua fondazione nata con lo spirito evangelico: “Cercate innanzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia. Il resto vi sarà dato in aggiunta”. Approvata da Clemente VII nel 1524, ebbe in Carafa il suo primo generale.

Nel 1527 la casa fu distrutta dalle truppe di Carlo V, ed essi detenuti e torturati nella Torre dell’Orologio. Dopo essere stati liberati da un soldato spagnolo che si impietosì di loro, furono inviati a Venezia. Nel 1530 Gaetano fu scelto generale, fino a quando tre anni più tardi, Carafa, di nuovo suo superiore, lo inviò a Verona, dove soffrì l’opposizione di gran parte del clero e dei fedeli. Di lì si trasferì a Napoli nel 1533 e fondò un’altra casa. La sua carità, il suo fervore ed ardore apostolico segnati dalla sua devozione a Maria operavano innumerevoli conversioni. Fondò i Monti di Pietà per l’aiuto ai poveri, creò ospizi ed aprì ospedali. Fu gratificato col dono dei miracoli. Morì a Napoli il 7 agosto 1547 e quello stesso giorno cessò la guerra sfrenata nella città.

Urbano VIII lo beatificò l’8 ottobre 1629. Clemente X lo canonizzò il 12 aprile 1671.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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