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Santo

Beata Juana María Condesa Lluch, 16 gennaio

By 15 Gennaio, 2024Aprile 17th, 2024No Comments
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“Questa valenziana, ardente difensore della donna lavoratrice, fu un paradiso di pace e di consolazione per loro; restituì loro la dignità. Fondò l’Asilo Protettore delle Operaie e un centro di insegnamento gratuito per le figlie di costoro”.

 

 

 

Di famiglia benestante, nacque a Valencia (Spagna) il 30 marzo 1862. Fu battezzata alla stessa fonte nella quale ricevettero questo sacramento san Vicente Ferrer e san Luigi Bertrán. Suo padre, un medico profondamente impegnato con la fede, era tanto esemplare nella pratica della sua professione che la sua abnegazione gli costò la vita contagiandosi con il colera quando Juana María aveva 3 anni. Sua madre si occupò che ella e sua sorella fossero educate umanamente e spiritualmente. La sua infanzia, come quella di molte bambine, mostrava gli spigoli della contraddizione; una tappa proclive alle marachelle, ed anche all’anelito di torcere la volontà altrui in bene proprio. Quando il suo carattere si adeguò, scorse in Dio il fine della sua vita. A ciò l’aiutò il vincolo che stabilì con lo Schiavitù Mariana di Grignion de Montfort e con l’Arci-confraternita delle Figlie di Maria e Santa Teresa di Gesù alla quale si affiliò nel 1875, e delle quali fu amministratrice. Inoltre, fece parte del Terzo Ordine del Carmelo.     

 

In modo anticipato, manifestò il suo amore per l’Eucaristia, per l’Immacolata e san Giuseppe. Le pratiche di pietà e la preghiera, oltre all’impegno che stabilì coi bisognosi, furono le armi con le quali affrontò la crisi religiosa del suo tempo. La convinzione di essere di Cristo per sempre lo sollecitò a consacrare privatamente la sua verginità. Poco prima di compiere i 18 anni determinò lasciarsi guidare dalla volontà di Dio. Il paesaggio che contemplava quando normalmente andava alla proprietà che la sua famiglia aveva sulla costa, era una scia di donne lavoratrici che si dirigevano alle diverse fabbriche per guadagnare il sostentamento della famiglia. Ella aveva goduto del privilegio di un’esistenza sistemata e ricevuto una solida educazione. Ma le si spezzava il cuore vedendo i suoi compatrioti sprovvisti di quei beni, esposte ad altre trasformazioni piene di pericoli in quelle strade senza protezione per dove transita la povertà di vita a tutti i livelli. E pensò di accoglierle in una casa con oggetto di attenuare tante gravi carenze.    

La sua gioventù sembrava più che uno stimolo una difficoltà per portare avanti la missione alla quale si era sentita chiamata: fondare una congregazione religiosa. “Io e tutto il mio per le operaie”, il sentimento che albergava nel suo cuore, ottenne risposta dal cardinale Monescillo: «Grande è la tua fede e la tua costanza. Vai ed apri un asilo per queste operaie per le quali con tanta sollecitudine ti interessi e per le quali il tuo cuore sente tanto affetto». Molto aveva dovuto insistere Juana María, e convincere lui dell’autenticità del progetto, per poter materializzare il suo sogno. Finalmente, cominciò a realizzarsi dopo queste parole che le disse il cardinale. Nel 1884 aprì l’Asilo Protettore delle Operaie ed anche un centro di insegnamento gratuito per le figlie di queste. “Signore, mantienimi ferma accanto alla tua croce”, ripeteva davanti alle prove, mentre la fondazione si estendeva per le zone industriali. Alle religiose ricordava loro costantemente che dovevano “essere sante nel cielo, senza alzare polvere sulla terra.”     

Restituì la dignità alle lavoratrici, considerate fino ad allora come meri strumenti di lavoro, e con la sua carità e spirito di sacrificio insegnò loro a convertire la cosa ordinaria in straordinaria. Fino al 1911 né ella, né le religiose che l’accompagnavano in questo impegno poterono emettere voti perpetui. “Accettare e non chiedere è il più santo soffrire”. “Eccellente disciplina è fare con allegria quello che più ci costerebbe”, aveva detto. I segni della sua vita: obbedienza, allegria, umiltà, costanza, dominio di sé, pace, bontà, donazione, laboriosità, solidarietà, fede, speranza ed amore testimoniarono il suo si incondizionato a Cristo. Non volle rendere conto della maggioranza delle lesioni che a poco a poco andarono minando il suo organismo, e morì il 16 gennaio 1916. Aveva 54 anni. 

Fu beatificata il 23 marzo 2003 da Giovanni Paolo II. 

TRADUZIONE ITALIANA
Isabel Orellana Vilches, Gesta d’amore (Epopeyas de Amor)

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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