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Santo

San Bernardo di Chiaravalle (Bernardo de Fontaines), 20 agosto

By 19 Agosto, 2023Aprile 17th, 2024No Comments
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“Abate, fondatore e Dottore della Chiesa. Il cacciatore di anime e vocazioni, autentico leader, esperto nell’arte della dialettica e nella retorica. E’ l’ultimo dei Padri, eccelso propagatore del culto a Maria”.

 

Nacque nel castello di Fontaines-lès-Dijon (Francia) nel 1090. Quanto grande sarà stata la fede dei suoi genitori, Tescelin ed Alicia, ed il lascito che diedero a tutti i loro figli, se non appena poterono quattro di essi seguirono Bernardo nella vita religiosa! Siccome il piccolo Nivardo lo lasciarono alle cure del padre, poiché la madre era morta, egli si ribellò religiosamente e riuscì ad ottenere che gli permettessero di seguire la stessa strada intrapresa dagli altri. La sorella si occupò di servire il padre temporaneamente, e professò quando il suo genitore e suo marito entrarono in convento. Questo eccezionale modello di famiglia è stato immortalato dal padre M. Raymond in “La famiglia che raggiunse Cristo”.

Bernardo ricevette una straordinaria formazione nella scuola di “Châtillon-sur-Seine” che fece di lui un esperto nell’arte della dialettica e della retorica. Era impetuoso, allegro, intelligente, con una personalità straordinaria che non lasciava nessuno indifferente e che gli causò certi problemi. In un momento dato si trovò a combattere inclinazioni della carne in modo drastico immergendosi nel ghiaccio. Disgustato dall’ambiente nel quale si muoveva, perché non portava a buoni risultati, vide che lo portava a sprofondare nel vuoto. Gli mancava di innamorarsi di Cristo per potere incanalare l’enorme ricchezza che aveva dentro. E quello lo trovò nella vita monastica alla quale arrivò a 23 anni dopo un’apparizione che ebbe nel tempio, in mezzo ad una celebrazione liturgica natalizia. Maria gli fece dono del suo divino Figlio e sentì che doveva amarlo e diffondere in modo incessante quell’amore per Lui.

Sollecitò la sua ammissione nell’Ordine cistercense e santo Stefano Harding l’accolse a braccia aperte. Poi comunicò la notizia alla famiglia. L’energica reazione dei suoi fu di dissuaderlo da questo impegno. Tuttavia, la vocazione e zelo apostolici erano tanto radicati dentro di lui che sentendolo narrare le benedizioni e la bellezza della consacrazione, i suoi fratelli partirono insieme a lui, come poi avrebbe fatto il resto della famiglia, oltre a numerosi giovani dell’ambiente che lo seguirono pienamente convinti della bontà dell’ideale che in modo tanto acceso fece loro conoscere. Già nel monastero, il suo magnetismo, unito alla sua virtù, continuava ad attrarre innumerevoli vocazioni alla santità.

La sua leadership era indiscutibile. Designato superiore a 25 anni, insieme a tre religiosi fondò Clairvaux (Chiaravalle) per indicazione di santo Stefano che giudicò conveniente disseminare in altri monasteri la famiglia de Fontaines che ingrossava notevolmente la comunità. Sia come sia, il numero dei monaci crebbe. Niente meno che quasi un migliaio professarono come frutto dell’azione apostolica di Bernardo. Le basi di Clairvaux, del quale fu abate fino alla fine dei suoi giorni, non furono esenti da difficoltà. Il santo perseguiva l’austerità nella regola e portò personalmente le sue mortificazioni ad un punto tale che colpirono la sua salute e l’abate dovette mediare affinché le mitigasse. Fu un uomo di intensa orazione e studio, che seppe incarnare questi pilastri della vita monastica insieme alla povertà e al silenzio diffusi con fermezza e carità evangeliche di fronte al rilassamento che notò a Cluny.

Mentre promuoveva vocazioni al monacato, estendendo i cistercensi per l’Europa con l’apertura di quasi settanta monasteri, intervenne in questioni ecclesiali di grande portata, risolvendo problemi sorti intorno ai poteri civili ed ecclesiastici. Durante lo scisma di Anacleto II difese con veemenza e rigore il pontefice Innocenzo II contro Pedro Abelardo, al quale confutò i suoi errori. Encomiabile fu il suo lavoro come predicatore della Seconda Crociata di cui fu uno dei promotori. Insigne propagatore del culto mariano, è abbondantemente conosciuto il suo amore per Maria, alla quale dedicò le ultime strofe della Salve: “Oh clemente, oh pia, oh dolce Maria”, e quel “Ricordati”, devozione che traspare nella sua mariologia. Era convinto che si arriva al Figlio attraverso la Madre: “per Mariam ad Iesum”. Contribuì ad arricchire il canto gregoriano, combatté i catari e fu difensore degli ebrei.

Non godette di buona salute perché le sue pratiche e i rigori nella mortificazione la minarono prontamente, specialmente il suo apparato digestivo. Ma percorse l’Europa, fu arbitro con successo nella risoluzione di conflitti, redasse centinaia di sermoni nelle quali si constata la sua visione cristologica e mariologica; beveva dalle genuine fonti della tradizione apostolica e del magistero ecclesiale. Autore di un’ingente corrispondenza – alcune delle sue lettere sono memorabili come quelle che inviò all’abate di Cluny, Pietro il Venerabile -, oltre ad opuscoli, trattati diversi di grande profondità teologica e andamento antropologico che mettono in rilievo la sua profonda vita mistica con la quale il lettore si sente davvero unto e chiamato a gustare l’amore divino. A lui si deve il testo “De Consideratione”, opera indirizzata ai pontefici, che scrisse a richiesta di Eugenio III che si era formato sotto la sua tutela a Clairvaux per alcuni anni.

La presenza di Gesù Nazareno nei suoi lavori non era semplice teoria. Era convinto, e così lo difendeva perché era vivenza personale, che chi sperimentava l’amore di Dio era colui che veramente lo conosceva. Per lui Gesù era “miele sulla bocca, cantico nell’udito, giubilo nel cuore”. Di lì il titolo che gli è stato concesso come Dottore mellifluo, oltre ad inglobarsi in lui le sue doti di oratoria e la pace nella quale avvolgeva tutti con le sue parole. Ricevette il dono dei miracoli. I suoi fratelli avrebbero voluto che supplicasse la grazia di allungare la sua vita, ma egli rispose: “Il mio gran desiderio è andare a vedere a Dio ed a stare insieme a Lui. Ma l’amore verso i miei discepoli mi muove a voler continuare ad aiutarli. Che il Signore Dio faccia quello che a Lui meglio sembri”. Morì a Clairvaux il 20 agosto 1153.

Alessandro III lo canonizzò il 18 giugno 1174, e fu dichiarato dottore della Chiesa da Pio VIII nel 1830.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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