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Il pentimento infonde coraggio, la vergogna paralizza: Commento al Vangelo di 6 settembre

By 5 Settembre, 2020No Comments
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La fede e la speranza si vivono a livello personale ma anche nella comunità religiosa, nella famiglia, nella comunità parrocchiale o nella comunità scolastica. Può essere un luogo di incontro con Dio e con le persone più vicine a noi. La comunità può essere il luogo del perdono e della riconciliazione.

Cristo ci promette la sua presenza quando siamo riuniti nel suo nome: “Dove due o più sono riuniti nel mio nome, ecco io sto lì in mezzo a loro”, e progrediamo nell’orazione e nella Parola di Cristo,  nel Vangelo.

San Francesco Ferrer afferma che “ mai Cristo darà la sua grazia, senza la quale non possiamo far nulla, a colui che avendo a sua disposizione qualcuno capace di istruirlo e dirigerlo, disprezza quest’aiuto persuaso che basta a stesso e che troverà da solo tutto ciò che è utile per la sua salvezza” (Trattato della vita spirituale II, cap. I).

Dobbiamo aiutarci a nutrire la speranza e la fiducia. Il contrario sarebbe molto triste: disperazione e sfiducia. La speranza non è solo l’attesa di un bene futuro che si può raggiungere, ma l’anticipazione delle cose promesse e date da Cristo. La speranza ci conduce alla fede ed alla carità. La speranza rende possibile che Cristo viva dentro di noi. La speranza è sentirsi figli del Padre celeste e vivere come veri figli, per grazia.

San Giovanni ci dice: “Sin da ora siamo figli di Dio, ma ancora non si è manifestato ciò che saremo. Sappiamo che, quando si manifesterà, noi saremo simili a Lui perché lo vedremo così come Egli è” (1 Gv

3,2).

L’“ora”, accolto nella fede e vissuto nell’amore, si proietta verso la promessa di non abbandonare Cristo, grazie alla speranza. Per questo, la speranza è molto più dell’ottimismo. Cristo nella croce, prima di morire, fu tradito, respinto, abbandonato. La sua opera pare aver fallito. Ma il suo grido sulla croce è vittoria: ha vinto il mondo!

In relazione al perdono, che è un aspetto dell’amore, devo dire che la risposta di Pietro all’immensa bontà di Cristo, fu rinnegarlo prima che fosse crocifisso. La vergogna del suo peccato schiaccia Pietro. Cristo gli ispirò un santo pentimento. La vergogna, a volte, paralizza, il pentimento infonde coraggio. Il pentimento è un atto di umiltà. Questo è ciò che accadde a Pietro.

Anche noi siamo sinceri quando diciamo a Cristo che Lo amiamo, ma nello stesso momento lo rinneghiamo per un piacere insignificante. Pietro presunse delle sue forze e in questo si sbagliò. Cristo vuole che i nostri desideri di amarlo siano immensi, ma questi desideri devono trasformarsi in orazione. Con Cristo tutto possiamo, senza di Lui non possiamo fare nulla.

Siamo capaci di fare penitenze, di privarci di certi alimenti e di fare altre pie penitenze, ma non chiediamo a Cristo che ci aiuti ad amarLo sempre più.

Impariamo ad essere amabili. Dobbiamo amare e perdonare gli altri come se il prossimo fossi tu stesso. Quest’amore è spontaneamente amabile. Evitiamo di dare il cattivo esempio. Amare Dio vuol dire offrirgli tutto.