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Vangelo e riflessione

Commento di p. Jesús Fernández al Vangelo di Domenica, 15 marzo (Gv 4, 5-42)

By 15 Marzo, 2020No Comments
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Le parole di Cristo alla samaritana: “Se conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: ‘Dammi da bere!’,tu stessa glielo avresti chiesto e lui ti darebbe dell’acqua viva”. “E’ un’acqua che zampilla per la vita eterna”, come dice il Vangelo di San Giovanni. Queste parole di Cristo sono in relazione con quelle che leggiamo nel Vangelo di Matteo: “Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che sta nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre”.

Cristo non impone la sua volontà, non la sta imponendo alla samaritana, e neanche il Padre. Però a volte, abbiamo un cuore di pietra che non si lascia toccare dalle parole e dalla forza seducente dell’amore di Cristo. Si tratta di confessare pienamente Cristo, e non solamente confessarlo, ma confidare in Lui. Confidare nella sua parola, nella volontà amorosa del Padre, perché Cristo si rivolge continuamente a suo Padre. Questo vuol dire avere: tranquillità, pazienza, calma, serenità, in definitiva abbandonarci nelle sue mani. Questo è ciò che Cristo chiede alla samaritana presso il pozzo. Facciamo con fede e speranza tutto il possibile per comprendere la sua volontà, come diciamo nel Padre nostro, allora Egli ci darà di quell’acqua della sua amorosa volontà, quella che zampilla per la vita eterna.

Quando leggiamo il capitolo tredicesimo della prima lettera ai Corinzi di San Paolo, dove dice che la Carità è paziente e benigna, in realtà dobbiamo pensare che chi è paziente, il vero paziente è Cristo. Cristo è paziente, Cristo è benigno e lo vediamo nel linguaggio del dialogo con la samaritana. Che fa Cristo con la samaritana? Un’autentica pedagogia di cosa sia confessare la fede e confessare il Padre. Porta quella donna, partendo dalle sue passioni, dai suoi difetti, da quella sua vita quotidiana, alla vita soprannaturale e solo per amore. Cristo, conoscendo la vita di quella donna, le insegna il cammino della Pace e della generosità. Cristo parla alla samaritana della grazia, che è una cascata che sgorga dal suo cuore per la vita eterna. Con queste parole rompe la nefasta catena di quella donna legata all’odio, alla vendetta, al risentimento, ad una vita piena di ombre. E’ quel Cristo che dice a quella donna: “però è vicina l’ora, anzi è già arrivata, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità”.

Ormai non si tratta più di una lotta o di una discussione, sul fatto che Dio stia nel tempio o su un monte, secondo la tradizione dei samaritani. E la donna risponde: “So che verrà il Cristo, il Messia, e che quando verrà, ci insegnerà ogni cosa. E Cristo le dice: ‘Sono io, che parlo con te ’”.

Molte volte chiediamo a Cristo delle cose. E Lui ci sta dicendo: “Sono io che sto dentro di te. Sono io che mi sto offrendo a te”. In quella città molti credettero in Lui per la testimonianza che aveva dato la donna. Questa è la testimonianza di una donna, trasformata in vero volto dell’amore. La samaritana è una donna che soffriva per il suo modo di vivere, come tante persone che infliggono agli altri o a se stesse, sofferente assurde, e a volte atroci. La grazia, quella che Cristo ci offre, rompe la catena della violenza, sia fisica che psichica. Il Padre ha creato la persona, l’uomo e la donna, per la Pace, per la giustizia, per la felicità, come dicono le Beatitudini. Cristo preferisce sopportare le peggiori sofferenze piuttosto che farle patire a qualcuno di noi. Il Padre ha creato l’uomo per il bene. Ma, come conseguenza del peccato originale e delle nostre tendenze, e del fatto di stare dentro un mondo deformato come noi, cadiamo in questa situazione. Possiamo solamente pensare con orrore come le persone siano state capaci, abusando della loro libertà, di avvilupparsi in una catena piena di ingiustizie e, come dicevo prima, di atrocità. Probabilmente quella donna, della quale avevano forse abusato, o avevano offesa, si convertì, o Cristo la convertì, in vero apostolo come può fare con ognuno di noi, nonostante le nostre miserie, le nostre mancanze e i nostri peccati.