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Santo

Sant’Antonio Abad, 17 gennaio

By 17 Gennaio, 2021Aprile 17th, 2024No Comments
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“E’ uno dei Padri del deserto, un grande asceta che fu tentato dal maligno in molti diversi modi. E’ anche uno dei santi che suscita grande devozione popolare essendo considerato protettore degli animali”.

 

 

È uno dei santi più popolari, almeno in Spagna, in quanto in questo giorno esiste la tradizione di portare gli animali in chiesa perché siano benedetti. Il suo biografo fu sant’Atanasio. Antonio nacque nell’Alto Egitto verso l’anno 251, e ancora giovane si commosse per il passaggio evangelico del giovane ricco che ascoltò in una chiesa. 

 

Donò il suo patrimonio ai poveri (apparteneva ad una famiglia benestante) ed intraprese una vita di severo ascetismo. Per un tempo il suo “letto” fu un sepolcro vuoto, e poi le rovine di una fortezza militare che si trovava in rovina nel deserto di Nitria fino a che si stabilì in un promontorio vicino al Mar Rosso abitando in un’umile capanna che si costruì egli stesso.    

Molti giovani del suo tempo commossi per questa vita di silenzio, orazione e penitenza, accorrevano lì per materializzare i loro sogni di perfezione nel deserto. Era diventato il punto di riferimento per coloro che portavano una vita di orazione condivisa a momenti comunitariamente ed altre nella solitudine delle vacuità che trasformarono nelle loro dimore.

Venti anni rimase Antonio resistendo alle tentazioni che volevano attentare alla sua castità. La violenza delle stesse si apprezza nelle parole che diresse ai suoi seguaci: “Terribili e perfidi sono i nostri avversari. Le loro moltitudini riempiono lo spazio. Stanno sempre vicino a noi. Tra essi esiste una grande solitudine. Lasciando ai più saggi spiegare la loro natura, accontentiamoci con l’informarci delle astuzie che usano nei loro assalti contro di noi.”   

La bibliografia su questo santo eremita riflette i molteplici stratagemmi di ogni indole usate dal maligno per sedurlo. Le tentò tutte allo scopo di catturarlo nelle sue perfide reti, molestandolo in un modo terribile. In un’occasione nella quale il ruggito dell’orda brutale di fiere manipolata da Satana faceva tremare tutto intorno ad Antonio, un’immensa luce confinò istantaneamente le fiere che pascolavano tra le tenebre, e – allo stesso modo in cui secoli più tardi sarebbe successo a santa Caterina da Siena – esclamò: “Dov’eri, mio buon Gesù? Dove stavi? Perché non accorresti prima a curare le mie ferite?”. La voce dall’alto replicò: “Con te stavo, Antonio; assistevo al tuo generoso combattimento. Non temere; questi mostri non torneranno a causarti il minimo danno”. 

Ma proseguirono tormentandolo per un tempo con altre strategie più sottili, fino a che l’inseguimento dell’immondo diavolo che lo seguiva stando dietro di lui non gli causava neppure il più minimo turbamento. Normalmente diceva: “Le preghiere e le lacrime purificano perfino le cose più impure”; “I più puri sono quelli che si vedono con più frequenza molestati dalle furbe abilità del demonio”.

 Il chiamato “padre dei monaci”, ogni tanto abbandonava il deserto e andava in missione ad Alessandria combattendo l’arianesimo. La sua massima fu: “Sforziamoci nel non possedere niente che non possiamo portarci alla tomba, cioè la carità, la dolcezza e la giustizia. Ogni prova c’è favorevole. Se non ci sono tentazioni non si salva nessuno”. 

Per tutti quelli che a lui si avvicinavano che furono moltitudini, aveva un saggio consiglio: “Niente è tanto vano come la disperazione. Piangete che le lacrime lavano l’anima; piangete senza riposo, fino a che la lastra di piombo che pesa su voi si distrugga col caldo delle vostre lacrime”, diceva a coloro che si trovavano sull’orlo dello scoraggiamento, soppesando la loro fragilità spirituale. 

Un giorno dell’anno 356, essendo in età avanzatissima (sembra che superasse abbondantemente i cento anni), sentì che la sua vita si spegneva. E diede le ultime indicazioni ai suoi discepoli. Lasciò loro il suo cilicio, l’unico oggetto materiale che possedeva, e consegnò la sua anima a Dio.  Sant’Atanasio conservò la sua tunica. 

Antonio fu canonizzato l’anno 491.   

TRADUZIONE ITALIANA
Isabel Orellana Vilches, Gesta d’amore (Epopeyas de Amor)

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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